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Il primo re (2018)

Recensione

Il Primo Re: un film ambizioso e spettacolare

Il Primo Re recensione

La leggenda di Romolo e Remo è nota. Questa trasposizione, ad opera di Matteo Rovere, punta su una rappresentazione cruda e realistica della vicenda, in un film storico dove l’accuratezza della ricostruzione dei costumi, delle scenografie, addirittura della lingua adottata (l’intero film è recitato in latino arcaico sottotitolato in italiano), si mescola alla spettacolarità delle battaglie, messe in scena con la stessa perizia tecnica che ci aspetteremmo in un colossal hollywoodiano.

Una produzione estremamente ambiziosa in un panorama cinematografico come quello italiano, dove da decenni nessuno osa cimentarsi più con una produzione del genere.

 

Il Primo Re: effetti speciali da colossal

Il film si apre con una sequenza incredibile: il Tevere esonda e i due fratelli, Romolo e Remo, vengono travolti da un’onda impressionante e trascinati nella corrente. A tratti le immagini ricordano lo tsunami di “The Impossible”, l’intera scena ha una potenza visiva davvero notevole. Non si nota alcuno stacco fra digitale ed effetti pratici: se di computer grafica ce n’è, è realizzata talmente bene da essere praticamente invisibile.

Le scene di lotta e le battaglie, oltre ad essere abbastanza accurate nel realismo storico delle armi utilizzate, sono numerose ed efficaci. Il livello di violenza grafica è abbastanza elevato, più o meno paragonabile al “Il Trono di Spade”. Le azioni sono sempre leggibili e le coreografie avvincenti e credibili, anche grazie all’ottimo lavoro degli stuntman italiani. Ci sono alcuni rallenty di troppo, usati in maniera estetica più che narrativa, ben fatti per carità, solamente dal “300” di Zack Snyder in poi, poco originali e un po’ troppo abusati nelle scene d’azione.

 

Il Primo Re: un film dove il silenzio è assordante

Molto bravi gli attori, tutti in parte, a partire da Alessandro Borghi e Alessio Lapice che riescono a rendere il latino arcaico musicale, fluido e credibile come se lo parlassero quotidianamente. Giusti i visi, ruvidi, sporchi e scavati, così come è ruvida e feroce la vicenda narrata.

Molto abile la sceneggiatura nel lasciare che la storia sia portata avanti dalle azioni più che dai dialoghi. I personaggi parlano (giustamente) poco. I loro sguardi comunicano più di mille parole. I loro silenzi sono assordanti. Il rapporto con il divino è centrale e tragico più che drammatico. Il film è pieno di archetipi, di sottotesti nascosti, la storia è molto più profonda di quanto non si noti ad una prima lettura superficiale. Gli autori sono più interessati alle domande che i personaggi si pongono di quanto non lo siano alle risposte che vengono date.

La fotografia di Daniele Ciprì è bellissima. Spettacolarmente cinematografica nelle inquadrature larghe, piena di tagli di luce e contrasti nelle profondità del bosco, sporca e fangosa quando serve, naturale, sempre efficace. Anche l’audio è molto curato. La presa diretta è sempre udibile e pulita. Le musiche, pur non essendo particolarmente originali, sono efficaci e d’impatto e svolgono egregiamente la loro funzione. Il missaggio sonoro è potente e avvolgente, catapulta lo spettatore al centro dell’azione.

Sembra quasi un film d’altri tempi, un vecchio fantasy come se ne vedevano negli anni’80, con i quali condivide il gusto per la narrazione essenziale e le riprese in esterni, in mezzo alla natura reale e pulsante, e non a quella ricreata digitalmente in studio. Un film efficace, non per la tv, da vedere assolutamente al cinema, sullo schermo più grande che si riesce a trovare. Un film che in Italia si sentiva davvero il bisogno di veder realizzato.

Nicola De Santis

 

Trama

  • Regia: Matteo Rovere
  • Cast:Alessandro Borghi, Alessio Lapice, Fabrizio Rongione, Michael Schermi, Emilio De Marchi, Massimiliano Rossi, Vincenzo Crea, Ludovico Succio, Vincenzo Pirrotta
  • Genere: drammatico, storico
  • Durata: 127 minuti
  • Produzione: Italia, 2018
  • Distribuzione: 01 Distribution
  • Data di uscita: 31 gennaio 2019

Il primo re posterMatteo Rovere porta sui grandi schermi uno dei più grandi miti dell’antichità: la nascita di Roma. Nel film Alessio Lapice (“Gomorra – La serie 2”) e Alessandro Borghi (“Sulla mia pelle“) vestono i panni dei gemelli più famosi della storia, Romolo e Remo.

Il primo re: la nascita di un mito

Matteo Rovere con “Il primo re” mette in scena un mondo ostile che individua la sua salvezza in due giovani gemelli. Soli contro tutto e tutti, Romolo (Alessio Lapice) e Remo (Alessandro Borghi) potranno contare unicamente sulle proprie forze per sfidare la volontà implacabile degli Dei, che cerca di ostacolare la loro ascesa. Il fato dei due fratelli però è già scritto, Roma è destinata a nascere e con lei il più grande impero che l’umanità abbia mai conosciuto.

Il primo re: Matteo Rovere omaggia la sua città natale

Il regista romano Matteo Rovere, il più giovane cineasta ad aver vinto un Nastro d’Argento al miglior produttore (2014) per “Smetto quando voglio” di Sydney Sibilia, torna al cinema con un progetto originale, che rompe con le sue produzioni precedenti.

Dopo il grande successo di “Un gioco da ragazze“, “Gli sfiorati” e “Veloce come il vento“, Matteo Rovere si cimenta ora con un film dalla portata maggiore. “Il primo re” è infatti un progetto audace, in quanto tratta una storia importante e di difficile approccio. Il regista si assume così una duplice responsabilità: quella di rendere giustizia al mito e di offrire un grande omaggio alla sua città natale.

Il film è distribuito nelle sale cinematografiche da 01 Distribution a partire dal 31 gennaio 2019.

Trailer

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