Eco Del Cinema

Cetto c’è, senzadubbiamente (2019)

Recensione

Certo c’è senzadubbiamente – Recensione: uno spassoso film riporta sul grande schermo Cetto La Qualunque

Cetto c'è senzadubbiamente film

Con “Cetto c’è senzadubbiamente” Cetto La Qualunque si affaccia per la terza volta sul grande schermo, per proporsi stavolta come naturale erede al ‘trono delle due Calabrie’, convinto più che mai che la restaurazione della monarchia sia l’unico modo per guidare un paese in cui la democrazia ha palesemente fallito.

Dopo uno scoppiettante quanto esilarante esordio narrativo in quel di Germania, Cetto torna in Italia e si spende per questa nuova avventura politica dove, come lui stesso fa notare, cambiano i termini, ma la sostanza è sempre la stessa: acquisire potere. “Cosa vi cambia da essere deputati a essere vassalli?” chiede Cetto a qualche politico dubbioso sulla realizzabilità del progetto monarchico.

Cetto è attuale più che mai, perché si nutre di quel malcostume nazionale che non contraddistingue solo la classe dirigente ma l’intero paese. Infatti ribadiamo: se è vero che subiamo, spesso inermi, un malgoverno imperante, che non conosce distinguo partitico, è altrettanto vero che chi sta al potere è lo specchio di un paese allo sbando, che ha perso quell’istanza etica e morale che scuoterebbe gli animi.

Cetto c’è senzadubbiamente: maschera ironica che non conosce crisi

Cetto c'è senzadubbiamente pellicola

In un paese abituato a tutto il personaggio di Cetto esorcizza con ironia il malaffare, che parte dagli oscuri burattinai che tramano nell’ombra e si diffonde a macchia d’olio, in un paese che si adatta a tutto. “L’Italia è un gregge che segue il cane, e io abbaio forte!” afferma Cetto, burattino non sempre manovrabile, icona del politicamente scorretto, anzi dello ‘scorretto’ in assoluto, che si muove nel racconto come un uomo di rango, nonostante la mancanza di tatto, di cultura e di buone maniere. Fedele a se stesso non è migliorato né come padre, né come marito, e il motto ‘cchiù pilu pe’ tutti’ non sembra tramontato.

Come per i precedenti due capitoli, soggetto e sceneggiatura sono scritte a quattro mani dallo stesso Albanese e da Piero Guerrera, mentre la regia è di Giulio Manfredonia, che ben riesce a rendere sullo schermo uno script curato nei minimi dettagli. Il racconto, seppur surreale, contiene in sé un certo realismo, quel fil rouge che lo ancora alla realtà politica della quale il personaggio di Cetto si è sempre nutrito.

Cetto c’è senzadubbiamente: un film corale nonostante Cetto ne sia il protagonista assoluto

Cetto c'è senzadubbiamente frame

“Cetto c’è senzadubbiamente” è una sorta di ritorno alle origini rispetto a “Tutto tutto niente niente” del 2012, dove la storia era una sorta di ménage a trois tra Cetto, Frengo e Olfo. Qui Cetto è il fulcro delle vicende, attorniato da una solida corte, come nel film d’esordio del 2011, “Qualunquemente”. Abilissimo Nicola Rignanese nei panni del fedele Pino, la sua è una maschera comica di livello. Brava Lorenza Indovina nel continuare a vestire i panni della prima moglie Carmen e non è da meno Davide Giordano nei panni del figlio Melo. Anche Gianfelice Imparato, attore navigato, impersona perfettamente il furbo Venanzio.

Anche in questo terzo capitolo della ‘Trilogia du pilu’ la colonna sonora, composta da Emanuele Bossi, sostiene la narrazione, sottolineando ed enfatizzando le scene clou. Antonio Albanese si diletta in un rap finale scritto da lui e Guerrera: “Io sono il re”.

Frutto della sinergia tra Vision Distribution, Wildside e Fandango, il film raggiunge le sale italiane in più di 500 copie, dopo un battage pubblicitario che ha coinvolto social media e canali tradizionali, arrivando a realizzare una piattaforma online, Piattaforma Pileau, sulla quale poter scegliere tra monarchia e repubblica.

Maria Grazia Bosu

Trama

  • Regia: Giulio Manfredonia
  • Cast: Antonio Albanese, Nicola Rignanese, Caterina Shulha, Gianfelice Imparato, Davide Giordano, Lorenza Indovina, Paola Lavini, Maria Rosaria Russo, Manfredi Saavedra, Cesare Capitani, Guido Roncalli
  • Genere: Commedia, colore
  • Durata: 93 minuti
  • Produzione: Italia, 2019
  • Distribuzione: Vision Distribution
  • Data di uscita: 21 novembre 2019

Cetto c'è senzadubbiamente poster“Cetto c’è, senzadubbiamente” è il terzo capitolo dedicato al politico Cetto La Qualunque sul grande schermo. Da sindaco del suo paese fino a parlamentare, la carriera politica di Cetto è stata sempre in crescendo. Con tutti i mezzi a sua disposizione il politico dalla “gran classe” non deluderà i suoi elettori neanche in questa occasione.

Cetto c’è, senzadubbiamente: il ritorno della “vera” politica

“Cetto c’è, senzadubbiamente” è una commedia scritta da Antonio Albanese con Piero Guerrera e diretta da Giulio Manfredonia, che aveva collaborato anche nei primi due capitoli dietro la macchina da presa.

Cetto La Qualunque è un politico calabrese che non si fa remora di niente, con il suo linguaggio molto esplicito e i suoi rapporti con gente poco raccomandabile è riuscito nel corso degli anni a diventare uno dei politici fittizi più amati dagli spettatori del piccolo e grande schermo.

Il personaggio creato e interpretato da Antonio Albanese debuttò nel programma della RAI “Non c’è problema” nel 2003, ma il vero successo lo ebbe con i programmi della Gialappa’s “Mai dire Domenica” e “Mai dire Lunedì”.

Sul grande schermo apparve per la prima volta in “Qualunquemente” del 2011 dove, dopo una lunga latitanza all’estero, ritornò in patria per diventare sindaco a Marina di Sopra. Nel 2012 il secondo capitolo “Tutto tutto niente niente” il personaggio di Cetto La Qualunque, divenuto per caso parlamentare, divide lo schermo con altri due personaggi interpretati sempre dallo stesso Albanese, Rodolfo Favaretto e Frengo Stoppato.

Prodotto dalla Wildside di Mario Gianani e Lorenzo Mieli, la Fandango di Domenico Procacci e Vision Distribution “Cetto c’è, senzadubbiamente” è girato nel mese di maggio del 2019. Le riprese con molte probabilità si svolgono a Roma.

Trailer

Articoli correlati

Condividi