Eco Del Cinema

Chi sei? (1974)

Recensione

Chi sei?: plagio o perla del satanismo italiano?

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Tra le pieghe della cinematografia italiana di serie B si celano, a volte, delle sorprese. “Chi sei?” (1974) del greco Ovidio G. Assonitis è tra queste. Un film condannato per plagio e dannato dalla critica, che è giunto il momento di recuperare.

Chi sei? (1974)

Gli anni di Satana

Tra l’agosto e il dicembre del 1969 le speranze di Woodstock si schiantarono prematuramente contro la cruda realtà degli anni Settanta. Furono i mesi dell’omicidio di Sharon Tate ad opera della “family” di Manson, recentemente ricordato e “vendicato” da Quentin Tarantino in “C’era una volta a… Hollywood“; ma anche delle violenze degli Hell’s Angels, gli “Angeli dell’Inferno”, al festival rock di Altamont. Il conto finale di quell’“anticoncerto” fu di innumerevoli feriti e quattro morti, tra cui il diciottenne afroamericano Meredith Hunter, ucciso a coltellate. Era il tramonto di una speranza, di una generazione… e di una certa Hollywood.

Il cinema reagì immediatamente al clima di disillusione e terrore che costituiva “l’altra faccia” del Sessantotto, e nel giro di otto anni uscirono nelle sale i tre cardini del nuovo horror “satanico” codificato: “Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York” del 1968 di Roman Polanski, “L’esorcista” del 1973 di William Friedkin, “Il presagio” del 1976 di Richard Donner. Mentre questo avveniva oltreoceano, la stessa atmosfera di tensione cominciava ad avvertirsi anche in Italia. Tra rip-offs dei nuovi grandi classici americani e film sbrigativamente etichettati di serie B, il panorama nostrano di quegli anni ha alcune sorprese da riservare. Tra queste, il deprecato “Chi sei?” (1974) di Ovidio Gabriele Assonitis e Robero d’Ettorre Piazzoli (con gli pseudonimi, rispettivamente, di O. Hellman e R. Barrett).

Le sfortune di un “plagio”

Si tratta di una produzione italo-americana, girata tra Roma (interni, Incir De Paolis Studios) e San Francisco (esterni), per un cast internazionale con Gabriele Lavia e Juliet Mills nei ruoli di protagonisti. Presentato negli USA nel 1975 con il titolo di “Beyond the Door”, il film si rivelò un inatteso successo al botteghino. Tuttavia, la sua reputazione non andò di pari passo con il favore del pubblico: la Warner Bros. intentò causa alla FMI, che si occupò della distribuzione nelle sale americane, perché il film risultò “troppo derivativo” de “L’esorcista”, e la critica internazionale fu compatta nel bocciare le prove di regia, montaggio e recitazione.

Roger Ebert arrivò a parlare del film come di scary trash (immondizia horror). Ma oggi, a decenni di distanza, la lenta riscoperta di quel singolare mélange di Polanski e Friedkin ci permette, forse, di riappropriarci di un grande e misconosciuto esempio del nostro cinema di genere.

Un esorcismo senza preti

Una donna incinta del demonio come Rosemary, e una donna posseduta, e agita, come Linda Blair. Non mancano i riferimenti espliciti: dall’amplesso rituale di Polanski alle fluttuazioni, alle teste che si girano di 180 gradi e alle oscenità verbali del film di Friedkin. Né, d’altro canto, mancano le scene davvero originali e sinceramente ispirate, come quando i giocattoli nella camera dei figli di Jessica si animano inosservati. Notevoli, peraltro, anche il montaggio di Angelo Curi (con i suoi fermoimmagine inattesi e psichedelici, i suoi numerosi flashback e i suoi giochi con le progressioni temporali – si pensi alla famosa scena delle scale) e la musica “70’s groove” di Franco Micalizzi. Ma il maggiore elemento di novità consiste nell’assenza della figura centrale de “L’esorcista”: il prete della locandina, il punto di salvezza e benevolenza che rende vivibile un mondo dove una ragazza innocente può essere sottoposta a tanto strazio, è assorbito nella triade “umana” del medico scettico, del marito inerte e del guru satanista. Ne emerge uno scenario di straordinario nichilismo, dove, però, si può ancora trovare una maglia nel piano atemporale del demonio: un atto immotivato, casuale, irresistibile, d’amore, quello con cui agli estremi dei dieci anni del film Dimitri salva la giovanissima (e poi giovane) Jessica dalla sorte di Rosemary.

Rimasto in bilico tra la vita e la morte, servo ribelle di Satana, Dimitri è un personaggio inquieto, misterioso, ed è la perfetta immagine di un film enigmatico che non dà risposte, ma apre mille possibilità interpretative. Un plagio, senz’altro… e una perla dimenticata del nostro cinema.

Lorenzo Maselli

Trama

  • Regia: Ovidio G. Assonitis, Richard Barrett
  • Cast: Richard Johnson, Juliet Mills, Gabriele Lavia, Nino Segurini, Barbara Fiorini, Carla Mancini, Vittorio Fanfoni, Elizabeth Turner
  • Genere: Drammatico
  • Durata: 93 minuti
  • Produzione: Italia 1974

chi sei? loc“Chi sei?” è un film horror italiano di respiro internazionale, diretto da Ovidio G.Assonitis e Richard Barrett.

Chi sei?: una gravidanza difficile

Jessica (Juliet Mills), madre di due figli e moglie del produttore discografico Robert Barrett (Gabriele Lavia), scopre di essere rimasta incinta per la terza volta nonostante le precauzioni adottate. La sua gravidanza procede a ritmi antifisiologici e il bambino è già cresciuto di quattro mesi dopo pochissime settimane dal suo ultimo ciclo mestruale.

Parallelamente alla gestazione, la donna comincia ad esibire una sintomatologia senza precedenti, che finisce per assumere tutti i connotati della possessione demoniaca. Spetterà al marito salvarla, con l’aiuto del medico di famiglia (Nino Segurini) e, ancor più, di una vecchia fiamma di Jessica, il guru satanista Dimitri (Richard Johnson).

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