Eco Del Cinema

Franco Battiato

Biografia

Franco Battiato è stato un cantautore, compositore, musicista, regista e pittore italiano, un innovatore e uno sperimentatore, un filosofo, capace di incidere profondamente nello spirito di gran parte del suo pubblico, tanto da poter essere considerato a tutti gli effetti un vero e proprio Maestro. 

Franco Battiato, lode all’inviolato…

(Ionia, 23 marzo 1945 – Milo, 18 maggio 2021)

Franco Battiato

Franco Battiato, nato a Riposto, allora chiamata Ionia, il 23 marzo del 1945, è stato un artista eclettico e assolutamente innovatore. La sua arte ha attraversato vari generi, dalla musica leggera a quella rock ed elettronica, spaziando per le sonorità arabe ed etniche, fino ad avvicinarsi alla musica classica e alla lirica. Nel corso della sua vita ha approfondito diverse filosofie, religioni e culture, tanto da diventare un punto di riferimento per gran parte del suo pubblico.  

La formazione e le prime esperienze artistiche

La formazione del giovane Francesco, diplomato al Liceo Scientifico di Acireale, è eclettica e attinge da svariate tradizioni. Morto il papà camionista, a metà degli anni Sessanta, Franco si trasferisce prima a Roma e poi Milano dove muove i primi passi nel mondo della musica esibendosi in un cabaret.  Là incontra personaggi come Jannacci, Pozzetto, Lauzi e conosce Gaber, divenuto poi suo amico, che lo introduce nel mondo discografico presentandolo come artista di “protesta”.

Dopo un primo periodo, Battiato sembra trovare la propria strada nella musica sperimentale, la cui espressione è ben evidente in “Fetus” (1972), in cui offre al suo pubblico una sorta di viaggio psichedelico criptico che prende corpo nell’uso di sonorità elettroniche e ispirazione dallo scrittore e filosofo britannico Aldous Huxley.

Il successivo “Pollution” (1972) segue i principi del precedente lavoro, arricchito dalle conoscenze di Brian Eno, Magma, Tangerine Dream, John Cale e Nico e dalle lezioni musicali del maestro Karlheinz Stockhausen che lo rendono un artista intellettuale a tutti gli effetti, dandogli anche un buon successo di pubblico. Il percorso artistico del cantautore si arricchisce di sonorità vicine alla tradizione araba, le parole si traducono in immagini nitide come in “Sequenze e frequenze”, la cui musica ipnotizza e trascina in quelle atmosfere rievocative in cui il mare è presente all’orizzonte come a ricordare la fanciullezza che scorre (La maestra in estate ci dava ripetizioni nel suo cortile, Io stavo sempre seduto Sopra un muretto a guardare il mare Ogni tanto passava una nave…).

L’amicizia con il musicista Giusto Pio lo nutre sotto molteplici punti di vista, tra cui lo studio del violino. Verso la fine degli anni Settanta Angelo Carrara diventa il suo manager e produttore fino al 1986. L’artista, che nel frattempo ha portato avanti la sua passione per la musica orientale, in questo periodo studia l’arabo e si avvicina al sufismo, iscrivendosi all’Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente.

É filosofico, e propriamente vicino alle idee esoteriche di René Guenon (basti pensare alla traccia “Il re del mondo”), “L’era del cinghiale bianco” pubblicato dalla EMI e più vicino alla musica leggera, nonostante i riferimenti letterari alti e brani come “Strade dell’est” che rievoca le vicende del leader kurdo Mustafa Mullah Barazani. Nel titolo dell’LP Battiato auspica, rifacendosi a un’antica leggenda celtica, il ritorno a un sapere spirituale, ma non disdegna neanche l’evocativa lingua siciliana di “Stranizzi d’amuri” che ci immerge nelle origini del cantautore.

Gli anni Ottanta e il successo

Franco Battiato apre gli anni Ottanta egregiamente con “Patriots“, meraviglioso con il suo incitamento al cambiamento contenuto in “Up patriots to arms” e l’intramontabile “Prospettiva Nevski”, cantata poi splendidamente dall’amica Alice, con la quale scriverà “Il vento caldo dell’estate”; o “Frammenti” e “Passaggi a livello”, nelle quali si intravede l’influenza letteraria di Marcel Proust, Giacomo Leopardi, Giovanni Pascoli e Giosuè Carducci. 

L’artista si esprime attraverso accostamenti di situazioni e citazioni apparentemente prive di nesso, dando luogo a una vera e propria narrazione originale e con una sua coerenza interna. 

La voce del padrone, il successo assoluto

Nel 1981, “La voce del padrone“, titolo colto che si appella al pensiero del grande Maestro Georges Ivanovič Gurdjieff, mette d’accordo pubblico e critica. Ancora musica e parole alte, sebbene il testo di uno dei pezzi più ascoltati “Bandiera Bianca” sia percepito solo da pochi come richiamo alla poesia “L’ultima ora di Venezia” di Arnaldo Fusinato, segno evidente di una resa nei confronti di una società materialista che di certo Battiato non sposa. Degli insegnamenti di Georges Ivanovič Gurdjieff è invece intrisa “Centro di gravità permanente”, in cui si evidenzia l’incapacità umana di controllare le proprie pulsioni ed emozioni, privi di un centro interiore.  Dello stesso LP come non citare “Cuccurucucù”, omaggio a Caetano Veloso.

L’arca di Noè e le successive produzioni

L’arca di Noè“, pubblicato nel 1982, secondo nell’anno per vendite al “Thriller” di Michael Jackson, nonostante l’ironia sembra muoversi su un terreno più pessimista e apocalittico. Emozionanti: “Scalo a Grado”, “L’esodo”, “Clamori”, “Radio Varsavia” e la travolgente “Voglio vederti danzare”, che ci riporta nei campi nomadi delle zingare del deserto, o tra i dervisches tourneurs che girano e i danzatori mistici bulgari a piedi nudi sui bracieri ardenti.

Dopo “Orizzonti perduti“, Franco Battiato si esibisce con Alice cantando “I treni di Tozeur“, rievocando proprio l’antico centro commerciale del Jerid, ai margini del deserto del Sahara. Uno scenario fantascientifico fa da sfondo a “Mondi lontanissimi” del 1985, in cui il cantautore utilizza molteplici suoni computerizzati, contrapposti all’uso di melodie classiche. Di questo LP merita menzione “No Time No Space” e “Chan-son egocentrique”.

Franco Battiato si avvicina poi alla musica di matrice sacra e accademica, e accentua la sua predisposizione a un approfondimento spirituale che lo spingerà ad allontanarsi da Milano, per tornare nella sua Sicilia e precisamente a Milo. La sua predisposizione all’interiorità sarà evidente in “Fisiognomica” (1988), con pezzi come “E ti vengo a cercare” e “L’oceano di silenzio”. Estremamente evocativa “Nomadi” e “Veni l’autunnu” dove torna a cantare in siciliano.

“Giubbe rosse” (1989), primo album dal vivo, ripercorre la carriera del cantautore, con l’inedito omonimo “Giubbe Rosse”, oltre ad “Alexander Platz” (già cantata da Milva), la meravigliosa “Mesopotamia”, versione modificata del brano “Che cosa resterà di me” cantato da Dalla e Morandi.

Gli anni Novanta, l’evoluzione del cantautore e l’incontro con Sgalambro

Come un cammello in una grondaia” del 1991 ci fa approfondire un Battiato critico nei confronti del malgoverno e della società tutta con “Povera patria“, un brano a oggi assolutamente attuale che racconta ‘abusi di potere’, conservando tuttavia elementi intimistici e spirituali con “Le sacre sinfonie del tempo” e “L’ombra della luce”.

Si passa poi al mitico “Caffè de la Paix“, in omaggio al luogo in cui il Maestro Gurdjieff intratteneva con le sue lezioni nel 1862, in cui domina la presenza di un Eden perduto e una riflessione sulla meditazione con brani come “Sui giardini della preesistenza”, “Ricerca sul terzo”, “Haiku”, senza dimenticare “Lode all’inviolato”, che ben ci ricorda che “il diavolo è mancino e suona il violino”, ma anche l’elemento storico-mitologico rievocato da “Delenda Carthago” e “Atlantide”.

Nel 1994 Battiato inizia a collaborare con Manlio Sgalambro, dando vita ad album come il criptico “L’ombrello e la macchina da cucire” (1995) e “L’imboscata” (1996), grande successo commerciale, in cui riprende le sonorità elettroniche, ma anche melodie delicate come ne “La cura”, per poi spaziare nel rock con “Strani giorni”, rock che si ripresenterà nel successivo “Gommalacca” (1998), anch’esso apprezzato da pubblico e critica, nonostante la forte sperimentazione presente nei brani. Non si può non citare, di quest’ultimo album, “Casta diva”, omaggio alla Callas o “Quello che fu” e “Auto Da Fe'”, rievocazione della pratica istituita dall’inquisizione spagnola (autodafè), oltre ai famosi “Shock in my town” e “Il ballo del potere”, in cui Franco accenna alla legge dell’Ottava teorizzata da Gurdjieff quando cita lo “Shock addizionale”.

Il decennio si chiude con “Fleurs” (1999) in cui l’artista utilizza unicamente il pianoforte e il quartetto d’archi e reinterpreta brani altrui, omaggiando soprattutto Fabrizio De André. Tale prova si ripeterà poi con “Fleurs 3” (2002), dalla stramba numerazione e “Fleurs 2” (2008), dove spicca la malinconica “Se mai”, versione italiana del brano “Smile” di Charlie Chaplin, e “Insieme a te non ci sto più” di Paolo Conte che già Nanni Moretti aveva utilizzato nel drammatico “La stanza del figlio” (2001). 

Il nuovo millennio

Non diminuisce la forza creativa di Franco Battiato nel nuovo millennio nel corso del quale propone “Ferro Battuto” (2001), Dieci stratagemmi (2004), ispirato da “I 36 stratagemmi” di Gianluca Magi, “Il vuoto” (2007), sempre supportato dai testi di Sgalambro e “Inneres Auge”, in riferimento all’occhio interiore o terzo occhio .

Di “Dieci stratagemmi” che altro non sono che le 10 tracce presenti nell’album, ci piace ricordare “Tra sesso e castità” e il filosofico “Le aquile non volano a stormi”, impreziosita dalla voce della cantante giapponese Kumi C. Watanabe, oltre a “Fortezza Bastiani”, in cui riprende il testo di Dino Buzzati “Il deserto dei Tartari”.

Nel 2012 è la volta di “Apriti sesamo“, che segna l’ultima collaborazione con Sgalambro e in cui si accentua la nota polemica nei confronti della politica, sempre in parte presente in alcuni testi del cantautore. 

Nel corso degli anni successivi Franco Battiato continua a dare concerti e nel 2015 è vittima di un incidente sul palco che gli procura la frattura del femore. Questo fatto accade pochi mesi prima della raccolta dal titolo “Anthology – Le nostre anime” (6 novembre).

Questo sfortunato incidente non ferma Battiato che ritrova l’amica Alice nel tour di successo Battiato e Alice da febbraio ad aprile 2016. L’ultimo concerto del Maestro risale al 2017 a Catania.

A fine agosto 2019, prima del ritiro dalle scene, viene annunciata l’uscita dell’ultimo album “Torneremo ancora” sorta di testamento artistico in cui Franco Battiato sembra salutare il suo pubblico, con una grande promessa.

Battiato morirà il 18 maggio del 2021 nella sua casa di Milo, dopo una lunga malattia, di cui non si è mai approfondita la natura per volere dell’artista, lasciando un vuoto artistico e umano assolutamente incalcolabile e incolmabile.

Battiato e il cinema

Franco Battiato

Nel corso della sua vita Battiato si è avvicinato alla politica e alla pittura, mostrando un grande interesse anche per la Settima Arte, ben dichiarato nella regia di alcuni video di suoi pezzi. L’esordio cinematografico vero e proprio di Franco Battiato risale al 2003, quando il cantautore dirige “Perdutoamor” in cui tra sogno e realtà il giovane protagonista attraversa le varie tappe della sua crescita personale e musicale, rievocando in parte la storia dell’artista stesso. Tenera la presenza della figura materna, alla quale il Maestro era molto legato.

Il successivo “Musikanten” (2005), presentato alla 62ª Mostra del cinema di Venezia, mette in scena gli ultimi anni di vita di Beethoven, interpretato da Alejandro Jodorowsky. Quest’ultimo recita anche nel terzo lungometraggio “Niente è come sembra” (2007), scritto con Manlio Sgalambro. Dello stesso anno è il docufilm “La sua figura” dedicato a Giuni Russo, con cui l’artista ha collaborato più volte.

Ancora docufilm è il successivo “Auguri Don Gesualdo”, sulla figura dell’intellettuale siciliano Gesualdo Bufalino. Segue poi il documentario sul tema della morte nelle tradizioni occidentali e orientali “Attraversando il Bardo” (2014), ultima sua esperienza registica, nonostante le intenzioni di realizzare “Händel – Viaggio nel regno del ritorno”, tuttavia mai prodotto.

Laura Calvo 

Filmografia

Battiato regista

  • Perdutoamor (2003)
  • Musikanten (2005)
  • Niente è come sembra (2007)
  • La sua figura (2007) – documentario sulla vita di Giuni Russo
  • Auguri don Gesualdo (2010) – documentario sulla vita di Gesualdo Bufalino
  • Attraversando il Bardo (2014) – documentario sulle esperienze post-mortem secondo le credenze buddiste
  • Händel – Viaggio nel regno del ritorno – mai prodotto

 

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