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Bruno Ganz

Biografia

Bruno Ganz è un attore svizzero che rappresenta alla perfezione la Germania, soprattutto perché ha lavorato molto con Wim Wenders ed ha fondato con Peter Stein lo “Schaubune”.

Bruno Ganz, l’ispirazione di Wim Wenders

(Zurigo, 22 marzo 1941 – Wädenswil, 16 febbraio 2019)

Bruno-Ganz

Seppur svizzero di nascita Bruno Ganz rappresenta alla perfezione la Germania, soprattutto perché ha lavorato molto con Wim Wenders ed ha fondato con Peter Stein lo “Schaubune”.

Bruno Ganz nasce a Zurigo il 22 marzo 1941 da padre tedesco e madre italiana. Debutta in teatro nel 1961 con successo, dopo aver girato solo un anno prima il suo primo film non particolarmente riuscito “Der Herr mit der schwarzen Melone”di Karl Suter.

Continua con il teatro ma in posti molto atipici quali birrerie e cinema, ed è a 23 anni che incontra a Brema il regista Peter Stein. Con lui darà vita allo Schaubühne nel 1962, una vera e propria fucina di talenti con un fortissimo impegno politico nel cuore di Berlino ovest. In quegli anni incontra Sabine Ganz, dalla cui unione nascerà nel 1972 il figlio Daniel. I due divorzieranno anni dopo.

Il ritorno e gli inizi al cinema

Il ritorno al cinema è proprio con l’amico Stein che nel 1975 lo dirige in “Sommergeste”. Lo stesso anno è nel lavoro di Jeanne Moreau “Lumiére, scene di un’amicizia tra donne”, nel cast con la regista figurano anche Lucia Bosè e Keith Carradine. Nel 1976 recita nella pellicola in costume di Eric Rohmer “La marchesa von….”.

Poi inizia un sodalizio con Wim Wenders, il regista che gli regalerà uno dei suoi ruoli più belli, anni dopo. Il loro primo lavoro insieme nel 1977 è “L’amico americano”, un noir psicologico in cui Ganz è protagonista accanto a Dennis Hopper. Mentre con l’altro grande maestro tedesco Werner Herzog è nel classico horror “Nosferatu, il principe della notte” (1978) con l’istrionico Klaus Kinski.

Lo stesso anno, nel film tratto dall’omonimo romanzo di Ira Levin “I ragazzi venuti dal Brasile”, un sempre più maturo Ganz divide il set con un mostro sacro del calibro di Sir Laurence Olivier in una storia romanzata sui crudeli esperimenti sui gemelli fatti ai tempi del nazismo dal dottor Mengele.

Successivamente si dedica a due film italiani: “Oggetti smarriti” di Bertolucci e “La storia vera della signora delle camelie” (1981) di Bolognini. Nel 1987 è la volta del cult in bianco e nero “Il cielo sopra Berlino” sempre diretto da Wenders. L’attore svizzero è un angelo in terra che con il suo amico Otto Sander guarda la capitale tedesca dall’alto dell’angelo della vittoria.

I due non possono interagire con gli uomini ma solo osservarli. Ganz finirà per innamorarsi della bella e sfortunata trapezista Solveig Dommartin e diventerà uomo, sperimentando sulla sua pelle il dolore ma anche l’amore. “Il cielo sopra Berlino” è un omaggio alla città tedesca e alla vita e vince a Cannes il premio come Miglior Film. Seguirà nel 1993 una sorta di sequel dal titolo “Così lontano, così vicino”, non altrettanto riuscito.

Gli anni ’90 e gli approcci con il cinema italiano

Bruno Ganz 4Durante gli anni ’90, Bruno Ganz si avvicina molto al cinema italiano. Infatti, nel 1991, fa parte del film a episodi di Giuseppe Tornatore, Francesco Barilli e Marco Tullio Giordana “La domenica specialmente”, al quale segue la fiction TV di Alberto Sironi “Il grande Fausto” del 1993.

Il suo lavoro più riuscito made in Italy è però “Pane e tulipani” di Silvio Soldini del 2000, in cui è un timidissimo cameriere che riuscirà a dare una nuova vita alla casalinga frustrata Licia Maglietta. Per quest’interpretazione Ganz ottiene il David di Donatello come Miglior Attore Protagonista. Negli stessi anni lavora anche con il grande regista tedesco Theo Angelopoulos in ”L’eternità è un giorno” (1998) e sarà nuovamente diretto da lui nel 2008 in “La polvere del tempo”.

È il 2004 e Ganz sta per entrare in un personaggio che più scomodo non si può: è Hitler nel film “La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler” di Olivier Hircschbiegel incentrato appunto sugli ultimi giorni di vita del dittatore nel bunker. Il suo “Fuhrer” è un uomo fragile che non riesce a vedere che la fine del suo sogno di dominio è arrivata. Non mancano polemiche per come viene raffigurato con tratti umani un uomo così terribile.

Ma la sua interpretazione da manuale gli vale una chiamata da Hollywood per una parte in “The Manchurian Candidate” di Jonathan Demme accanto a Meryl Streep nel 2004 e tre anni dopo una parte in “Un’altra giovinezza” di Coppola.

La passione tedesca

Bruno Ganz 1La grande storia tedesca contemporanea diventa una costante per Ganz. Dopo “La caduta”, gira nel 2008 il controverso film di Uli Edel sulla banda Baader Meinhof. L’attore è Horst Herold, capo dell’unità antiterrorismo dell’epoca ed è l’unico a capire cosa sta realmente succedendo negli anni di piombo. Mentre i fantasmi del nazismo ritornano in “The Reader” di Stephen Daldry dello stesso anno.

A questo punto della sua carriera, Ganz è un attore che non ha più nulla da dimostrare. Apprezzato sia a livello teatrale che cinematografico, è stato da poco nominato presidente dell’Accademia tedesca del cinema, e ha ricevuto il premio dall’Accademia europea del cinema per il contributo europeo al cinema mondiale.

Nel 2010 recita ne “La fine è il mio inizio” di Jo Beier, che racconta gli ultimi giorni del giornalista/filosofo Tiziano Terzani. Accanto a Bruno Ganz, nei panni del figlio dello scrittore Folco, l’attore Elio Germano. Nel 2011 è accanto a Liam Neeson nel serrato thriller “Unknown – Senza identità” di Jaume Collet-Serra.

Il 2013 regala a Bruno Ganz due nuove pellicole: “Treno di notte per Lisbona” del regista Bille August, tratto dall’omonimo romanzo di successo, che racconta del viaggio di un professore in Portogallo; Per Ridley Scott in “The Counselor – Il procuratore”, ispirato a un soggetto dello scrittore Cormac McCarthy, Bruno Ganz ha una piccola parte, e nella serie “The Vatican” interpreta il ruolo di papa.

Nel 2014 recita nel film “In ordine di sparizione” di Hans Petter Moland e nel 2015 in “Remember” regia di Atom Egoyan e “Heidi”, di Alain Gsponer. “La casa di Jack” per la regia di Lars von Trier nel 2018 è l’ultimo film in cui lo vediamo apparire.

Bruno Ganz ci lascia il 16 febbraio 2019 in una clinica di Wädenswil, a causa di una grave malattia.

 

Massimiliano Ponzi

Filmografia

Bruno Ganz Filmografia – Cinema

Bruno Ganz

  • Lumière, scene di un’amicizia fra donne, regia di Jeanne Moreau (1975)
  • La Marchesa von…, regia di Eric Rohmer (1976)
  • L’amico americano, regia di Wim Wenders (1977)
  • I ragazzi venuti dal Brasile, regia di Franklin Schaffner (1978)
  • Il coltello in testa, regia di Reinhard Hauff (1978)
  • La donna mancina, regia di Peter Handke (1978)
  • Nero e bianco come giorno e notte, regia di Wolfgang Petersen (1978)
  • Nosferatu, il principe della notte, regia di Werner Herzog (1978)
  • Oggetti smarriti, regia di Giuseppe Bertolucci (1980)
  • La storia vera della signora delle camelie, regia di Mauro Bolognini (1981)
  • L’inganno, regia di Volker Schlöndorff (1981)
  • Dans la ville blanche, regia di Alain Tanner (1983)
  • Il cielo sopra Berlino, regia di Wim Wenders (1987)
  • Un amore di donna, regia di Nelo Risi (1988)
  • Bankomatt, regia di Villi Hermann (1989)
  • Spalle nude, regia di David Hare (1989)
  • Children of Nature, regia di Friðrik Þór Friðriksson (1991)
  • La domenica specialmente, regia di Giuseppe Bertolucci (1991)
  • Ultimi giorni da noi, regia di Gillian Armstrong (1992)
  • Così lontano, così vicino, regia di Wim Wenders (1993)
  • A Praga, regia di Ian Sellar (1994)
  • L’eternità e un giorno, regia di Theo Angelopoulos (1998)
  • Pane e tulipani, regia di Silvio Soldini (2000)
  • La forza del passato, regia di Piergiorgio Gay (2002)
  • Luther – Genio, ribelle, liberatore, regia di Eric Till (2003)
  • La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler, regia di Oliver Hirschbiegel (2004)
  • The Manchurian Candidate, regia di Jonathan Demme (2004)
  • Vitus, regia di Fredi M. Murer (2006)
  • Un’altra giovinezza, regia di Francis Ford Coppola (2007)
  • La banda Baader Meinhof, regia di Uli Edel (2008)
  • The Reader – A voce alta, regia di Stephen Daldry (2008)
  • La polvere del tempo, regia di Theodoros Angelopoulos (2008)
  • Der grosse Kater, regia di Wolfgang Panzer (2009)
  • Giulias Verschwinden, regia di Christoph Schaub (2009)
  • Taxiphone, regia di Mohammed Soudani (2010)
  • La fine è il mio inizio, regia di Jo Baier (2010)
  • Unknown – Senza identità, regia di Jaume Collet-Serra (2011)
  • Sport de filles, regia di Patricia Mazuy (2011)
  • Treno di notte per Lisbona, regia di Bille August (2013)
  • The Counselor – Il procuratore, regia di Ridley Scott (2013)
  • Michael Kohlhaas, regia di Arnaud des Pallières (2013)
  • In ordine di sparizione, regia di Hans Petter Moland (2014)
  • Remember, regia di Atom Egoyan (2015)
  • Heidi, regia di Alain Gsponer (2015)
  • In zeiten des abnehmenden lichts, regia di Matti Geschonneck (2017)
  • The Party, regia di Sally Potter (2017)
  • La casa di Jack (The House That Jack Built), regia di Lars von Trier (2018)

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