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Un figlio di nome Erasmus (2020)

Recensione

“Un figlio di nome Erasmus” e le ottime premesse che si perdono nel corso del film

Un figlio di nome Erasmus

“Un figlio di nome Erasmus” è quel film nel quale 4 ottimi attori italiani si muovono in una storia dai tratti prevedibili e banali. Ecco che il risultato può non essere dei migliori. Per quanto da Luca Bizzarri a Paolo Kessisoglu, da Ricky Memphis a Daniele Liotti, ognuno riesce a interpretare con verosimiglianza e naturalezza il proprio personaggio, la pellicola manca di quelle svolte narrative che rendono un racconto ben costruito. Una trama divertente, uno spunto che può considerarsi originale, ma che si perde nella poca chiarezza di intenti. Il film non è né demenziale, né prettamente comico, né drammatico. Per quanto un insieme di generi o la così detta commedia drammatica sia uno stile vincente e che, con leggerezza, porta anche a riflettere, non lo si raggiunge mettendo insieme scene profonde e simpatiche.

“Un figlio di nome Erasmus” disorienta nella semplicità di rappresentare il viaggio di 4 personaggi ben caratterizzati e costruiti. Il film è una commedia leggera che ha, in particolare, l’unico difetto di rendere evidente fin da subito come andrà a finire. Per quanto la mescolanza di generi possa essere accettabile, anche se non necessaria, volta più a confondere che a dare un senso alla storia, la trama ricca di situazioni e scene banali toglie al film tutto ciò che l’interpretazione e la sceneggiatura gli conferisce. Ma non è solo il finale ad essere già scritto tra le righe, ma intere sequenze, tanto da portare lo spettatore e distrarsi. Seguendo le tipiche regole della commedia italiana del nuovo millennio, il film si focalizza sul concetto della paternità, sull’importanza dei rapporti, dei legami di sangue e sulla libertà di essere se stessi. 

Un film scritto in ogni forma

Un figlio di nome Erasmus

Che il viaggio di “Un figlio di nome Erasmus” non sia solo geografico è chiaro: si tratta di un viaggio interiore, breve e, appunto, intuibile già prima che il film superi il 20º minuto. Il concetto dell’essere se stessi è preponderante nel film, per quanto la consapevolezza e scoperta di sé risultino po’ improvvise. Ogni personaggio è metafora di una condizione umana: il prete moderno “per finta” che confonde la religione con un’imprenscindibile bontà d’animo; l’immaturo e inaffidabile bambino cresciuto, che ha forse davvero esagerato; il manager che vede in chiunque un musicista sfortunato e affezionato ai cantautori di un tempo, e infine, un futuro politico con la passione per la fotografia, stretto nella morsa di una promessa sposa isterica con un suocero che lo fa sentire inutile e insignificante.

Aggiungere a questo la comune la possibilità di un figlio di vent’anni rende la trama adeguata a un racconto che tra leggerezza e dramma fa crescere i personaggi dandogli il giusto coraggio. Ma il film nel tentare di farlo non aggiunge nient’altro, nessuna sorpresa, poca emozione e solo qualche battuta ben riuscita. Spensierato ma inverosimile, gli attori regalano al film un aspetto divertente e dolce nel rappresentare i rapporti interpersonali, d’amicizia e d’affetto. Una fotografia non brillante, ma ottima nel mostrare i luoghi del Portogallo tra natura, centro storico e tipici colori di interni ed esterni, e una regia piuttosto lineare, completano un film che aveva le premesse per raccontare davvero qualcosa, ma che risulta una storia già vista, con un finale preannunciato.

Giorgia Terranova

Trama

  • Regia: Alberto Ferrari
  • Cast: Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Ricky Memphis, Daniele Liotti, Carol Alt, Giorgio Gobbi, Giulia Galiani
  • Genere: Commedia, colore
  • Durata: 104 minuti
  • Produzione: Italia, 2019
  • Distribuzione: Eagle Pictures
  • Data di uscita: n/d

Un figlio di nome Erasmus posterCon “Un figlio di nome Erasmus”, il duo comico di “Camera Café“, formato da Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, torna in una nuova commedia all’italiana.

Un figlio di nome Erasmus: quattro amici alle prese con un figlio inaspettato

Pietro, Enrico, Ascanio e Jacopo, quattro amici quarantenni, vengono chiamati a Lisbona per il funerale di Amalia, la donna che tutti e quattro hanno amato quando si trovavano in Portogallo per l’Erasmus.

Ritrovatisi, ricevono una notizia che sconvolgerà le loro vite: Amalia ha un figlio, concepito con uno di loro. Solo, non hanno idea su chi tra loro quattro sia il padre.

Mentre aspettano i risultati del test del DNA, i quattro decidono di mettersi alla ricerca di questo misterioso figlio, ormai ventenne. Intraprendono così un viaggio rocambolesco ed emozionante in Portogallo, sulle orme di un passato vissuto vent’anni prima, alla ricerca di loro stessi e, per uno solo di loro quattro, di una inaspettata paternità.

Curiosità

Alberto Ferrari, con “Un figlio di nome Erasmus”, torna al cinema dopo una lunga assenza. I suoi due lungometraggi precedenti sono stati “Tra due donne” del 2001 e “La terza stella” del 2005. Da allora, si è dedicato alla regia di numerosi episodi delle serie televisive “Distretto di Polizia” e “I misteri di Laura“.

Le riprese di “Un figlio di nome Erasmus” sono iniziate a giugno 2019 a Fiumicino (Roma), dopodiché il set si è spostato per sette settimane in Portogallo.

Ricky Memphis e Daniele Liotti si uniscono alla coppia fissa formata da Luca e Paolo per comporre il gruppo dei quattro amici protagonisti, mentre Carol Alt interpreta una professoressa conosciuta dai quattro ai tempi dell’Erasmus.

Trailer



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