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L’Ufficiale e la Spia (2019)

Recensione

L’ufficiale e la spia – Recensione: Polanski racconta il maggior conflitto sociale e politico della Terza Repubblica francese

L'ufficiale e la spia J'accuse

Pochi titoli giornalistici sono rimasti nella storia come il “J’accuse…!” di Emile Zola, pubblicato sulle pagine de “L’Aurore” il 13 gennaio 1898. Ed è con lo stesso titolo che Polanski porta alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia la sua opera, vincitrice del Gran Premio della Giuria, un film che narra in maniera minuziosa le vicende dell’Affare Dreyfus, uno scandalo che portò la Francia sull’orlo di una guerra civile agli albori del XX secolo.

A cavallo tra il 1894 e il 1895, l’ufficiale d’artiglieria dello stato maggiore francese Alfred Dreyfus (Louis Garrel), viene accusato di aver divulgato informazioni militari all’esercito imperiale tedesco, venendo degradato con disonore e condannato all’esilio sull’Isola del Diavolo.

La Francia in quel periodo era pervasa da un forte sentimento xenofobo e anti-semita, e Dreyfus, un ufficiale ebreo, era la vittima perfetta da dare in pasto al popolo dopo che la fuga di notizie era diventato un affare pubblico.
Il nuovo capo del controspionaggio francese, Georges Picquart (Jean Dujardin), decide di riaprire il caso mentre indaga sulla fuga di notizie militari segrete che continua ad avvenire anche dopo l’esilio di Dreyfus.

Polanski mette al centro della sua ultima fatica l’ufficiale Picquart. È attraverso le sue indagini, che l’intera vicenda viene sviscerata. Il protagonista è un uomo così fedele al suo esercito da non poter accettare che un militare possa venire accusato ingiustamente attraverso una macchina del fango composta da prove falsificate ad hoc e una cecità creata da un sentimento d’odio nei confronti del diverso.

L’ufficiale e la spia: ieri come oggi

L'ufficiale e la spia recensione

Il film sotto questo punto risulta molto attuale, e dimostra come nella nostra Europa, culla della civiltà, sia sempre esistito questo sentimento, ora per gli ebrei, ora per i musulmani, ora per gli immigrati. La politica sembra essere sempre la stessa che, avida del potere ottenuto, getta dai suoi balconi carcasse d’odio al suo popolo.

Polanski, attraverso una sceneggiatura che ricalca i fatti così fedelmente da sembrare quasi un documentario, e una regia scevra di inutili virtuosismi coadiuvata da una fotografia davvero ben curata, crea una pellicola che si allontana dalle ricostruzioni storiche hollywoodiane, e realizza un’opera che si concentra sui fatti, quegli stessi fatti così importanti sulla soluzione finale dell’affare Dreyfus.

“L’ufficiale e la spia” sembra dividersi in due parti, nella prima ci si concentra maggiormente sulle indagini, nella seconda invece assistiamo a tutte le vicende processuali. In entrambe Polanski sembra voler far provare allo spettatore quella fatica che si sente nel combattere un potere forte e strutturato, che può avere come avversario solo quello dell’opinione pubblica, della stampa. Una stampa, in questo caso rappresentata dalle parole di Zola, che sceglie di prendersi il coraggio di parlare a costo di pagare in prima persona, ma che conosce le sue possibilità di poter far crollare una struttura politica e militare che avrebbe continuato con le menzogne pur di non ammettere i propri fallimenti.

Jean Dujardin, nel ruolo di Picquart, si carica il film sulle spalle e mette a segno un’altra prova attoriale straordinaria, e come dice lo stesso Polanski “Jean non ha vinto un Oscar per niente”. Anche l’irriconoscibile Louis Garrel porta sullo schermo un Alfred Dreyfus forte e non incline a piegarsi nonostante la difficoltà di dimostrare la sua innocenza.

Ognuno di noi può avere la sua idea su Polanski, ma se siamo in grado di separare l’uomo dall’artista, non si può fare a meno di ammirare chi, dietro la macchina da presa, ha dimostrato e dimostra ancora di essere uno dei maestri della Settima Arte.

Federico De Sivo

Trama

  • Titolo originale: J’accuse
  • Regia: Roman Polanski
  • Cast: Emmanuelle Seigner, Jean Dujardin, Louis Garrel, Mathieu Amalric, Melvil Poupaud, Olivier Gourmet, Grégory Gadebois, Hervé Pierre, Didier Sandre, Eric Ruf
  • Genere: Drammatico, Storico, Thriller
  • Durata: 126 minuti
  • Produzione: USA, 2019
  • Distribuzione: 01 Distribution
  • Data di uscita: 21 novembre 2019

L'Ufficiale e la Spia poster ita“L’ufficiale e la spia” è un film di Roman Polanski, vincitore del Gran Premio della Giuria a Venezia 76, ambientato in Francia nel dicembre del 1894, con Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Jean Dujardin e Mathieu Amalric.

Garrel e il caso Dreyfus

Alfred Dreyfus (Louis Garrel) è  un giovane soldato francese di origine ebrea. Durante una  cerimonia Dreyfus viene degradato dal ruolo di ufficiale di artiglieria con l’accusa di alto tradimento. L’esercito francese accusa il capitano di essere una spia al servizio dei tedeschi.

La corte marziale condanna Alfred Dreyfus per alto tradimento: la pena da scontare è l’ergastolo nell’isola del Diavolo.

Dopo l’arresto del capitano, Georges Picquart, capo  dell’unità di controspionaggio militare, si rende conto che le informazioni segrete arrivano ancora ai tedeschi: la spia non può essere quindi il giovane capitano francese.

Quando Picquart viene messo a capo della sezione di statistica ed è direttamente coinvolto nelle operazioni di spionaggio e controspionaggio dell’esercito francese, si trova tra le mani le prove dell’innocenza di Dreyfus.

Il colonnello Picquart inizia le indagini che porterà avanti per un lunghissimo periodo. Dreyfus sarà scarcerato solo dopo dieci anni, pur non avendo commesso il fatto.

La lealtà verso la verità e la giustizia consentiranno a Picquart di smascherare  anche le nefandezze compiute dai suoi colleghi e superiori.

Lo sceneggiatore Robert Harris – autore del libro da cui è tratto il film – ci  racconta  fatti realmente accaduti, con personaggi realmente esistiti. Per Harris si tratta della seconda collaborazione con Polanski, con il quale aveva già lavorato per lo script di “L’uomo nell’ombra“.

Trailer

 

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