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I villeggianti (2018)

Recensione

I villeggianti – Recensione: un moderno dramma checoviano

i Villeggianti - recensione

Valeria Bruni Tedeschi riunisce un cast formato in buona parte da attori provenienti dalla Comédie Française, per realizzare un film la cui sceneggiatura sembra scaturita quasi direttamente dalla penna di un redivivo Anton Čhecov.

La trama è ispirata a suggestioni della vita reale dell’autrice. Il film segue le vicende di Anna (Valeria Bruni Tedeschi), regista ed autrice cinematografica che, come ogni estate, si ritira in vacanza con la sua famiglia in Costa Azzurra. Durante i pochi giorni passati con i suoi parenti nella grande proprietà, dovrà completare la sua ultima opera e, contemporaneamente, gestire il recente abbandono del compagno Luca (Riccardo Scamarcio).

I villeggianti: il ritorno del dramma borghese

“I Villeggianti” è un film più francese che italiano, a partire dalla lingua utilizzata. Infatti i dialoghi sono quasi tutti in lingua francese sottotitolata, a parte rare eccezioni. Anche il cast è composto quasi nella sua totalità da attori francesi, molti dei quali provenienti dal teatro. Riccardo Scamarcio, il cui nome, nella campagna promozionale del film, viene messo in primo piano, in realtà appare in pochissime scene. Fa semplicemente da motore emotivo per la protagonista, fornendole un dramma nel quale potersi dibattere.

Ogni personaggio di questa pellicola ha il proprio fantasma interiore da combattere. Come in ogni dramma checoviano che si rispetti, tutti i “ricchi proprietari” vivono in un “castello incantato” lontani dai problemi del mondo, subiscono i propri demoni interiori e si crogiolano nella loro elegante depressione e decadenza. I “poveri dipendenti“, dal canto loro, sebbene a volte si ritrovino alle prese con problemi più prosaici, vivono lo stesso sentimento di solitudine dei loro padroni e non sono esenti dallo stesso dramma che li coinvolge tutti.

I villeggianti: messa in scena classica per un film teatrale

Valeria Bruni Tedeschi ha studiato bene l’autore dal quale, più di ogni altro, trae ispirazione. La sua è un’ottima riproduzione di dramma borghese russo, con un’ironia affettuosa nel prendersi gioco di questi personaggi colti nel pieno della loro meschina umanità.

Anche le musiche classiche scelte per accompagnare la storia hanno un sapore a tratti antico, a tratti caustico e stridente, come a voler sottolineare le crepe nella maschera di aristocratico perbenismo dietro le quali i personaggi tentano di nascondere le proprie fragilità.

Come un dramma checoviano, il film è scandito in tre atti più un breve prologo e un epilogo. E, come Čhecov, Valeria Bruni Tedeschi avvolge il futuro della protagonista in una nebbia che non è né inferno né paradiso, ma un eterno purgatorio, colmo di sofferenza e rimpianto.

Un film consigliato a tutti gli amanti del decadentismo, si astenga chi ancora nutre ingenue speranze in un futuro migliore.

Nicola De Santis

 

Trama

  • Titolo originale: Les estivants
  • Regia: Valeria Bruni Tedeschi
  • Cast: Valeria Bruni Tedeschi, Pierre Arditi, Valeria Golino, Noémie Lvovsky, Yolande Moreau, Laurent Stocker, Riccardo Scamarcio, Bruno Raffaelli, Marisa Borini, Anthony Ursin
  • Genere: Drammatico, colore
  • Durata: 125 minuti
  • Produzione: Francia, Italia, 2018
  • Distribuzione: Lucky Red
  • Data di uscita: 27 Marzo 2019

locandina les estivantsValeria Bruni Tedeschi torna alla regia, dopo cinque anni d’assenza (l’ultima prova sulla lunga distanza era stata “Un castello in Italia“, con Louis Garrel e Filippo Timi). La quarta prova dell’attrice italo-francese in veste di regista è un film che strizza l’occhio all’autobiografico, raccoglie ombre e luci, gioca tra presente e passato. Al centro della storia un dramma corale: tutti gli invitati della lussuosa residenza estiva sulla riviera francese in cui la pellicola si svolge, “i villeggianti”, cercano una via di fuga dal fallimento della propria vita. Sulla scia delle precedenti prove, “Attrici” e “Un castello in Italia”, la Bruni Tedeschi confeziona un trittico intimo e sentito.

I villeggianti: un’autobiografia immaginaria

Presentato fuori concorso al 75° Festival del Cinema di Venezia, “I villeggianti” nasce e si sviluppa dall’esperienza personale della regista. Un gioco metacinematografico, il film nel film: a realizzarlo è Anna, impegnata con le riprese di una nuovo pellicola. Raggiunge i propri affetti sulla Costa Azzurra; rivede gli amici della vita, quel marito che ama ma che le confessa di non provare più sentimenti. Rimangono solo la donna e il mare, un film da portare avanti – incentrato su un fratello scomparso -, l’incapacità di Anna di metabolizzare il distacco, i giorni dell’abbandono.

Nell’alveare della dimora estiva, un viavai caotico: alcuni vengono, altri vanno, si ride, monta la tensione tra i commensali, i villeggianti immersi nella propria incomunicabilità e solitudine. L’autobiografia immaginaria – così viene descritta dalla regista stessa – della Bruni Tedeschi si compone di questo: rimandi, cenni al passato, la difficoltà della donna nell’affrontare di petto le incombenze del reale. Un quadro che acquista totalità nei suoi più piccoli dettagli – lo ricorda e conferma la natura bilingue del film (si oscilla tra italiano e francese) e la presenza della madre dell’attrice, Marisa Borini, anche lei nella pellicola.

 

Trailer

 

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