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Trois jours et une vie (2019)

Recensione

Trois jours et une vie – Recensione: un polar atipico tratto dall’omonimo romanzo Pierre Lemaître

Trois jours et une vie review film

In un piccolo villaggio delle Ardenne, nei giorni precedenti al Natale scompare un bimbo. Tutta la cittadinanza è coinvolta nelle ricerche del piccolo. Il responsabile rimarrà sconosciuto per molti anni, ma alla fine ci sarà la resa dei conti.

Parte al contrario il film di Boukhrief, con la scoperta dell’assassino del piccolo Rèmi, che altri non è che il suo miglior amico Antoine di non molto più grande. Una cosa è certa in questo caso non ci sono rischi di spoiler, perché il mistero non c’è. Del resto, tutta la narrazione è basata sull’atmosfera poco cristallina della vita nel posto piccolo e claustrofobico in stile Twin Peaks, con cui peraltro lo scenario condivide anche i boschi dall’aspetto minaccioso.

Il giovane protagonista, interpretato da Jeremy Senez, è innamorato follemente della sorellina della vittima ed è legatissimo al cane della loro famiglia. La morte improvvisa dell’animale e l’amore non corrisposto faranno da detonatore per la tragedia. Fondamentalmente, l’opera è divisa in due (o forse tre) parti, non tutte ugualmente ben riuscite. Spacca la prima, con i tormenti e i sensi di colpa di Antoine, che uccide per errore il suo amichetto e ne nasconde il cadavere nel bosco. Senez è assolutamente in parte e riesce entrare perfettamente nel personaggio. Altrettanto bravi, tutti gli altri protagonisti giovani. Ottima anche la lettura in chiave quasi horror della tempesta che devasta il luogo, un evento di grande valenza metaforica, che funziona perfettamente per la ricostruzione psicologica dei personaggi.

Nicolas Boukhrief dirige un’opera riuscita solo in parte, confondendo lo spettatore nel salto temporale del finale

Il regista, seguendo il romanzo dell’autore alla lettera, passa bruscamente dal passato al presente senza alcun senso apparente. Ci ritroviamo Antoine adulto (Pablo Pauly), diventato medico e pronto a partire per l’Egitto.

Un passaggio velocissimo verso il finale che chiude la storia con il trionfo del senso di colpa che ha segnato tutta la sua esistenza. Si ha l’impressione che quello che non funziona nella pellicola derivi direttamente dagli stessi punti di debolezza dell’opera letteraria. Del resto, lo stesso autore del romanzo ne firma la sceneggiatura. Evidentemente è proprio questo il problema di quest’opera, che pur avendo un cast all’altezza, non riesce a decollare nella trasposizione cinematografica.

Ivana Faranda

Trama

  • Regia: Nicolas Boukhrief
  • Cast: Sandrine Bonnaire, Pablo Pauly, Charles Berling, Philippe Torreton, Margot Bancilhon, Jeremy Senez, Dimitri Storoge, Arben Bajraktaraj, Yoann Blanc, Igor van Dessel
  • Genere: Drammatico, colore
  • Durata: 120 minuti
  • Produzione: Francia, Belgio, 2019

Trois Jours et une vie film“Trois jours et une vie” è un film di Nicolas Boukhrief, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2019 in Selezione Ufficiale.

Tinte noir per un dramma psicologico

Con “Trois jours et une vie”, tratto da un best seller di Pierre Lemaitre, il regista Nicolas Boukhrief realizza un dramma psicologico francese a tinte noir. In una realtà provinciale tra Francia e Belgio, ossia in un piccolo villaggio minerario delle Ardenne, il giorno di Natale del 1999, scompare un bambino di sei anni, di nome Rèmi. Non sarà mai più ritrovato e l’unico a saperne la motivazione è un suo amico vicino di casa, ossia Antoine, di dodici anni.

Nel paese si crea un clima di forte tensione, i rapporti tra vicini si complicano, un’umanità di provincia rurale affronta questa prova sullo sfondo di una tempesta meteorologica importante e la graduale scoperta di segreti e dolori sopiti da tempo.

Trailer

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