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La guerra dei cafoni

Recensione

La guerra dei cafoni – Recensione: la lotta di classe trasformata in simulazione fanciullesca

La guerra dei cafoni Tonino

È innegabile che al centro de “La guerra dei cafoni” ci sia una tematica, la lotta di classe, che ben caratterizza il decennio in cui è ambientato: gli anni Settanta, periodo di grandissimi tumulti nella società italiana, di lotte sindacali molto sentite, in cui i ceti sociali meno abbienti, coloro che non hanno altro di cui vivere se non del sudore della loro fronte, cercavano la propria rivalsa sui ceti medi e alti, possessori dei mezzi di produzione. Non troppo strano quindi sarebbe stato aspettarsi una riflessione sui suddetti argomenti riadattata alla percezione che ne può avere il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza.

Ebbene, così non è: nella pellicola tutti i protagonisti sono under 18 e l’ambientazione è un Salento selvaggio e fiabesco sospeso nel tempo che poco ha a che fare con il realismo, e che subito tende a mettere in evidenza come tra questi ragazzi ci sia un odio d’assimilazione culturale, legato alle tradizioni (emblematica a tal proposito la sequenza iniziale ambientata secoli or sono e pertanto avente i dialoghi in greco) e quindi e non propriamente focalizzato sulle motivazioni che si celano dietro uno scontro tra classi.

La guerra dei cafoni ricchiMa se i moventi differiscono, allo stesso tempo i modus operandi rimangono gli stessi: vediamo ‘l’esercito’ dei ricchi infierire sulla loro controparte non ritenendola minimamente alla loro altezza sia economicamente che intellettivamente e avanzando pretese legate esclusivamente al loro status, mentre i cafoni spesso non sono in grado di rispondere ad armi pari e chiamano, come unica alternativa all’abbassare la testa, ‘cuggino‘, forestiero che è probabilmente imparentato con Scaleno (il capo dei cafoni) e che cerca di renderli dei veri soldati pronti a prendersi ‘la roba e le femmine’, ovvero ciò a cui gli avversari tengono di più.

L’esito però sarà più amaro del previsto.

Ciò che “La guerra dei cafoni” evidenzia è come questo modo di valutare le persone in base a un classismo ancestrale, il non vedere che tutto ha sfumature cangianti, differenti dal bianco e dal nero, non porti a nulla di buono, anzi, rende discriminatori anche i bambini, che per antonomasia sono coloro che non fanno differenziazioni di questo genere se non instradati a farlo. Non a caso sarà uno dei più piccoli, Tonino, a sabotare più volte i piani di cuggino.

La guerra dei cafoni: le difficoltà d’interpretazione di una tematica scottante

Non è facile interpretare a pieno “La guerra dei cafoni”, principalmente a causa delle scelte stilistiche intraprese dai registi: la pellicola chiaramente sembra essere indirizzata ad un pubblico molto ampio (esclusi i più piccoli, che per alcune scene e i reiterati turpiloqui potrebbero esserne turbati), ma la scelta di rendere fiabesco il luogo (la bellissima costa salentina è infatti annoverabile tra i protagonisti per la forte presenza scenica, quasi narratrice silente) e le dinamiche (totale assenza di genitori, stasi in cui sembrano essere i personaggi, come in una perenne estate) smorzano l’ipotetico insegnamento o idea che si voleva trasmettere, poiché stona molto con la precisa collocazione storica data alla La guerra dei cafoni Melavicenda, lasciando lo spettatore spaesato.

Esemplare sotto questo aspetto è il personaggio di cuggino, che si differenzia apertamente dagli altri cafoni: non è un bracciante agricolo o un pescatore, ma un meccanico, e non versa in assoluta povertà come gli altri. Non è strano quindi pensare che rappresenti la classe operaia, la quale lotta, con le unghie e con i denti, contro i soprusi della classe borghese, e che in questo caso cerca di coinvolgere e svegliare dal torpore i contadini. Si dimostra però molto più gretto, materialistico e animato da cattivi propositi di entrambe le bande, potendo ipoteticamente far emergere nel sottotesto anche una critica alla lotta contro l’ingiustizia sociale, cosa che probabilmente non era nelle intenzioni di nessuno di coloro che ha collaborato alla realizzazzione del lungometraggio.

La guerra dei cafoni: un cast di giovani esordienti genuini e promettenti

È interessante notare come i 24 ragazzi del cast, tutti con un età tra gli 11 e i 17 anni e provenienti da varie zone della puglia (come è facilmente ravvisabile dai tanti dialetti che vengono parlati), abbiano passato due mesi in una sorta di laboratorio realizzato dalla produzione da cui i genitori erano banditi, e a stretto contatto con tutti i componenti della troupe, scoprendo così in prima persona cosa vuol dire fare cinema. Una nota di merito va certamente a loro, tutti alla loro prima esperienza e generalmente credibili, con qualche momento sottotono che comunque non offusca la prestazione generale.

Giovanni Picano

Trama

  • Regia: Davide Barletti, Lorenzo Conte
  • Cast: Donato Paterno, Piero Dioniso, Angelo Cucinelli, Pierpaolo Donno, Gaetano Fiore, Leonardo Morello, Claudio Santamaria, Ernesto Mahieux
  • Genere: Commedia, Colore
  •  Durata: 91 minuti
  • Produzione: Italia, 2017
  • Distribuzione: Ismaele Film
  • Data di uscita: 27 Aprile 2017

La guerra dei cafoni locandinaDall’omonimo romanzo di Carlo D’Amicis “La guerra dei cafoni” racconta la storia di una guerra tra classi che si svolge ogni estate tra i giovani di una paesino della costa salentina, territorio selvaggio e sconfinato in cui non vi è traccia di adulti: da una parte i figli dei ricchi, i signori, e dall’altra i figli del proletario, i cafoni.

A capo dei rispettivi gruppi, pronti a trascinare in un lotta di classe i ragazzi di tutto il paese, due teenagers in conflitto dalla nascita: il fascinoso Francisco Marinho, detto “il Maligno”, e il torvo Scaleno. Ma quell’estate del 1975 segna una svolta che nessuno di loro avrebbe mai potuto immaginare: il Maligno comincia a provare dei sentimenti per una ragazza dello schieramento opposto, trovandosi dunque a dover mettere in dubbio quello che per lui sembrava chiaro e ben delineato come la distinzione tra bianco e nero, cominciando a ravvedere strane sfumature che lasciano dei segni indelebili nella vita di tutti i ragazzi.

La guerra dei cafoni: chi sono i registi?

Davide Barletti e Lorenzo Conte sono i due registi di “La guerra dei cafoni”, il loro secondo lungometraggio di finzione nonché loro sesta collaborazione. Hanno realizzato insieme diversi documentari, tra cui “Diario di uno Scuro”, incentrato sul boss pugliese della Sacra Corona Unita Antonio Perrone, “Un Ritratto di Ettore Scola” sul famoso regista, e “Non c’era nessuna signora a quel tavolo”, dove viene analizzata la vita e le opere di Cecilia Mangini, documentarista, fotografa, intellettuale che ha raccontato con i suoi film trent’anni di storia del nostro paese.

Unico altro film del duo di stampo non documentaristico è il drammatico “Fine pena mai”, incentrato sempre sulla figura di Antonio Perrone, interpretato da Claudio Santamaria.

Trailer

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