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Milk – Recensione

Un film di Gus Van Sant sull’identità sessuale e la discriminazione, con una splendida interpretazione di Sean Penn nei panni di un omosessuale eletto Consigliere

Regia: Gus Van Sant – Cast: Sean Penn, Emile Hirsch, Josh Brolin, James Franco, Diego Luna, Alison Pill, Victor Garber, Denis O’Hare, Joseph Cross, Stephen Spinella, Lucas Grabeel, Brandon Boyce, Zvi Howard Rosenman, Kelvin Yu, Jeff Koons, Ted Jan Roberts, Robert Boyd Holbrook, Frank Robinson, Allan Baird, Tom Ammiano, Carol Ruth Silver, Hope Goblirsch, Steven Wiig, Ashlee Temple, Wendy King, Kelvin Han Yee, Robert Chimento – Genere: Drammatico, colore, 128 minuti – Produzione: USA, 2008 – Distribuzione: BIM – Data di uscita: 23 gennaio 2009.

milk“My name is Harvey Milk and I want to recruit you”. Uno slogan diretto, tenace e sincero che rappresenta al meglio lo spirito del primo omosessuale dichiarato ad aver conquistato una importante carica pubblica negli USA, e i cui ultimi 8 anni di vita sono raccontati da Gus Van Sant attraverso la magistrale interpretazione di Sean Penn che, salvo improbabili rigurgiti bigotti dell’Academy Awards, dovrebbe portarlo dritto al suo secondo Oscar.

Trasferitosi da New York a San Francisco insieme al suo nuovo compagno Scott (James Franco) il quarantenne Milk apre, nel popolare quartiere di Castro, un negozio di fotografia. In realtà più che una fonte di affari il locale diventa presto un punto di ritrovo per tutti i gay della zona prima e della cittàpoi. Divenuto un militante attivista per la difesa dei diritti della sua minoranza, decide di candidarsi per una carica nel governo cittadino.

Sconfitto due volte per pochi voti, Milk, che nel frattempo si è dotato uno staff elettorale variopinto ma combattivo, non abbandona il suo sogno e anche a costo di perdere l’amore del suo Scott decide di riprovarci per l’ultima volta. Eletto Consigliere, prosegue la sua battaglia politica riuscendo anche ad allacciare collaborazioni politiche prima impensabili per la comunità omosessuale. Proprio all’indomani della storica vittoria elettorale contro la Proposition 6 (proposta dal Senatore repubblicano Briggs che intendeva bandire gli insegnanti omosessuali dalle scuole e rimuovere anche i loro sostenitori), il 27 novembre 1978 viene ucciso, assieme al sindaco di Frisco, George Moscone, dal rivale e collega Dan White (Josh Brolin).

Milk diventa così un simbolo della lotta alle discriminazioni e per l’uguaglianza dei diritti per la comunità gay di tutto il mondo. Per la prima volta alle prese con un biopic (“The Last Days”, pur ispirato a Kurt Cobain, non si può considerare tale), Van Sant, di solito più a suo agio con storie individuali e borderline, si dimostra grande regista a tutto tondo, raccontandoci con estremo realismo e minuziosa ricostruzione storica la storia di un uomo, ma anche lo spaccato di un’epoca (i caleidoscopici anni ’70), di un sistema politico (quello statunitense, fondato sulle alleanze, gli endorsment e le lobbies), di un gruppo sociale (il nascente movimento omosessuale) e di una città (San Francisco, epicentro mondiale della creatività e simbolo della libertà di espressione).

La sua regia, pur lasciando agli attori, come è nel suo stile, la massima libertà di esprimere i sentimenti più intimi attraverso primi piani insistiti ma delicati e mai morbosi, si arricchisce di riprese di massa in campo lungo, immagini di repertorio e sequenze para-documentaristiche volutamente sporche e coloratissime. Completano il quadro di un film ad un passo dalla perfezione, un cast in stato di grazia (impressionanti anche le somiglianze con i personaggi reali come mostrano i titoli di coda) e una colonna sonora, che testimonia le poliedriche passioni musicali di Van Sant, spaziante da David Bowie a Giuseppe Verdi passando per la discomusic di Sly & The Family Stone.

“Milk”, c’è da scommetterci, diventerà un film culto non soltanto per la comunità omosessuale, il cui riconoscimento legale e sociale nel corso di trent’anni ha comunque fatto passi da gigante, ma per tante altre minoranze. Il messaggio è quanto mai esplicito e l’invito viene ribadito anche nel corso della suggestiva marcia funebre che chiude la pellicola: fare outing, uscire allo scoperto, ribadire senza paura e con orgoglio la propria natura. Perché solo così si può sperare di guadagnare la considerazione e la piena accettazione degli altri e di se stessi.

Vassili Casula

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