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Il traduttore

Recensione

Il traduttore – Recensione: un film inutile, privo di qualsiasi attrattiva

Il traduttore

A voler raccontare troppo, spesso si finisce col non riuscire a raccontare niente. È questo purtroppo il caso de “Il traduttore”, pellicola che parte da un’idea di base interessante portata però sullo schermo in maniera approssimativa e superficiale.
Il racconto ruota attorno ad uno studente rumeno, in Italia grazie ad una borsa di studio che gli permette di specializzarsi in lingue straniere, ed alla sua voglia di integrazione e di affermazione.

La borsa di studio non basta a coprire le spese, così Andrei la sera lavora in una pizzeria e di giorno collabora saltuariamente con la questura come interprete. La sua vita ha uno scossone quando la sua tutor universitaria lo mette in contatto con una sua amica, Anna, che ha necessità di tradurre un diario del marito tedesco, recentemente scomparso. Per il giovane è l’occasione di cambiare una vita che gli sta oramai troppo stretta.

Il traduttore: un’idea di base buona mal gestita dal regista, che confeziona un racconto vuoto e noioso, dove lo spettatore non sa se piangere per le banalità o ridere per le assurdità

L’incipit si presterebbe a molteplici sviluppi narrativi: l’integrazione, la voglia di emergere, la distanza che mette alla prova i sentimenti, le passioni improvvise, il lutto, il tradimento, l’amicizia, le implicazioni crime del lavoro in questura e tanto altro.
Il regista Massimo Natale decidere di battere tutte le strade, confezionando un film superficiale e vuoto, dove i personaggi principali, appena definiti, si muovono sullo schermo come marionette inanimate e le situazioni scivolano via tra mille banalità, rasentando anche il ridicolo, soprattutto nella parte dell’intreccio relativa al lavoro in Questura.

In un film in cui anche le interpretazioni sono sotto tono, non ce ne vogliano Claudia Gerini e Kamil Kuna, da salvare sono solamente la fotografia e la colonna sonora, unici elementi vitali di un film il cui moto principale è “non si mischiano stracci con tovaglioli”, che immaginiamo voglia significare che ciascuno debba rimanere relegato nel mondo al quale appartiene.

Peccato, dal regista de “L’estate di Martino” ci aspettavamo qualcosa di più.

Maria Grazia Bosu

Trama

  • Regia: Massimo Natale
  • Cast: Rutger Hauer, Claudia Gerini, Kamil Kula, Silvia Delfino, Anna Safroncik, Marcello Mazzarella, Piotr Rogucki, Marianna Januszewicz
  • Genere: Drammatico, colore
  • Durata: 90 minuti
  • Produzione: Italia, 2015
  • Distribuzione: Europictures
  • Data di uscita: 26 maggio 2016

Il traduttore.jpg2Massimo Natale si pone alla regia di “Il traduttore”, dando vita così al suo secondo lungometraggio (il primo era stato “L’estate di Martino”). La pellicola si pone come la storia d’amore tra due individui molto diversi tra loro: da un lato c’è Andrei Bina (interpretato da Kamil Kula), ragazzo di origine rumene che studia lingue straniere all’università e si mantiene a stento grazie alla borsa di studio assegnatagli per la sua dedizione. Dall’altro troviamo Anna Ritter (Claudia Gerini), amica della tutor di Andrei, la quale chiede al giovane di tradurre per lei il diario del marito tedesco, scomparso in circostanze ancora da accertare ma che fanno pensare ad Anna il peggio.

Così, tra lo studio e il lavoro serale in pizzeria e quello diurno in questura, dove esprime al meglio le sue qualità di traduttore traducendo interrogatori e le intercettazioni di suoi connazionali, Andrei e Anna iniziano a lavorare insieme alla traduzione del diario, stando così sempre a stretto contatto e lasciando il destino fare il proprio corso.

“Il traduttore” è una coproduzione italo-polacca prodotta da Kalitera, di proprietà del regista Massimo Natale, Inthelfilm di Giampietro Preziosa e Marco Puccioni, Agrewsyna Banda di Alessandro Leone e Emiliano Caradonna e da Wider Films di Giovanni Cassinelli.

Trailer

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