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Esterno notte (2022)

Recensione

Esterno notte: come una tragedia greca

Esterno notte film

La struttura di “Esterno notte” è quella di una tragedia greca: il coro si insinua nella narrazione e ne costituisce la trama in un continuo iter di rimandi e salti temporali. Sfilano una serie di personaggi globalmente ben costruiti sulla base di tutte valide prove attoriali: un giovane Cossiga, già minato dalla bipolarità e da una vita subita in modelli imposti (la carriera fulminante negli studi, un matrimonio combinato, uno stuolo di tirapiedi nostalgici fascisti e piduisti); Adriana Faranda (giovane ex movimentista approdata alla lotta armata per l’impossibilità di riflettere sugli inevitabili compromessi della vita); Valerio Morucci e Mario Moretti (entrambi dalla mente che si muove come una vanga, laddove nel primo gli ideali approdano ad una sorta di consapevolezza del martirio, nel secondo sembrano sfuggire ad ogni razionale riflessione per come sembrano obbedire a dei diktat… ma di chi?); Eleonora Moro, una Margherita Buy che riesce nella non facile impresa di non cambiare espressione nel corso di tutto il film, egregio emblema della dimensione medio borghese in cui viveva la famiglia di Aldo Moro stretta fra le maglie di una DC ancora totale ostaggio degli USA e del grande capitale; Paolo VI, ben ritratto nella sua autistica dimensione da un Servillo che, forse proprio per non essere all’altezza di altre sue interpretazioni, rende brillantemente l’insipienza del personaggio; e infine Andreotti, splendida prova diabolica, che, forse, non apre bocca in tutto il film: in fondo, che cosa ha da dire il demonio? chi distrugge lo fa in silenzio… Questo è il coro.

Esterno notte (2022)

Ma c’è da riflettere su chi siano, rispettivamente, protagonista e deuteragonista: se Moro o Bellocchio. Il primo, imprigionato nella consapevolezza di un ruolo di mediatore, da sempre, tra sponde fra loro incommensurabili: quella di Fabrizio Gifuni non è l’esegesi di Moro, è il Moro pensato, sentito da chi lo ha subìto prima e pianto poi, magistrale la sua interpretazione in cui, alla fine, chiede di essere assolto per la rabbia che prova e la paura della morte.

La maturità espressiva di Marco Bellocchio

Esterno notte film

Marco Bellocchio, ormai al di là delle suggestioni di un ventennio fa (vien da sorridere pensando a “Buongiorno notte”, da parte di un regista sessantenne, quasi un’opera giovanile rispetto a “Esterno notte”), in realtà ne ripropone la visionarietà, l’onirismo, laddove, con piena maturità espressiva, traduce gli stati d’animo, le segrete speranze, forse nemmeno del tutto oggetto di consapevolezza, da parte di un popolo, anche (specie) quello della sinistra, in un epilogo ‘felice’.

Bene ha fatto Bellocchio a non indulgere a rimandi circa l’intrico, tuttora inestricabile, di pressioni, influenze (CIA, Stasi, OLP, servizi segreti di parecchi paesi) che è stato dietro a tutta la vicenda, emerso dalle varie Commissioni Moro e dalla (ancora parziale) rivelazione di Segreti di Stato.

Erano anni di piena Guerra Fredda e l’unico elemento certo di tutta questa storia è stata l’esistenza di uno, o forse più complotti; ma paralleli o alla fonte delle BR? Ne sarebbe venuta fuori un’altra “Casa di Carta”, ovvero una serie autentica. Ne abbiamo anche troppe.

Forse il vero protagonista del film è proprio il binomio Bellocchio/popolo italiano, popolo che si stava preparando, al tramonto della Prima Repubblica, alla fine del trentennio post-bellico, per certi versi eroico e che ha visto, in Moro, uno degli artefici indiscussi, nel bene e nel male.

Le reazioni del pubblico

Fuori dalla sala: pubblico insolitamente composto da una maggioranza di ‘singoli’ che indulgono a lungo sui titoli di coda, qualche occhio lucido, si esce alla spicciolata. Poi, all’esterno, il crepuscolo caldo, l’improbabile luminaria natalizia del bar attiguo alla storica sala cinematografica, pochi turisti smagati in infradito e shorts. Sono passati 44 anni dalla vicenda narrata in “Esterno notte” e viene da pensare che sia servita, almeno, a far riflettere su quella generazione che era riuscita a farsi suggestionare dalle tante follie degli anni ’70, una per tutte la ‘rivoluzione culturale’ di Mao. Andiamo avanti. Forse…

Leonardo Fei

Trama

  • Regia: Marco Bellocchio
  • Cast: Fabrizio Gifuni, Margherita Buy, Toni Servillo, Fausto Russo Alesi, Daniela Marra, Gabriel Montesi, Paolo Pierobon, Fabrizio Contri, Pier Giorgio Bellocchio, Antonio Piovanelli, Bruno Cariello, Gigio Alberti, Emmanuele Aita, Alessandro Carbonara, Gloria Carovana, Tim Daish, Vito Facciolla, Lorenzo Lavia, Davide Mancini, Mattia Napoli, Michele Ragno, Francesco Rossini, Bebo Storti, Federico Torre, Lidia Vitale Formato
  • Genere: Drammatico
  • Durata: 165 minuti
  • Produzione: Italia, Francia, 2022
  • Distribuzione: Lucky Red
  • Data di uscita: 9 giugno 2022

Esterno notte posterEsterno notte” è un film diretto da Marco Bellocchio, incentrato sugli eventi legati al rapimento Moro, momento storico già affrontato dal regista in “Buongiorno, notte”.

Esterno notte: la trama

Nel 1978 l’Italia vive una sorta di guerra civile che vede da una parte le Brigate Rosse e dall’altra lo Stato. Per la prima volta in un paese occidentale vediamo la presenza di un governo sostenuto dal Partito Comunista (PCI), in un’epocale alleanza con la Democrazia Cristiana (DC).

Aldo Moro, il Presidente della DC, è il principale responsabile di questo accordo. Il 16 marzo 1978, giorno dell’insediamento del governo Aldo Moro viene rapito con un agguato che uccide l’intera scorta. La prigionia del politico durerà cinquantacinque giorni, periodo in cui il politico scriverà delle lettere e i brigatisti dei comunicati. Ogni trattativa risulterà vana e al termine dei cinquantacinque giorni il cadavere di Moro verrà abbandonato in un’automobile nel pieno centro di Roma, esattamente a metà strada tra la sede della DC e quella del PCI.

Trailer

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