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Sorry We Missed You (2019)

Recensione

Sorry We Missed You – Recensione: il confine tra lavoro e sfruttamentoSorry We Missed You - Ken Loach

“Sorry We Missed you” è l’avviso che lasciano al destinatario assente i corrieri dell’azienda per cui lavora Rick, il protagonista della nuova pellicola di Ken Loach. “Sorry We Missed You” è anche una sorta di presagio di quello che un lavoro fatto di sfruttamento e condizioni a tratti disumane può determinare. La perdita dell’individuo in tutto e per tutto, iniziando dalle più comuni funzioni fisiologiche, per arrivare alla perdita della lucidità, dell’individualità, dei rapporti personali. Ken Loach fa un ritratto spaventoso ma purtroppo reale di quelle che sono le conseguenze di un nuovo tipo di sfruttamento professionale determinato dalla gig economy, il modello economico basato sul lavoro “a chiamata”, che si nutre di un concetto molto semplice: la precarietà.

Quando la tecnologia detta il ritmo della vita

Sorry We Missed You Ken Loach

Il tema centrale della pellicola di Ken Loach, di per sé, non è nuovo. La novità è il ruolo che assume la tecnologia, sempre più sofisticata. Quella tecnologia di cui ogni giorno siamo complici, come ci hanno dimostrato recenti e ormai abbastanza noti “scandali” di settore. Ci nutriamo della possibilità di tracciare tutto, seguire ogni tipo di spostamento del nostro ordine online, in un’attesa spasmodica e ansiosa della consegna del nostro pacco. Vogliamo tutto subito, velocemente e in perfetto stato. Ci hanno dimostrato che questo è possibile, ma non ci hanno detto cosa c’è dietro quell’acquisto consegnato in meno di 24h. In “Sorry we missed you” ci troviamo finalmente dall’altra parte della barricata, quella in cui la tecnologia detta il ritmo quotidiano della vita, scandito secondo per secondo, di chi suonerà alla nostra porta con il nostro pacco in mano. Il Rick di turno, che non ha il tempo materiale per pranzare, che non fa altro che correre contro il tempo per non deludere chi, comodamente, sta seguendo il suo percorso, metro per metro.

L’iper controllo che fa perdere il controllo

Rick è uno di quelli che lavorano oltre 14 ore al giorno per non bucare neanche una consegna. Dal planning giornaliero dipende la chiusura della sua giornata e di conseguenza il suo guadagno. Ogni consegna bucata, ogni giornata di lavoro persa senza trovare un sostituto significano non solo mancata parcella, ma spesso delle vere e proprie sanzioni. Una pressione continua, anche psicologica, che determina delle conseguenze via via sempre più gravi, con risvolti incontrollabili nella sua vita privata. Ad aspettarlo a casa ogni giorno c’è Abby, sua moglie, anche lei vittima di un lavoro “a visita” sfiancante fisicamente e moralmente. Fa la badante e corre continuamente da una situazione problematica all’altra. Eppure è sempre dolce, comprensiva, positiva, almeno fino a quando non viene investita da un corso degli eventi inaspettato, fuori controllo e irrimediabile. Poi ci sono i due figli, Seb e Liza Jane. Seb è quello che sembra risentire maggiormente dell’assenza forzata dei genitori e di condizioni familiari sempre approssimative. È un adolescente particolarmente ribelle, che sembra sfuggire al controllo di un padre e di una madre troppo impegnati e stanchi per accorgersi dei suoi disagi. Liza Jane è una ragazzina sveglia, a volte anche troppo. Osserva dall’esterno lo sfacelo della sua famiglia, i cocci che rimangono di quelle foto che un tempo li avevano ritratti felici. Con fredda lucidità Ken Loach ci mostra dove andremo a finire se continueremo ad alimentare questo sistema non solo alienante, ma distruttivo. Un sistema che distrugge il lavoro come elevazione dell’uomo, la famiglia, l’individuo in quanto tale. Tutto questo per rincorrere il sogno del “tutto più veloce, efficiente, automatizzato”. Dove il termine “automatizzato” non tiene conto di chi sta dietro l’automazione.

Serena Calabrò

Trama

  • Regia: Ken Loach
  • Cast: Kris Hitchen, Debbie Honeywood, Rhys Stone, Katie Proctor, Ross Brewster
  • Genere: Drammatico, colore
  • Durata: 100 minuti
  • Produzione: Gran Bretagna, Francia, Belgio, 2019
  • Distribuzione: Lucky Red
  • Data di uscita cinema: 2 gennaio 2020

Sorry We Missed You poster“Sorry We Missed You” è un film del regista Ken Loach, scritto da Paul Laverty, presentato in concorso al Festival di Cannes 2019.

Sorry We Missed You: la realtà del precariato nel Regno Unito

Il film segue la storia di Ricky (Kris Hitchen) e Abby Turner (Debbie Honeywood) due abitanti di Newcastle che, dopo il crollo finanziario del 2008, lottano contro la precarietà, cercando di non far mancare nulla ai loro bambini.

Lei badante a domicilio, lui fattorino mal pagato, si ritrovano a confronto con una una dura realtà: non diventeranno mai indipendenti e non avranno mai una casa di loro proprietà, se non riusciranno a trovare il modo di cambiare le loro vite.

Così Abby vende la propria auto per permettere a Ricky di acquistare un furgone. Lui si metterà in proprio, facendo consegne a domicilio. Purtroppo, a causa di questo nuovo lavoro, sorgeranno altri problemi, che metteranno gravemente a rischio l’unità, finora così solida, dei Turner.

Cast & Crew

Ken Loach guida un cast di volti inediti nel panorama cinematografico. Nel ruolo del protagonista Ricky Turner troviamo Kris Hitchen, per la prima volta in un ruolo così importante. Hitchen ha lavorato per vent’anni come idraulico. Dal 2001 ha preso parte come attore a diversi cortometraggi e serie televisivi, sempre in ruoli secondari. Dopo aver letto un annuncio, ha deciso di presentarsi ai provini per il film.

Similmente a lui, anche Debbie Honeywood, che interpreta sua moglie Abby, lavora come assistente scolastica. Prima d’ora, aveva partecipato come attrice solamente alla serie tv “Vera“, in un ruolo non accreditato. Questo film segna il suo debutto cinematografico.

Trailer

Trailer originale

Trailer italiano

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