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Julieta

Recensione

Julieta – Recensione: il dramma matriarcale ridotto a quadretto manieristico

julieta

Ancora le donne animano il cinema di Pedro Almodóvar, che propone con “Julieta” una nuova indagine su una maternità problematica e sull’impossibilità di contenere entro gli argini della razionalità il senso di colpa innescato da una fatale tragedia.
Julieta, la protagonista, è una donna matura, in crisi d’identità, che medita di lasciare Madrid per tagliare definitivamente i ponti con il passato, e in primis con la figlia, Antía, che non vede da dodici anni. Un ripensamento, però, la inchioda alla radice: non è pronta per affrontare una nuova vita finché l’esile speranza di rivedere Antía continua ad abitare un angolo remoto della sua mente.

Decide così di raccontare la sua versione della storia: la lettera mai spedita alla figlia che l’ha abbandonata si tramuta in un robusto flash-back, attraverso il quale ripercorriamo la vita di Julieta (interpretata da attrici diverse con il progredire dell’età), l’incontro fortuito con l’uomo della sua vita, il padre di Antía, lo scorrere relativamente sereno del tempo, la crisi coniugale e la tragedia che segna definitivamente la sorte di Julieta e di Anía: di qui in poi la narrazione si focalizza sulle diverse elaborazioni del lutto delle due donne – la madre che si fa bambina e la bambina che si fa donna – e sul repentino abbandono di Anía, che cerca di svincolarsi dai fantasmi del passato facendo perdere le tracce e trovando nuovi riferimenti.

Julieta: la stanca esasperazione della poetica di Almodóvar

La rappresentazione di Almodóvar sembra voler coniugare la profondità dell’introspezione psicologica alla trattazione leggera del dramma, ma il risultato appare ridondante, le motivazioni dei personaggi banali e troppo marcate nella loro perentorietà: il quadro non ha sfumature, e si staglia pretenziosamente nei monocromi delle reazioni stereotipate ed eccessive dinanzi a un climax ascendente di eventi traumatici, in una sorta di omaggio manieristico allo standard della tragedia greca – proposito a cui rimanda del resto la caratterizzazione della protagonista, esperta e per un breve periodo insegnante di letteratura e filologia classica.

Il tema della maternità, altrove affrontato dallo stesso regista con ben diversa sensibilità, è ridotto a espediente narrativo e feticcio insondabile, nell’ottica dell’ampliamento del discorso a un’apologia generalizzata della femminilità, del potere divino che risiede nella capacità di dare forma a nuova vita: molti i richiami allegorici e iconografici volti in questo senso, dalle piccole sculture virili modellate dalle mani di una donna alla valorizzazione fotografica di immagini matriarcali, come quella che a un certo punto ritrae staticamente le tre generazioni a braccetto, Julieta tra l’anziana madre malata e la piccola Anía.

Non c’è rappresentazione negativa del sesso maschile: semplicemente questo viene messo in subordine rispetto alla maestosità femminile, sempre presentato in funzione strumentale e passiva. A fare da vero contraltare dialettico è invece il mare, inteso come scrigno della natura e del dominio del caso, pronto a meravigliare e a distruggere con spietata disinvoltura.

Le divine femmine rappresentate da Almodóvar sono tormentate, indecise, fallibili: al di là dell’inserimento ben preciso all’interno della poetica del regista, sembra di assistere a una pigra riproposizione di tematiche e richiami archetipici già ampiamente sondati, ridotti qui a mera sintassi esplicativa del già detto, una complessità simulata, quasi una didascalia semplificativa (e banalizzante) posta in calce a lavori ben più importanti.

Marco Donati

Trama

  • Titolo originale: Silencio
  • Regia: Pedro Almodóvar
  • Cast: Emma Suarèz, Adriana Ugarte, Rossy De Palma, Inma Cuesta, Darío Grandinetti, Daniel Grao, Michelle Jenner, Nathalie Poza, Pilar Castro, Susi Sánchez, Priscilla Delgado, Joaquín Notario, Blanca Parés, María Mera
  • Genere: Drammatico, colore
  • Produzione: Spagna, 2016
  • Distribuzione: Warner Bros
  • Data di uscita: 26 Maggio 2016

JulietaIl film “Julieta” (“Silencio” è il titolo in lingua originale) racconterà i primi trent’anni della difficile vita della protagonista Julieta, dal 1985 al 2015 – saranno Emma Suarez e Adriana Ugarte (un’attrice teatrale conosciuta in Spagna per le sue partecipazioni televisive) a recitare lo stesso ruolo in età diverse – quando ormai la donna sembra aver perso il senno. Ora Julieta a cinquant’anni e vuole far sapere a sua figlia tutto quello che non ha saputo esprimere per tutto il corso della sua vita, e per farlo scrive una lunga lettera. Ma come fare per far giungere la missiva presso Anita, che la lasciò appena diciottenne e che ora, dodici anni dopo, non fa più parte della sua vita?

“Julieta” segna il ritorno al cinema del grande regista Pedro Almodóvar, che con la pellicola riprende in maniera magistrale il tema del cinema “delle donne” e del loro intrigante quanto complicato mondo. Il film del regista spagnolo si pone come una intensa analisi dei rapporti familiari, del dolore dell’abbandono e della perenne necessita di sopperire al vuoto provocato dall’allontanamento dei propri cari.

Trailer

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