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Seventh Code – Recensione

Kiyoshi Kurosawa si cimenta in una spy story poco sviluppata e inverosimile

(Sebunsu Kodo) Regia: Kiyoshi Kurosawa – Cast: Atsuko Maeda, Ryohei Suzuk, Aissy, Hiroshi Yamamoto – Genere: Drammatico, colore, 70 minuti – Produzione: Giappone, 2013.

SeventhcodeDi spy story, il film di Kiyoshi Kurosawa ha ben poco. Ambientata nell’estremo oriente della Russia, la pellicola vede protagonista una giovane donna giapponese, Akiko. L’unica cosa che ci è dato sapere di lei è che è alla disperata ricerca di un uomo, il signor Matsunaga, di cui a primo acchito sembra essersi invaghita e che, per questo, è disposta a seguire fino in Russia.

Si potrebbe suddividere il film in due fasi: una in cui la protagonista e i personaggi che le stanno intorno sembrano vagare alla continua ricerca di qualcosa, chi di potere da acquisire con i soldi, chi di una vita semplice data da una tranquillità lavorativa, e chi invece sembra, solo apparentemente, voler trovare la persona di cui si è innamorata. Una seconda fase è invece quella che rivela la vera identità della protagonista e il suo intento reale. Akiko non è proprio la dolce ragazza ingenua che vuole far credere.

La storia potrebbe anche essere una buona base per un riuscito film di spionaggio, peccato, però, che si perda totalmente in incongruenze e scene paradossali difficili da spiegare. Tutto sembra sospeso e lasciato al caso, a partire dai personaggi; nessuno di essi è ben delineato, primo fra tutti quello della protagonista. Se, così facendo, il regista sperava di mantenere la storia su un piano di incertezza al fine di creare un tensione e suspence, dobbiamo prendere atto che tale obiettivo è stato tutt’altro che raggiunto.

Non è convincente, anzi poco comprensibile, anche il finale. Ciò che vi accade non trova spiegazioni plausibili e non fa altro che lasciare lo spettatore spiazzato per l’ennesima volta.

Francesca L. Sanna

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