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Il mio capolavoro (2018)

Recensione

Il mio capolavoro – Recensione: Argentina e arte, il particolare e l’imprevedibile

Il mio capolavoro review

Arturo è un gallerista “vendo opere d’arte, e il mio segreto è che sono un assassino”, questo è l’incipit con cui apre il film e si presenta, ripercorrendo la sua storia a partire dalla fine.

Renzo è il suo amico,un talentuoso pittore famoso negli anni ’80 e ora in declino, a causa del suo carattere sempre più polemico, scontroso ed intransigente.

La storia di un legame vero, tra due personaggi abilmente caratterizzati, che pur essendo diametralmente opposti, sono uniti da un comune pensiero: l’arte è una truffa, come il mondo, che non ha più cultura e ideologie. La schiavitù per Renzo non è affatto terminata, ma ora si chiama lavoro, che non ripaga dalle fatiche, ma avvilisce l’individuo e lo isola.

“Il mio capolavoro”, che non offre immagini sensazionali, ma lascia che la delineazione dei soggetti occupi la posizione predominante nelle scene, diverte con ironia e inaspettati colpi di scena e gioca con il sonoro per dipingere tinte noir e beffarsi dell’attuale società.

L’artista si vede come se avesse una sorta di disabilità, non accetta compromessi, è ambizioso ed egoista.

Una grande verità “uno è quello che fa, non quello che dice” è il fil rouge che caratterizza ogni sequenza e il “modus vivendi” di ognuno, seppur da angolazioni spesso diverse.

É l’arte la musa fonte di ispirazione, quell’arte che, in questo caso e non solo, crea la realtà, non la raffigura solamente ed accomuna e lega a filo doppio i pochi che sanno capirla e riconoscerla davvero e inganna, senza alcuno scrupolo, tutti gli altri.

L’arte contemporanea è vista come immondizia e riciclo, fumo e visione, non come una reale capacità frutto di studio, qualità riservata a pochi, nati nel passato, che non appartengono alla massa.

Il mio capolavoro: un quadro sociale a tinte foschi, tra cinismo e veri sentimenti

Il mio capolavoro scena

Un gallerista che, in pausa pranzo, scruta i passanti e ne decide professione e passioni, un gioco che conduce ogni sequenza, che salta di casella in casella, per poi, improvvisamente, tornare alla partenza, un inganno, mutevole, tinto di giallo, ma divertente, che si burla dell’illusorietà vuota del mondo attuale.

In fondo cos’è l’arte contemporanea, se non proprio un grande gioco, dove a vincere non è il più bravo, ma il più abile a sorprendere e mischiare le carte?

Un riuscitissimo divertissement, da non confondere con una vera opera d’arte, con due interpreti in stato di grazia, Guillermo Francella e Luis Brandoni, che hanno dato fisicità e ironia in modo memorabile e un regista, Gaston Duprat, che torna dietro la macchina da presa senza il suo pluriennale braccio destro, Mariano Cohn – qui presente solo in veste di produttore – ma ne ripercorre i passi.

Una manipolazione in grande stile, un simulacro di dignità in via di estinzione e un grande e vero rapporto di amicizia, che sa andare oltre e donare il cuore a un mondo feroce ed effimero.

Chiaretta Migliani Cavina

Trama

  • Titolo originale: Mi Obra Maestra
  • Regia: Gastón Duprat
  • Cast; Guillermo Francella, Luis Brandoni, Raúl Arévalo
  • Genere: Commedia, colore
  • Durata: 100 minuti
  • Produzione: Spagna, Argentina, 2018
  • Distribuzione: Movies Inspired
  • Data di uscita cinema: 24 gennaio 2019

Il mio capolavoro locandina“Il mio capolavoro” racconta le vicende di Arturo, un gallerista e commerciante di opere d’arte contemporanee innamorato della sua città, Buenos Aires. L’amico più intimo di Arturo si chiama Renzo, un pittore che aveva raggiunto un grande successo durante gli anni Ottanta ma che per via del suo carattere è caduto in disgrazia. Renzo abita nel degrado e nella sporcizia, vivendo di espedienti e insultando il mondo intero perché non riesce ad entrare in contatto con nessuno di interessante. Quando un’incidente costringe Renzo in un letto di ospedale, privandolo temporaneamente della memoria, chiede l’aiuto del suo amico Arturo per uscire dalla vita che si è costruito.

 

Il mio capolavoro: l’arte nella vita

“Il mio capolavoro” è una commedia nera argentina diretto dal regista Gaston Duprat, già autore di film come “Il cittadino illustre” del 2016 e “L’artista” del 2008. Presentato Fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia del 2018, il film è sceneggiato da Andrés Duprat, direttore del Museo delle Belle Arti di Buenos Aires, che per la seconda volta collabora con il fratello.

Protagonisti della vicenda sono Guillermo Francella (“Il segreto dei suoi occhi” di Juan José Campanella, “Il Clan” di Pablo Trapero) che interpreta il gallerista Arturo e Luis Brandoni nel ruolo dell’artista Renzo.

Mariano Cohn che aveva collaborato con Gaston Duprat nei due film precedenti come co-regista, questa volta invece ricopre il ruolo di produttore, lasciando il terreno libero al regista argentino.

“Il mio capolavoro” nel suo primo weekend di uscita in Argentina è stato distribuito in più di trecento sale, rappresentando un grande lancio e attirando così più di 187.000 spettatori.

Trailer

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