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The Farewell – Una bugia buona (2019)

Recensione

The Farewell – Una Bugia Buona – Recensione: i cinesi americani e il loro retaggio culturale

The Farewell - Una Bugia Buona review

Le storie di famiglia affascinano sempre e si è sempre tutti curiosi di sapere cosa avviene in tutte le altre famiglie di tutte le altre culture del globo.

Questo film ci soddisfa per questo ma per poco altro. Certo alla fine ci si rende conto che le modalità del cuore sono simili ovunque e quelle piccole differenze tra paese e paese non possono che divertire.

La scrittrice e regista Lulu Wang realizza questa intima narrazione con “Farewell – Una bugia buona”, da un soggetto e sceneggiatura propria. Parla della sua cultura, quella cinese, e di come gli emigrati dalla sua terra negli Stati Uniti vivano una sorte di dicotomia per cui il loro nuovo stile di vita americano sembra possedere più valore se non ci si dimentica del tutto il proprio retaggio atavico, ossia della millenaria e tradizionale cultura cinese.

Nella storia la giovane Billi ( Awkwafina), vive sola in una New York difficile da sostenere, tenta senza successo di ottenere una borsa culturale per le sue aspirazioni artistiche e non riesce a pagare gli affitti del miniappartamento in cui risiede. Anche se ha lasciato la Cina all’età di sei anni, ha continuato per i vent’anni trascorsi, a mantenere rapporti con la famiglia di origine e soprattutto con la adorabile nonna, Nai Nai (Zhao Shuzhen). Quando si scopre che questa è ammalata gravemente e che le restano tre mesi di vita, tutti decidono di tornare a Changchun e ricongiungersi con lei per darle un saluto estremo. Per non far capire all’anziana il motivo della loror presenza le comunicano che il rincontro familiare globale viene organizzato in occasione del matrimonio del nipote Hao Hao (Hang Chun).

La bellezza di una cultura altra e di tutte le sue usanze

Farewell - Una bugia buona film

Il massimo godimento della pellicola si ha proprio da come viene presentata questa tipica famiglia cinese, i rapporti parentali, i sentimenti generati dalla lontananza degli individui che emigrano e che tornano solo per visite saltuarie, le modalità con le quali si organizzano feste, set fotografici, scherzi nella tradizione culturale propria, giochi di società e l’uso di un lessico familiare. Altro pregio è che gli attori hanno connotati minimalisti, siamo lontani dalle fisionomie patinate degli eroi delle saghe di Ang Lee.

Awkwafina è una giovane cinese un po’ goffa col suo faccione tondo e la voce roca, ma i suoi sentimenti sono nobili e per tutta la vicenda sempre si domanda se sia giusto mentire all’amata nonna o se sarebbe più giusto costruire un rapporto fatto da una compassione più autentica. Tutti gli altri della sua famiglia ci donano la freschezza di un atteggiamento realistico e quello che ci diverte di più è il giovane Hao Hao, spassosissimo quando si ubriaca in occasione del pranzo del suo matrimonio e a seguito di un gioco da tavolo in cui tutti partecipano con sentito entusiasmo.

L’evoluzione dei tempi oltre ad essere testimoniata dal salto emigratorio di alcuni di loro è palesata dalla scoperta di un paese cambiato quando ritornano nella loro patria natia. Vecchi quartieri, case e spazi verdi hanno lasciato il posto a condomini alveari e centri commerciali e questo è un altro tema comune in cui tutti possono riconoscersi.

Lulu Wang alla regia è ancora parecchio acerba, inquadrature troppe convenzionali vengono oltretutto penalizzate da diversi errori del montaggio. La colonna sonora alterna a piacevoli arie liriche l’uso di un soft melodico moderno che a noi italiani ricorda un po’ troppo quello di commedie nostrane degli anni Settanta. Ci si annoia anche durante la proiezione, le idee a volte sono già state sfruttate in troppi altri lavori, per non parlare della barzelletta sulla nonna morta, che circola da circa trent’anni e che già trent’anni fa faceva ridere poco. Forse l’unica trovata originale è quella del sottotitolo che afferma: “basato su una bugia vera”. Ma è poca cosa e soprattutto è disarmante pensare che qualcuno si senta gratificato da un ritorno a una cinematografia acerba, semplice, “delle origini”. Già cento anni fa si facevano capolavori nella settimana arte, ci piacerebbe che nel terzo millennio si vada avanti e si inventino nuovi linguaggi, nuove idee e nuove maniere di raccontarle.

Marco Marchetti

Trama

  • Regia: Lulu Wang
  • Cast: Awkwafina, Tzi Ma, Diana Lin, Gil Perez-Abraham, Ines Laimins, Jim Liu, Shuzhen Zhao, Zhao Shuzhen, X Mayo, Aoi Mizuhara
  • Genere: Commedia, colore
  • Durata: 98 minuti
  • Produzione: USA, 2019
  • Distribuzione: Bim Distribuzione
  • Data di uscita: 24 dicembre 2019

The Farewell - Una bugia buona poster

“The Farewell – Una bugia buona” è un film di Lulu Wang basato in parte sulle esperienze di vita della stessa regista; ne ha discusso pubblicamente per la prima volta nella sua storia radiofonica What You Don’t Know, parte di un episodio di “This American Life”.

“The Farewell – Una bugia buona” è stato proiettato nella sezione Dramatic Competition al Sundance Film Festival del 2019, conquistando il Premio del Pubblico.

The Farewell – Una bugia buona: la celebrazione della famiglia con uno sguardo futuristico quanto tradizionalista

Billi è una giovane donna che vive a New York City da quando, venticinque  anni prima, i suoi genitori presero la decisione di emigrare con la loro piccola figlia di soli sei anni dalla loro città nativa, Changchun, in Cina.

Oggi Billi è una testarda e determinata aspirante scrittrice che lotta per trovare il suo posto nel mondo dell’editoria, ma la compagnia Guggenheim, per la quale aveva fatto domanda e su cui aveva riposto gran parte delle sue speranze, le nega la candidatura.

La sua valvola di sfogo emotiva è da sempre la sua nonna paterna, la sua Nai Nai, con cui mantiene stretti rapporti grazie alle visite occasionali a Changchun e frequenti e lunghe telefonate in cui si raccontano reciprocamente, come è consuetudine cinese, piccole bugie, per evitare che l’altro si preoccupi troppo.

Ma quelle piccole bugie bianche si trasformano presto in una grande bugia: quando Haiyan e suo fratello maggiore Haibin, emigrati in Giappone anni prima, apprendono che alla Nai Nai è stato appena diagnosticato un tumore polmonare al quarto stadio, decidono di tenere la povera nonna all’oscuro della malattia e della prognosi di soli pochi mesi di vita.

Con l’intento di passare un’ultima meravigliosa giornata in famiglia con Nai Nai, escogitano il matrimonio dell’unica progenie di Haibin, Hao Hao, con Aiko, la sua fidanzata giapponese, lasciando le redini dell’organizzazione alla stessa anziana capofamiglia.

Col passare del tempo, però, risulterà difficile mantenere la rete di bugie che si è creata, specialmente quando Billi, contro il volere dei suoi genitori che la reputano l’anello debole della famiglia che potrebbe rivelare la verità alla Nai Nai perché più vicina ai costumi occidentali che alle tradizioni cinesi, fa ritorno a Changchun con il desiderio di dare l’ultimo addio alla sua cara parente.

Trailer

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