Eco Del Cinema

Parasite (2019)

Recensione

Parasite – Recensione: un percorso artistico splendidamente parassitario

Parasite - recensione

Cos’è il cinema? Immagini che raccontano o racconti che evocano immagini? “Parasite” si incastona, come pietra preziosa, nel mezzo delle due modalità di risposta. C’è un prima e dopo “Parasite”; c’è un modo di fare cinema che ammazza quello visto finora succhiandogli, fino alla morte, la linfa vitale, che diventa nutrimento per un percorso artistico splendidamente parassitario.

Commedia, dramma, tragedia, thriller, analisi sociale, sense of wonder, in un meraviglioso loop della durata di 132 minuti.

Parasite: inchiodati nei bassifondi

Si è detto molto della lotta di classe, la cosa più chiara e didascalica che colpisce del film. Ma, per rispetto di quest’opera poliedrica, non possiamo e non dobbiamo fermarci alle apparenze: siamo in un vortice creativo di rara potenza immaginifica che ci permette di volare e allo stesso tempo ci inchioda a terra, forse sottoterra, sicuramente nei bassifondi. E chi vorrebbe starci nei bassifondi? Nessuno. Eppure è un luogo molto popolato. Vi si trova chi è abituato a tutto: alla bassezza sociale, alla gente incattivita, all’assuefazione a una vita che non è vita.

Ogni tanto, però, appare uno spiraglio di redenzione e Bong Joon-ho infila la sua macchina da presa proprio in questo piccolo squarcio venutosi a creare fra il mondo di sotto e il mondo di sopra.

Appare una scala, anzi ne appaiono tante, tantissime, innumerevoli: scale dichiarate e scale sottintese. Le percorrono i protagonisti di questa storia, velocemente, lentamente, senza fretta, soddisfatti di un’azione appena compiuta, preoccupati dei rumori provenienti dal piano inferiore, inconsapevoli di ciò che succede al piano superiore.

Nell’andirivieni sui gradini del quotidiano vivere, non può mancare qualche improvviso urto. Scontri accidentali che cambiano il corso degli eventi e inducono a provare una nuova vita cercando di calpestare le orme di passi più fortunati.

Parasite: la comodità dei panni dei privilegiati

“Parasite” racconta la comodità dei panni dei privilegiati, di quanto possano calzare a pennello anche ai meno abbienti.

Racconta di un momento in particolare: quando gli ultimi sentono l’inteso e inebriante profumo dell’alta società. Un momento senza il quale potrebbero continuare a vivere la loro misera vita, tragicamente senza alcun problema. Solo in quel preciso istante, richiamati dalla sirena dell’agio economico, sono capaci, però, di trovare forze mai avute, capacità insospettate e di escogitare piani mai elaborati prima.

Non è lotta di classe, non è la lotta per la sopravvivenza, è una lotta per un luogo economico e sociale più confortevole. E al diavolo chi rimane sotto.

Tematica di respiro universale che il regista coreano traduce in mirabili momenti di cinema, mettendo una tecnica di alto livello al servizio di una narrazione esplosiva.

Parasite: la vita vera

Bong Joon-ho dà una bella sferzata al cinema occidentale, ci fa vedere cose cui non siamo abituati: la vita vera, raccontata con dolore e cinicamente dissacrata contemporaneamente. Una delicatissima operazione che solo un grande regista si può permettere di fare senza sbagliare. Molti direbbero: senza cadere nel ridicolo, senza pensare che quel ridicolo forse è la spiegazione di tutto. Anche delle nostre vite da Parassiti.

Riccardo Muzi

Trama

  • Regia:Bong Joon-ho
  • Cast: Song Kang-ho, Sun-kyun Lee, Choi Woo-Sik, Hyae Jin Chang, Park So-dam, Yeo-jeong Jo
  • Genere: Drammatico, colore
  • Durata: 132 minuti
  • Produzione: Corea del sud, 2019
  • Distribuzione: Academy Two
  • Data di uscita: 7 novembre 2019

Parasite poster“Parasite”, il film dell’ormai celebre regista Bong Joon-ho, incentra la propria storia sul conflitto tra due famiglie profondamente diverse e le dinamiche all’interno di esse.

La pellicola ha vinto Miglior Film Straniero ai Golden Globe 2020 e ha totalizzato ben quattro vittorie agli Oscar 2020: Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Film Internazionale e Miglior Sceneggiatura Originale.

Parasite: una riflessione sulle disparità sociali

La trama di “Parasite” è basata sull’incontro tra due nuclei familiari separati da un divario che sembrerebbe incolmabile e sull’intreccio di vicende che ne scaturisce.

Il protagonista, Ki-woo, vive in un piccolo appartamento sotto il livello della strada assieme ai genitori e la sorella Ki-jung. I quattro cercano di sopravvivere come possono, grazie a umili lavoretti ed espedienti di ogni tipo, ma la convivenza all’interno delle quattro mura anguste è complicata.

Tutto sembra prendere una piega in meglio, tuttavia, quando Ki-woo riesce ad assicurarsi un ruolo come insegnante di inglese della figlia del signor Park, ricco dirigente di un’azienda informatica. Il contrasto tra la villa dove abitano il signor Park e la sua famiglia e l’appartamento della famiglia di Ki-woo è immediato: l’imponente, splendida casa ricorda con la propria stessa presenza scenica quanto siano diverse le circostanze dei due nuclei familiari.

Si tratta di un display di opulenza volutamente crudele quando comparato alla povertà e allo squallore delle classi più povere.

Parasite: Cast e produzione

Il regista Bong Joon-ho, già famoso per film dalla vena fantascientifica come “Snowpiercer” (2013) e “Okja” (2017), questa volta sceglie un titolo ingannevole per la sua nuova pellicola. “Parasite”, infatti, può facilmente far pensare alla presenza di parassiti alieni, ma l’unico elemento mostruoso di questa drammatica vicenda è il modo in cui rappresenta la realtà.

Hong Kyung-po si occupa della fotografia, portando con sé l’esperienza fatta lavorando a “Burning – L’amore brucia” (2018), altro film in cui spadroneggiano i pregiudizi e le diseguaglianze sociali.

Trailer

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