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Pavarotti: Ron Howard e Nigel Sinclair incontrano la stampa

Nella sala Petrassi dell’Auditorium di Roma, in occasione della presentazione del documentario “Pavarotti” alla Festa del Cinema di Roma 2019, Ron Howard e Nigel Sinclair hanno incontrato i giornalisti.

Pavarotti: una vita sulle note senza tempo

Pavarotti conferenza

Ron Howard ha iniziato l’incontro stampa parlando delle sue recenti esperienze creative sulla vita di personaggi illustri nel mondo della musica come i Beatles e Pavarotti, rese possibili grazie al supporto di un gruppo di persone straordinarie.

Ha raccontato che è stato il produttore Nigel Sinclair a proporgli big Luciano “un personaggio conosciuto in tutto il mondo, ma di cui poi non si conosce così tanto della musica e della vita”.

Rapportandosi con la sua figura, ha proseguito Howard, ha capito che la sua vita aveva qualcosa di analogo con l’opera lirica e questo gli ha dato lo spunto per poterla raccontare con delle arie musicali, che non erano per Luciano solo un’esibizione “ma un vero legame emotivo”.

La logica interiore era così dominante che anche le sue famiglie si sono mostrate disponibili a fidarsi ed essere intervistate per condividere la verità e dare così accesso alla possibilità di utilizzare materiali privati per raccontare la sua vita.

Nigel ha poi preso la parola spiegando che, dopo aver parlato di questo possibile progetto con la casa discografica, si era reso conto che un numero impressionante di persone aveva visto “Nessun dorma” e che il nome di Pavarotti in realtà significa “Lirica”, come anche Senna è sinonimo di gare automobilistiche. Sinclair si è detto in sintonia con Howard sul fatto che in realtà la vita di questo personaggio amatissimo non sia così conosciuta, pur avendo uno straordinario carisma.

Pavarotti: il genio e l’uomo

Pavarotti doc

É stata poi formulata da un giornalista la domanda su quanto hanno appreso dal numeroso materiale utilizzato e Howard ha rivelato di essere stato affascinato da quanto la vita personale abbia influito sulla lirica di Pavarotti, scoprendo episodi d’infanzia determinanti sul modo di vedere le cose “momenti che permettevano di vedere il genio e l’uomo, unico ed indimenticabile”.

Howard si è mostrato colpito dallo sforzo della famiglia, che ha concesso interviste coraggiose per rendere così omaggio all’uomo. Un uomo che da bambino era quasi morto e per questo, da quel momento, aveva deciso di “vedere ogni giorno come un’opportunità. Solo superando questi momenti si riesce ad affacciarsi alla vita godendola a pieno, con gioia e con una follia che era consapevole che potesse ferire”.

Nigel Sinclair ha poi replicato a una domanda sul fascino dell’italianità e sulla sua importanza, spiegando che la cosa che era loro saltata agli occhi era la “sua determinazione a non dimenticare le sue radici contadine, per ricreare un’intimità sociale con la fama”.

Ron Howard ha sottolineato la grande impresa di Luciano, che voleva portare l’opera alle masse, sperando che il documentario possa rendere giustizia a questa sua importante missione e poter così scoprire, anche se non si ama l’opera, il potere di questo artista. Un artista grato per quello che aveva raggiunto, che riconosceva come dono di Dio e di quelli che lo sostenevano.

Nigel ha poi aggiunto che realizzare questo film è stata la cosa più difficile, dal momento che hanno intervistato 53 persone e “tutte volevano raccontare Luciano con grande franchezza e un senso della sua capacità di dare”.

Ron Howard anche ha confermato di aver incontrato l’uomo attraverso le persone “persone famose che hanno un luogo che è solo loro”, convinto che che questo documentario abbia colto nel segno raccontandolo come amico e come artista.

Il regista ha spiegato che “con un documentario è possibile avvicinarsi all’identità di una persona, perchè ci si basa sul materiale e sulle interviste, non ha una narrazione”, raccontando la loro difficoltà nello scegliere per dare coerenza.
Nigel ha poi speso due parole per lodare il montatore musicale del documentario, che ha risolto in modo straordinario l’inclusione della musica nel film, operazione molto difficile.
É stata poi chiesta ad Howard l’evoluzione della sua ecletticità ed il regista dopo aver annuito in merito, ha parlato della sua volontà nel non limitarsi, in modo da non essere un marchio, dicendo di non avere studiato molto, ma di avere appreso dalla vita. É arrivato a fare documentari grazie al consiglio di Jonathan Demme che gli disse “non solo ti arricchirà, ma ti consentirà di esplorare materiale diverso” e grazie alle fusioni di oggi ha potuto esplorare questo mezzo.

Si è poi soffermato sul contributo di Bono e sull’amore che prova per il Maestro, un vero omaggio in memoria di Luciano grazie all’intervento di Nicoletta Mantovani che lo ha inseguito ovunque “una testimonianza che riguarda tutti gli artisti”. Una prova di passione e azzardo per un personaggio come Bono che pur essendo stati criticato ha continuato sapendo che questo avrebbe creato un dolore, “un uomo onesto ed integro”.

Nigel ed Howard hanno poi chiuso la conferenza riflettendo sul “corto circuito” che si crea nel film quando parla la prima moglie, con un velo di risentimento e di amarezza. Loro lo vedono come un atto di coraggio, perchè nonostante queste cose accadano, le mogli parlano comunque con onestà e franchezza e “c’è il perdono senza l’oblio”.

Il film uscirà nelle sale solo il 28, 29 e 30 ottobre 2019 e fa parte della Selezione Ufficiale della Festa del Cinema di Roma.

Chiaretta Migliani Cavina

18/10/201+

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