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Wolf Call – Minaccia in Alto Mare (2019)

Recensione

Wolf Call – Minaccia in alto mare – Recensione: ci vuole orecchio

Still 1 wolf call minaccia in alto mare

Ambientato in un futuro molto prossimo nel quale è in corso una non meglio precisata guerra tra la Russia e altre parti del mondo, “Wolf Call – Minaccia in alto mare” si concentra sulle vicende dell’equipaggio di un sottomarino francese. Durante delle operazioni di recupero di alcuni sommozzatori, l’addetto al sonar sente dei suoni che non riesce a riconoscere. La cosa, data la sua enciclopedica conoscenza in materia, lo lascia perplesso. Il ragazzo, infatti, è solito identificare con abilità i modelli dei mezzi nemici, arrivando a riconoscere e sfruttare dettagli come il numero delle pale o la categoria di motore dei sommergibili grazie al tipo di rumore che producono. Da qui inizierà una ricerca sull’origine della traccia che avrà conseguenze imprevedibili.

Wolf Call – Minaccia in Alto Mare (2019)

L’incipit di questa produzione francese è un meccanismo molto ben congegnato. Nelle prime scene viviamo in prima persona insieme a tutto l’equipaggio la tensione di un’operazione che sembra volgere al peggio. Purtroppo tanto quanto funzionano le cose mentre siamo sottocoperta, con una valida regia claustrofobica il giusto e una buona resa dello spirito di cameratismo che può instaurarsi in quelle condizioni, tanto la sospensione dell’incredulità salta nel momento in cui il sottomarino emerge in superficie.

Il sottogenere di film bellici (sotto)marini è tanto interessante quanto poco sfruttato, poche le pellicole che negli ultimi anni hanno usato con arguzia il tema, “Caccia a Ottobre Rosso” primo su tutti. L’idea di fondare tutta la trama sulle abilità auditive del protagonista è intelligente e interessante. Mentre tenta di riconoscere la traccia nemica possiamo sentire la tensione che prova, con l’equipaggio tutto che aspetta una sua parola per capire il da farsi.

Wolf Call – Minaccia in alto mare: anche l’occhio vuole la sua parte

Still 2 wolf call minaccia in alto mare

Quello che però inizia lasciandoti intendere che potrebbe evolversi come un intricato film di spionaggio acustico degenera (purtroppo?) nel classico action dove la posta in gioco è il destino dell’umanità. I primi sentori della svolta si possono avvertire già dalla prima scena, pochi minuti dopo i titoli di testa, nella quale il sottomarino emerge. A causa di un attacco da parte di un elicottero, che sganciando bombe mette a repentaglio la vita dell’equipaggio, il comandante è costretto ad aprire il boccaporto per lanciare un missile con un bazooka verso il nemico. Seppur basandosi su un’ottima idea, Abel Lanzac, il regista, preferisce quindi rientrare rapidamente nei classici canoni del film d’azione.

Volto di tutta l’operazione, filmica e non, è François Civil, che insieme ai co-protagonisti Omar Sy, Mathieu Kassovitz e Reda Kateb, ben assume i panni del giovane militare disposto a sacrificare tutto alla ricerca della verità.

Il ritmo è serrato, la recitazione è valida e la regia congrua, e per quanto surreale, fino a metà della storia il meccanismo funziona a dovere.  Il risultato finale ricorda però più, per quanto ben fatto, un puro film d’azione che una pellicola bellica.

Federico Renis

Trama

  • Titolo originale: Le chant du loup
  • Regia: Abel Lanzac
  • Cast: François Civil, Omar Sy, Reda Kateb, Mathieu Kassovitz, Paula Beer, Etienne Guillou-Kervern
  • Genere: Drammatico, colore
  • Durata: 115 minuti
  • Produzione: Francia, 2019,
  • Distribuzione: Adler Entertainment
  • Data di uscita: 27 giugno 2019

Wolf Call – Minaccia in alto mare poster ita“Wolf Call – Minaccia in Alto Mare” è il film d’esordio di Abel Lanzac, pseudonimo di Antonin Baudry. Nel 2010 Lanzac scrisse insieme a Christophe Blain il graphic novel che lo rese celebre (in Italia edito per Coconino Press), da cui nel 2013 venne realizzato l’omonimo riadattamento cinematografico “Quai d’Orsay” diretto da Betrand Tavenier, che ottenne il Premio per la Miglior Sceneggiatura al San Sebastián International Film Festival del 2013, e le Nomination come Migliore Sceneggiatura e Miglior Adattamento Cinematografico, rispettivamente ai Festival nazionali Francesi Lumiere Awards e César Awards.

Wolf Call – Minaccia in Alto Mare: il thriller dell’abisso

Un sottomarino nucleare in missione segreta al largo della costa siriana è responsabile del recupero di un commando francese. A bordo della nave, dotata di un’acustica in grado di identificare il minimo rumore sul fondo del mare, tutta la responsabilità della missione è convogliata in un giovane uomo con il raro dono di distinguere ogni suono che sente. Quest’uomo, considerato infallibile, commette, però, un errore che fa scoprire la posizione del sottomarino francese ai nemici, mettendo l’intero equipaggio in pericolo di morte.

Nel mondo della deterrenza nucleare e della disinformazione e braccati da una fregata da guerra iraniana, la situazione si farà sempre più drammatica e il giovane dall’orecchio d’oro cercherà in tutti i modi di riguadagnarsi la fiducia dei suoi compagni nel tentativo di salvare l’intera flotta.

Il giovane François Civil – che ha interpretato nel 2014 Papillon nel film “Necropolis – La città dei morti” di John Erick Dowdle – è affiancato da attori come Omar Sy (“Quasi amici – Intouchables“, 2011, di Olivier Nakache e Éric Toledano,”Transformers – L’ultimo cavaliere“, 2017, di Michael Bay), e Reda Kateb, conosciuto per le sue interpretazioni in “Lost River” del 2014 di Ryan Gosling e “Il profeta” del 2009 di Jacques Audiard.

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