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Recensione “Benedetta”: l’erotico a sfondo religioso di Verhoeven è un crimen nefastum

A 84 anni suonati, il mitico regista di “Basic Instinct” palesa ahinoi di non ricordarsi più bene come si faccia a sedurre attraverso sesso e brutalità. Il suo “Benedetta“, tratto dal libro di Judith C. Brown Atti impuri – Vita di una monaca lesbica nell’Italia del Rinascimento e ispirato alla vita di suor Benedetta Carlini appare come un’opera zozza e tediosa, messa in salvo (è il caso di dire) “miracolosamente” da delle interpretazioni da lodi.

Indice

Benedetta – tutte le informazioni

Benedetta recensione

Trama

Il film racconta la storia di Benedetta Carlini (Virginie Efira), mistica cattolica vissuta nel periodo della Controriforma. Figlia di un’agiata famiglia toscana, Benedetta entra nel convento di Pescia per iniziare un percorso di fede. Da sempre incline ad avere visioni che la mettono direttamente in comunione col Cristo, la sua vita rimane ulteriormente sconvolta dall’ingresso in convento della popolana Bartolomea (Daphne Patakia) in fuga dal padre-padrone, con la quale Benedetta inizierà una relazione saffica. Il suo caso scuoterà la Chiesa nel profondo, e la suora sarà ben presto costretta a difendersi dalle pesanti accuse di blasfemia e omosessualità.

Crediti

  • Regia: Paul Verhoeven
  • Cast: Virginie Efira, Charlotte Rampling, Daphne Patakia, Lambert Wilson, Olivier Rabourdin, Louise Chevillotte, Hervé Pierre, Clotilde Courau, David Clavel, Guilaine Londez, Gaëlle Jeantet, Justine Bachelet, Lauriane Riquet, Elena Plonka, Héloïse Bresc
  • Genere: drammatico, biografico
  • Durata: 127 minuti
  • Produzione: Francia/Paesi Bassi/Belgio, 2021
  • Casa di produzione: SBS Productions, Pathé, France 2 Cinéma, France 3 Cinéma, Topkapi Films, Belga Productions
  • Distribuzione: Movies Inspired
  • Data di uscita: giovedi 2 marzo 2023

Riconoscimenti

La pellicola di Paul Verhoeven, presentata in anteprima in concorso alla 74ª edizione del Festival di Cannes il 9 luglio 2021, ha ottenuto subito il beneplacito di buona parte della critica. Oltre a una candidatura al Premio César 2022 come miglior attrice a Virginie Efira, “Benedetta” ha ricevuto il premio del National Board of Review 2021 come miglior film in lingua straniera. Daphne Patakia nel ruolo di Bartolomea è stata inoltre candidata come migliore promessa femminile nell’edizione 2022 del Premio Magritte. Il film ha incassato globalmente più di 4 milioni di dollari.

Recensione

Paul Verhoeven si può dire sia un mago nel miscelare con savoir-faire ampiamente riconosciuto eros e thanatos, di modo da coronare un cinema oltraggiosamente ammaliante che seppe conquistare intere platee anni or sono. In “Benedetta” tuttavia, complice forse l’età, egli dichiara subconsciamente ma visibilmente di non ricordarsi più come fare a destreggiarsi in maniera compatta e credibile nei meandri di quell’immaginario sovversivo che tanto lo ha reso celebre.

Volendo infarcire della libidine più cochon (la masturbazione usando una statuetta della Madonna ne è lampante nonché repulsiva dimostrazione, e non soltanto agli occhi dei devoti) una storia vera e dolorosa come quella della monaca eresiarca, Verhoeven non può far altro che storpiarne volgarmente la significazione, finendo così per rendere vana e dunque totalmente inefficace qualsivoglia azione consolatorio-redentiva presupposta al suo lavoro. Quello che Verhoeven cerca di fare è a conti fatti non narrare un episodio di per sé tragico bensì semplicemente provocare basandosi appunto su sesso e violenza, ma in modo alquanto goffo e buffamente melodrammatico, una modalità di raccontare che può incantare semmai i più frustrati ma che è molto lontana dal costituire un’esposizione seria e rigorosa di quanto storicamente e moralmente possa essere avvenuto, finanche sul piano delle speculazioni più fulgide.

Come si diceva, “Benedetta” è nel suo corso parzialmente riscattata da delle prestazioni attoriche intense e altamente seducenti: a iniziare da quella espressa da Virginie Efira come una protagonista tribolata e indomitamente disposta a difendere le sue inclinazioni fino alle più estreme conseguenze, per arrivare alla navigata Charlotte Rampling, interprete raffinata possedente un magnetismo e una classe più unici che rari.

É evidente, dunque, che la pellicola di Verhoeven non soddisfi né sul piano di una esibizione super-erotistica per quanto nella fattispecie poco opportuna ma comunque concedibile, né tantomeno su quello di una ricostruzione filologica degli eventi che risulta di fatto quantomeno azzardata se non anche irragionevolmente campata per aria. Lungi da noi voler fare i Torquemada della situazione, possiamo ad ogni modo affermare come in “Benedetta” (film per giunta inutilmente lungo e fastidiosamente compassato) la religione divenga in pratica un semplice parafulmine contro il quale sfogare le ultime cartucce che il regista olandese si possa concedere in fatto di perversione. Purtroppo per lui, spara a salve.

Note di regia

Non capisco davvero come si possa essere blasfemi su qualcosa che è successo nel 1625. É vero, non si può nella pratica cambiare la storia. É un fatto. Puoi dire se era sbagliata o no, ma non puoi cambiarla. La parola ‘blasfemia’, per me in questo caso è stupida. In generale, quando le persone fanno sesso, si tolgono i vestiti, quindi sono sbalordito dal fatto che non vogliamo guardare la realtà della vita. Il motivo per cui è stato introdotto questo puritanesimo è, a mio avviso, sbagliato. Non stavo cercando di entrare in qualcosa di femminile che non capivo. L’ho capito perché le donne stesse mi hanno detto nel libro cosa stavano facendo.

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Mirko Tommasi

Mirko Tommasi

Classe 1975, storico dello Spettacolo e saggista, collabora abitualmente con il Centro Audiovisivi di Verona. É appassionato di cinema nordamericano e cura una guida online ai film che porta il suo nome.

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