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Un sacchetto di biglie (2016)

Recensione

Un sacchetto di biglie – Recensione: un film didattico sul dramma dell’Olocausto

Un sacchetto di biglie review

Siamo nel 1942 e gli ebrei francesi sono ben coscienti dei rischi che corrono. Lo sono anche tutti i membri della famiglia Joffo che cercano di riparare a Nizza dove credono di essere al sicuro. I due genitori mandano i due fratellini Joseph (Dorian Le Clech) e Maurice (Batyste Fleurial Palmieri) da soli in viaggio, per poi ritrovarsi tutti insieme. I due ragazzini affrontano la separazione come una straordinaria avventura, inconsapevoli che è solo l’inizio di una lotta per la sopravvivenza.

Il film, tratto dall’omonimo romanzo scritto dallo stesso Joseph Joffo è il secondo adattamento per il cinema – il primo risale al 1975 per la regia di Jacques Doillon – ed è perfetto per far conoscere a un pubblico più giovane il dramma dell’Olocausto senza troppi traumi.

Il regista Christian Duguay dirige un’opera lineare di chiara matrice letteraria

Di film su questa tema ne sono stati girati tanti, dalla favola di Benigni “La vita è bella” al sublime “Il figlio di Saul”; per questa ragione è difficile raccontare ancora una volta questo drammatico capitolo della storia dell’umanità colpendo la fantasia dello spettatore. Ci riesce parzialmente il regista e montatore del Christian Duguay. La narrazione è molto pulita e lineare, senza guizzi, ma sicuramente rigorosa.

Il punto di vista scelto è quello dei due piccoli che si ritrovano a crescere molto prima del tempo. Il regista prende letteralmente per mano Dorian Le Clech e Batyste Fleurial Palmieri come se lui stesso fosse il padre Roman (Patrick Bruel).

Un sacchetto di biglie scena film

“Un sacchetto di biglie” è un film sul potere dei legami familiari più che sull’Olocausto. Non ci sono immagini traumatizzanti e anche il tema politico è una sottotraccia che non domina. Tutto questo è per certi versi un elemento di forza, per altri di debolezza. Il regista viene da una lunga carriera televisiva e dalla regia di “Belle e Sebastian – L’avventura continua“. Reduce da una storia dedicata ai più piccoli, Duguay sembra seguire una narrazione senza chiari scuri, prediligendo nella tavola dei colori toni pastello, perfetti per un pubblico meno maturo.

Un sacchetto di biglie: un film corale con due straordinari piccoli interpreti

“Un sacchetto di biglie” deve la sua forza, oltre che alla regia, anche alla spontanea recitazione di Dorian Le Clech e Batyste Fleurial Palmieri. Senza alcun dubbio il visino del primo e la perfetta chimica tra i due bucano lo schermo. Sono in parte anche tutti gli altri membri del cast a cominciare dal padre (Patrick Bruel) e dalla madre (Elsa Zylberstein) fino ad arrivare ai due fratelli più grandi. Sono, infine, una ciliegina sulla torta, le piccole ma essenziali parti del dottor Rosen (Christian Clavier) e del brutale ufficiale delle SS Alois Brunner (Holger Daemgen).

Pur non lasciando senza fiato “Un sacchetto di biglie” è un film perfetto per il Giorno della memoria, sull’infanzia rubata e sulla forza delle proprie radici.

Giulia Sessich

Trama

  • Titolo originale: Un sac de billes
  • Regia: Christian Duguay
  • Cast: Dorian Le Clech, Batyste Fleurial, Christian Clavier, Elsa Zylberstein, César Domboy, Patrick Bruel, Kev Adams, Lucas Prisor, Ilian Bergala
  • Genere: Drammatico, Colore
  • Durata: 110 minuti
  • Produzione: Francia, 2016
  • Distribuzione: Notorious Pictures
  • Data di uscita: 18 Gennaio 2018

Un sacchetto di biglie loc def“Un sacchetto di biglie” è un film tratto da una storia vera che inizia nel 1941: i protagonisti sono Maurice e Joseph, due piccoli fratelli ebrei che vivono a Parigi. I giovani devono affrontare il duro periodo della Seconda guerra mondiale e sono costretti a girare per tutta la Francia, occupata dai tedeschi, per cercare di sfuggire alla barbarie e alla violenza dei nazisti. Seguendo le indicazioni degli amati genitori, non rivelano per alcun motivo di essere ebrei: Joseph non si separa mai dalle sue adorate biglie che pensa siano una sorta di talismano magico contro la malvagità dei nemici e che racchiudano la spensieratezza e i ricordi della vita felice con la sua famiglia.

Maurice e Joseph intraprendono un viaggio verso il sud del Paese che segna l’inizio di un vero e proprio percorso di crescita interiore. Durante la loro avventura, tra incontri fortuiti, imprevisti, difficoltà e sorprese inaspettate, renderanno ancora più forte e solido il loro legame fraterno, aiutandosi l’un l’altro per sfuggire dal male, rappresentato dallo spietato Alois Brunner, membro delle SS incaricato del rastrellamento nella città di Nizza. Il comandante tedesco, rinchiuso nel suo quartier generale, l’Hotel Excelsior, ha un unico obiettivo: arrestare e far deportare 30.000 ebrei.

I due fratelli devono cercare di sopravvivere nell’inferno e combattere l’antisemitismo e il razzismo usando l’arma più potente a loro disposizione: la mente. Con un pizzico di malizia, ingegno e coraggio, il duo tenta di sfuggire all’orrore della guerra per ricongiungersi i loro cari.

Un sacchetto di biglie: la guerra vista con gli occhi dei bambini

Il regista Christian Duguay, nonché direttore della fotografia e compositore di origine canadese, ha espressamente dichiarato di aver scelto di adattare il libro “Un sacchetto di biglie” perché è una storia che parla di problemi senza tempo, come il razzismo, l’oppressione e l’immigrazione. Il punto di forza del film è sicuramente il punto di vista che il director ha scelto di adottare per descrivere i terribili eventi, quello di due bambini, Maurice e Joseph, che forniscono alla narrazione uno sguardo fresco, puro, ancora non corrotto dai vincoli e dai pensieri dell’essere adulti.

Duguay con “Un sacchetto di biglie” ha voluto mostrare sul grande schermo come due ragazzini percepiscono e vivono il mondo, senza altre mediazioni narrative: solo due giovani innocenti, immessi con forza in una realtà malvagia, piena di orrore e difficoltà che li costringerà a crescere prima del previsto ma anche a rafforzare il loro legame.

Trailer

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