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Un figlio a tutti i costi (2018)

Recensione

Un figlio a tutti i costi – Recensione: Fabio Gravina adatta e dirige per il cinema una sua commedia teatrale che tratta in maniera leggera temi attuali

Un figlio a tutti i costi recensione

L’autore di “Un figlio a tutti i costi” parte da un’osservazione sulla società e su una realtà sempre più frequente: molte coppie oggi, raggiungono la stabilità economica verso i quarant’anni; in quel momento decidono di avere dei figli, ma la fisiologia riproduttiva già ha subito qualche mutamento e a volte il risultato non è immediato. I protagonisti del film, Orazio (Fabio Gravina) e Anna (Roberta Garzia), coppia di professionisti romani, si trovano esattamente in questa situazione. Dopo essersi sottoposti a esami clinici e aver provato la fecondazione assistita senza alcun risultato, decidono di tentare una serie di espedienti alternativi. Da qui in poi si faranno suggestionare da negromanti bizzarri, pranoterapeuti sui generis, amiche dai consigli stravaganti che li condurranno in situazioni sempre più complesse.

Fabio Gravina, vanta una lunga carriera teatrale, come regista, attore e anche direttore di alcuni teatri della capitale. Aveva iniziato, da giovane, con i grandi autori napoletani, come De Filippo e Scarpetta. Le sue opere si collocano un poco in quella tradizione: la battuta, la situazione ilare lasciano sempre spazio alla riflessione, all’osservazione della realtà contemporanea, anche nei suoi aspetti più amari. In questa trasposizione cinematografica ha mantenuto questo connubio in maniera coerente, ma si è un poco dimenticato di modificare i tempi; soprattutto nei dialoghi a due sembra di stare a teatro. Gli attori, e in particolar modo lui, lasciano degli spazi vuoti dopo le loro battute, come se si aspettassero la reazione in sala, recitano in maniera enfatica e con un grande coinvolgimento del corpo. Testo e contesti non divertono molto, e questo è un limite per una commedia, fortunatamente Gravina è circondato da diversi interpreti talentuosi che susciterebbero ilarità anche leggendo l’elenco telefonico. Parliamo del versatile Maurizio Mattioli, che ricopre più di un ruolo, del bravo Ivano Marescotti nei panni dell’ispettore di polizia che scimmiotta Bogart con una radice di liquirizia tra i denti, del talentuoso Stefano Masciarelli, che qui è un confuso e divertente psichiatra, di Gianni Ciardo, che si trasforma per l’occasione in un sacerdote che parla quasi un grammelot pugliese.

Un figlio a tutti i costi: una commedia poco riuscita

Gravina ci ha invece stupito per le tecniche cinematografiche usate, forse avrà colto qualche suggestione da suoi colleghi rodati, ma le riprese aeree del quartiere Prati di Roma, in cui si svolgono le avventure dei protagonisti, ben rendono il contesto borghese in cui si trovano. Riprendere i personaggi, mentre parlano al telefono vicino a una finestra e poi riprenderli dalla finestra di fronte, forse è già visto ma ci sembra funzionale, le finestre in generale poi sono molto presenti nel film, a volte anche chiuse anche se il motivo non è esplicito.

Gigi D’Alessio cura la colonna sonora, le sue canzoni neomelodiche ben si presterebbero alla leggerezza della commedia, purtroppo i commenti musicali alle varie azioni del film sono tutti sbagliati.

Un epilogo positivo ben si addice alle commedie, nel finale una scena ideata dal regista ci ha stupito: si tratta di un parco giochi in cui numerosi bambini giocano in vari contesti, ognuno seguito dal proprio premuroso padre ed ogni padre è Orazio stesso.

Dobbiamo elogiare Gravina per la tenacia con cui ha continuato a perseguire l’idea di realizzare questo film. Speriamo che continui la sua attività di regista cinematografico dirigendo commedie che inducano alla riflessione, ma gli consigliamo caldamente di assicurarsi la collaborazione di sceneggiatori più portati alla verve comica.

Marco Marchetti

Trama

  • Regia: Fabio Gravina
  • Cast: Fabio Gravina, Roberta Garzia, Ivano Marescotti, Paola Riolo, Maurizio Mattioli, Stefano Masciarelli, Angelo Di Gennaro, Gianni Ciardo, Emanuela Tittocchia, Beppe Convertini
  • Genere: Commedia, colore
  • Durata: 90 minuti
  • Produzione: Italia, 2018
  • Distribuzione: Easy Cinema
  • Data di uscita: 1 marzo 2018

Un figlio a tutti i costi - locandinaOrazio e Anna custodiscono un enorme desiderio: diventare genitori. Purtroppo, però, i due si decidono a tentare di raggiungere il loro obiettivo in un’età in cui non è più così semplice concepire e si ritrovano, quindi, a ricorrere ai metodi più disparati. Dalle credenze popolari alle superstizioni, fino al terapeuta e all'”inseminatore professionista”, i due coniugi le tenteranno davvero tutte per riuscire a diventare padre e madre, attraverso una serie di incontri inaspettati e poco ordinari.

Un figlio a tutti i costi: il debutto di Fabio Gravina alla regia

“Un figlio a tutti i costi” è la prima opera da regista di Fabio Gravina, che trae ispirazione da un’opera teatrale andata in scena nel 2012.  Il film è stato girato prevalentemente a Roma, nei mesi di maggio e giugno del 2017. Il cast comprende lo stesso Gravina (nel ruolo di Orazio) e Roberta Garzia (attrice televisiva di serie come “Un posto al sole”, “Distretto di polizia” e “I Cesaroni”), nel ruolo di Anna, accanto a interpreti quali Ivano Marescotti (“Cado dalle nubi“, “Che bella giornata“, “A casa tutti bene“) e Maurizio Mattioli (“Una famiglia perfetta“, “Tutta colpa di Freud“, “Non si ruba a casa dei ladri“).

Fabio Gravina, con “Un figlio a tutti costi”, affronta con ironia uno dei temi di maggiore attualità al giorno d’oggi: le difficoltà di due persone, che ormai hanno superato i quarant’anni e sono state costrette ad attendere per poter avere un bambino, non rinunciando mai al desiderio di diventare genitori.

Proprio in merito a questo, il regista ed interprete ha dichiarato: “Questa commedia attraversa i sentimenti di chi deve fare i conti con i ritmi e le convenzioni della società attuale. Prima bisogna trovare la propria anima gemella, poi una posizione lavorativa, e alla fine, il momento giusto per un figlio arriva tardi. L’amore può fare molto ma non tutto; e non è facile trattare un argomento così personale e delicato. La sfida nel raccontare questa storia è stata puntare sulla comicità, senza cedere mai alla volgarità”.

 

Trailer

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