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La Tour (2022)

Recensione

La Tour: un horror non horror sulle paure contemporanee

La Tour

È diretto da Guillaume Nicloux “La Tour”, uno dei film più forti della 19° Festa del Cinema di Roma. La storia, ispirata molto liberamente dal romanzo di J.G.Ballard “Il condominio”, è una visione distopica di un’umanità che ritorna allo stato selvaggio dopo che una strana nebbia nera ha circondato il palazzo in cui vive, da cui non può uscire nessuno. Tutto parte da questo avvenimento inspiegabile e poco conta capirne le ragioni. Al regista preme raccontare il dopo e le conseguenze. Come un microcosmo in un macrocosmo i gruppi si fanno in base al colore della pelle e alle differenze religiose. Quindi, bianchi contro neri e ispanici, giovane contro vecchi e via alla carneficina. Non si salva niente e nessuno. I protagonisti (tanti) del lavoro di Nicloux sono come animali selvaggi che cercano di sopravvivere prima di essere inghiottiti tutti in un orribile buco nero.

Tutta l’azione si svolge nelle case buie degli abitanti, ognuno di loro con una storia diversa. C’è la giovane coppia in attesa di un bimbo, due donne lesbiche odiate da molti per il loro orientamento sessuale, i bianchi potenti capitanati da Bruno, che vogliono comandare su tutti. La violenza prende la forma di stupri ai danni delle donne costrette ad avere figli per scopi inimmaginabili. Anche gli animali vengono usati per potersi nutrire. Intanto, mentre il buio sale piano dopo piano divorando tutto, gli uomini e le donne diventano sempre più simili a bestie prive di ogni scrupolo.

Un viaggio nel cuore di tenebra dei tempi del lockdown

La Tour

La vicenda raccontata dal regista, che ha diretto diversi horror, è una metafora chiarissima delle costrizioni che abbiamo vissuto a causa della pandemia di Covid solo nel 2020. Lo spettatore si trova davanti ad immagini claustrofobiche, che portano alla mente le stesse sensazioni provate da tutti noi. Certo, qui è tutto finto, ma le scale piene di graffiti e il viso stravolto degli abitanti del condominio pescano nell’inconscio di ogni persona.

Lo script è nato durante la pandemia in un luogo pieno di luce, ha raccontato Nicloux, che ha definito questo lavoro come quello più personale. “La Tour” non è un film di facile fruizione, diciamolo. Non è stato fatto per accondiscendere ai bisogni dello spettatore tipo. È lo stesso discorso che fa da sempre un regista controverso come Gaspar Noé, che non a caso ha diretto l’autore in “Seul contre tous” nel 1998. I suoi “Irreversibile” del 2002 e “Climax” del 2018 sono un pugno nello stomaco, esattamente come il lavoro in Concorso alla Festa del Cinema 2022, una sorta di terapia psicoanalista in versione cinematografica per chi vuole affrontare un incubo a occhi aperti chiamato lockdown.

Ivana Faranda

 

Trama

  • Titolo internazionale: Lockdown Tower
  • Regia: Guillaume Nicloux
  • Cast: Ahmed Abdel Laoui, Ayoub Bara, Jules Dhios Francisco, Hatik, Jules Houplain
  • Genere: Drammatico
  • Durata: 89 minuti
  • Produzione: Francia, 2022

La Tour“La Tour” è un film in concorso alla 17° edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione Progressive Cinema, diretto dallo scrittore, sceneggiatore e regista Gaullaume Nicloux

La Tour: La trama

Per uno strano mistero una mattina tutti gli abitanti di un palazzo della periferia parigina non possono più uscire di casa senza sparire nella nebbia buia che li avvolge. Si organizzano come possono per resistere creando gruppi legati all’etnia e al colore della pelle.

Note di regia

“La Tour” parla degli abitanti di un palazzo alle prese con il vuoto. Un lockdown inspiegabile, in cui le persone per sopravvivere devono regredire allo stato selvaggio. Questo è un film horror in cui succedono cose orribili. Violenza, omicidi, cannibalismo, omofobia e razzismo e tortura. Potrebbe essere la sintesi di tutta la violenza e delle paure del nostro presente. Questa non è la visione ottimistica del mutuo aiuto e della condivisione. É il rude affresco dell’incapacità umana di tollerarsi chiusi in uno spazio. É un film di terrore che esplora l’inaccettabile. Un film in cui gli individui diventano brutali. “Lockdown Tower” non offre alcuna forma di salvezza e redenzione. Il mio shock come bambino/spettatore è la paura. Sono sempre stato affascinato da questo genere cinematografico e questo tipo di film in televisione. Per queste ragioni, “Lockdown Tower” è forse il mio lavoro più personale. Ha a che fare con la paura infantile del buio. Una paura dove gli impulsi più cupi si attivano e dove il caos determina le regole della società che è tornata all’era preistorica. Comunque, quando la legge dei più pazzi prevale, solo una donna resisterà e salverà il salvabile.

Trailer

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