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L’età giovane (2019)

Recensione

L’età giovane – Recensione: un film crudo e toccante sulla fragilità adolescenziale e il fanatismo religioso

L'età giovane immagine

Con “L’età giovane” i fratelli Dardenne portano sul grande schermo una storia attualissima, alla loro maniera, dura e realistica, attingendo a piene mani dalle cronache degli ultimi anni, che raccontano di una società in scacco, che teme la propria ombra, dato che il male può nascondersi anche in chi più amiamo.

È la storia di Ahmed, un adolescente francese di origini arabe, che si aliena da se stesso e dalla propria famiglia quando decide che l’unica parola che conta è quella del suo Imam e delle sue personali interpretazioni del Corano. La spiritualità che travalica gli argini della fede per sprofondare nel fanatismo, e nelle sue derive violente, è tema sentito, la strategia del terrore instaurata grazie a un terrorismo che non fa sconti e stermina innocenti è una cosa alla quale forse ci siamo quasi abituati.

L’età giovane: la follia che non riconosce l’amore, neppure quello di una madre

L'età giovane inquadratura

In una società che convive con la paura i Dardenne si inseriscono proponendo una storia intima quanto folle, mostrando quanto può essere fragile la mente umana, soprattutto se di un ragazzo che ancora sta formando se stesso. Incomprensibile come chi appartiene a una famiglia integrata nel tessuto sociale del paese in cui vive possa rimettere in discussione tutto, anche gli affetti più cari, in nome di un credo che non lascia spazio al pluralismo intellettuale e spirituale. La guerra santa è ormai alla mercé di tutti, anche di Ahmed, che si sente investito dall’alto. Chiara per i cineasti belgi la colpevolezza dell’adulto, che manipola con astuzia una personalità ancora acerba.

C’è comunque da chiedersi perché il più delle volte questi combattenti per Allah dell’ultima ora rinneghino così facilmente tutto il mondo in cui hanno vissuto, arrivando a sacrificare gli affetti più cari, oramai peccatori imperdonabili dalla nuova visione oltranzista del professare la propria fede.

L’età giovane: la storia di Ahmed racchiude in sé una problematica universale

L'età giovane frame

“Le Jeune Amhed”, titolo originale del film, è più esplicativo di quello che, a tutti gli effeti, è proprio la storia di un singolo, di un ragazzo che appena si affaccia al mondo e riesce a fare comunque scelte radicali, che contemplano anche la soppressione fisica degli altri. “L’età giovane” è un racconto di crescita, di formazione, per quanto deviata, in cui i confini del lecito vengono spesso abbandonati, in nome di un Dio che, secondo l’Imam, vuole la morte degli infedeli.

Bravi i registi nel mostrare con intelligenza e semplicità le tante anime di una comunità, quella musulmana, in continuo fermento, dove persino l’insegnare l’arabo ai ragazzi da testi diversi dal Corano, magari da canzoni, per imparare una lingua attuale che possa aiutarli nella formazione culturale, possa essere considerato deviante. Jean-Pierre e Luc Dardenne mostrano tutto in modo asciutto e diretto, anche che non tutti i ragazzi che vanno a pregare in moschea sono disposti a seguire le disposizioni del ‘cattivo maestro’ di turno, evitando facili manipolazioni del loro massaggio filmico.

Premiato a Cannes 2019 per la migliore regia, il film ha il merito di raccontare questa storia di affetti e dolore, di intolleranza e di disponibilità, in cui tutti i personaggi travolgono per la loro intensità emotiva. I cineasti belgi scelgono una cifra narrativa lineare, che non manca però di tenere alta la tensione nello spettatore, fino all’ultimo minuto, in un crescendo emozionale all’altezza della loro fama.

È forte in ogni uomo che si sposta il desiderio di tenere un legame con le proprie radici, ma questo non deve impedire una costruttiva integrazione col posto in cui si sceglie di vivere, e sopratutto non deve portare alla chiusura verso l’altro e le sue idee.

Maria Grazia Bosu

Trama

  • Titolo originale: Le Jeune Ahmed
  • Regia: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne
  • Cast: Idir Ben Addi, Olivier Bonnaud, Myriem Akheddiou, Victoria Bluck, Claire Bodson, Othmane Moumen, Amine Hamidou, Madeleine Baudot, Marc Zinga
  • Genere: drammatico, colore
  • Durata: 88 minuti
  • Produzione: Belgio, 2019
  • Distribuzione: Bim Distribuzione
  • Data di uscita: 31 ottobre 2019

l'età giovane poster

“L’età giovane” è un film drammatico dei fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne. La pellicola è stata presentata in concorso alla Selezione Ufficiale per la Palma D’Oro al Festival di Cannes del 2019, dove ha vinto il Premio per la Miglior Regia.

L’età giovane: la radicalizzazione religiosa attraverso gli occhi di un adolescente

Idir Ben Addi interpreta Ahmed, un tredicenne appena giunto alla soglia dell’adolescenza che frequenta regolarmente, nella grande città belga in cui vive, la moschea del quartiere guidata da un imam fondamentalista, interpretato da Othmane Moumen.

Affascinato dal destino di suo cugino jihadista, il giovane sviluppa una pericolosa connessione con l’imam militante, che riesce a piantare idee velenose nella sua testa: Ahmed inizia a rifiutarsi di stringere la mano della sua insegnante Inès (interpretata da Myriem Akheddiou), in quanto è una donna, e con il desiderio di compiacere sempre più il suo mentore, finirà per commettere un tentativo di assassinio dell’insegnante.

Alcuni indizi svelano che questi cambiamenti nell’atteggiamento di Ahmed sono recenti: un ragazzo che sembra essere stato un adolescente relativamente normale, nel giro di poche settimane viene ossessionato dalla preghiera e dalla purezza di coloro che lo circondano.

Nel cast troviamo i giovani Idir Ben Addi e Victoria Bluck al loro esordio attoriale, Olivier Bonnaud (“La ragazza senza nome” del 2016 dei fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne e “Tant pis pour les victoires” del 2017 di Olivier Bonnaud), Myriem Akheddiou (“Due giorni, una notte” del 2014 e “Il ragazzo con la bicicletta” del 2011 entrambi dei fratelli Dardenne) e Claire Bodson (“À perdre la raison” del 2012 di Joachim Lafosse).

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