Eco Del Cinema

Padrenostro (2020)

Recensione

Padrenostro: gli anni di piombo attraverso gli occhi dei figli delle vittime

Padrenostro Favino

Primo film in Concorso italiano al Festival di Venezia 2020, diretto da Claudio Noce “Padrenostro” è una rivisitazione molto personale del terrorismo che negli anni ’70 ha seminato il terrore nel nostro paese. Il fenomeno è stato visto da vari punti da vista ma mai da quello dei bambini.

Non è un caso che il regista sia figlio del vice questore Alfonso Noce che fu oggetto di un attentato dei Nap. L’alter ego di Noce è il piccolo Valerio (Mattia Garaci) ragazzino timido e solitario. Lui e sua sorella Alice (Lea Favino) non vedono il padre (Pierfrancesco Favino) quasi mai. I bambini sono cresciuti dalla madre Gina (Barbara Ronchi) nella loro casa borghese.

Il fragile equilibrio della famiglia viene sconvolto dalle pallottole che feriscono il pater familias e la sua scorta. Assiste a tutto dalla finestra Valerio.

Su una trama esile, il regista allestisce un racconto articolato con una chiave molto onirica. La comparsa di Christian (Francesco Gheghi) ragazzo più grande che sembra arrivi dal nulla è il punto focale del plot. L’amicizia tra i due diventa determinante per Valerio.

Claudio Noce e i fantasmi del passato in un’opera volutamente poco realistica

Padrenostro scena film

É un film molto personale “Padrenostro”, ed è palese sin dalle prime inquadrature con un Valerio adulto e alle prese con un probabile attentato in metropolitana. Il passaggio dall’oggi a ieri è repentino e si entra nella vita quotidiana di una famiglia benestante di Roma Monteverde negli anni di piombo.

Tutto l’accaduto è visto dagli occhi di un ragazzino biondo e solitario. Il suo antagonista è Christian di cui non sappiamo nulla. Appare e riappare come un fantasma pur avendo una fisicità e un carisma non indifferente. Senza spiegare nulla della storia di “Padrenostro”, per non rovinare la sorpresa allo spettatore si può solo dire che tutto il film è in uno spazio sospeso tra sogno e realtà.

I personaggi, quello di Favino in testa, sono estremamente incisivi e pieni di spessore. Lo è la madre di Valerio, una donna bella e succube in qualche modo del marito mai presente, l’unica a percepire la solitudine del figlio, pur non sapendo dell’esistenza di Christian.

La pellicola è molto ben confezionata dalla fotografia agli scenari. Tutti gli attori sono estremamente in parte, eppure, il racconto è a tratti sfilacciato e poco coerente. Il regista sembra a volte perdersi in meravigliosi vuoti pindarici che non vanno da nessuna parte.

Senza voler togliere nulla all’impegno messo da Noce, “Padrenostro” diventa un’occasione perduta per comprendere i segni che gli anni di piombo hanno lasciato nelle famiglie di tutti coloro che in un qualche modo ne sono stati coinvolti.

Ivana Faranda

Trama

  • Regia: Claudio Noce
  • Cast: Pierfrancesco Favino, Barbara Ronchi, Marco Pancrazi, Francesco Gheghi, Mattia Garaci, Francesco Colella, Antonio Gerardi, Eleonora De Luca, Mario Pupella, Simone Chiacchiararelli, Anna Maria De Luca, Lea Favino
  • Genere: Drammatico, colore
  • Durata: 120 minuti
  • Produzione: Italia, 2020
  • Distribuzione: Vision Distribution
  • Data di uscita: 24 settembre 2020

Padrenostro poster“Padre Nostro” è un film diretto da Claudio Noce, in Concorso della selezione ufficiale della 77sima Mostra Internazionale del Cinema, grazie al quale Pier Francesco Favino ha ottenuto la Coppa Volpi.

Padre Nostro: la trama

Siamo nel 1976 negli anni di piombo. Il piccolo Valerio (Mattia Garaci) ha visto suo padre (Pierfrancesco Favino) vittima di un attentato dei terroristi. Il suo incontro a scuola con Christian (Francesco Gheghi) sarà per lui l’inizio di una grande amicizia che lo aiuterà a superare il trauma della scoperta della violenza nel mondo reale. Il film è tratto da una storia vera.

Note di Regia

“La sua figura forte, magnetica, eroica, assurge ad archetipo di un’intera generazione di uomini per i quali le emozioni erano percepite solo come debolezza e obbligate a essere camuffate da silenzi. Nel dicembre del 1976, quando mio Padre subì l’attentato, io avevo un anno e mezzo: abbastanza per comprendere la paura, troppo pochi per capire che quell’affanno avrebbe abitato dentro di me per molto tempo. Non sono mai riuscito a dirglielo. Scrivere questa lettera a mio Padre tracciando i contorni di una generazione di bambini “invisibili” avvolti dal fumo delle sigarette degli adulti non è stato facile; provare a farlo mutando le parole da private in universali è stata una grande sfida come cineasta e come uomo.“Subito dopo Dio viene Papà” (Wolfgang Amadeus Mozart).”

Il regista

Nato a Roma nel 1975 Claudio Noce dirige diversi cortometraggi e videoclip. Con “Aria” del 2005 vince il David di Donatello e il Nastro d’argento e l’European Film Award per il Miglior Cortometraggio. Al lido di Venezia è presente nel 2007 con il corto “Adil e Yusuf” in Concorso nella sezione cortometraggi. Nel 2006 presenta al Torino Film Festival il suo primo film “Good Morning Aman” in Concorso a Venezia per la Settimana internazionale della critica. Il suo secondo lavoro “La foresta di ghiaccio” del 2014 è tra i titoli in concorso alla Festa del Cinema di Roma. Per la televisione gira nel 2017 otto episodi della serie “Non uccidere” e quattro episodi della serie tv di Sky “1994”.

Trailer

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