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Glauber, Claro (2020)

Recensione

Glauber, Claro: un documentario su Glauber Rocha cineasta brasiliano in esilio in Italia

Glauber, Claro

Glauber Rocha è stato un regista del cinema novo brasiliano. Il suo cinema era di tipo militante ma abbracciava la Nouvelle Vague francese.

Dopo un esordio brillante nel suo paese dovette scappare a seguito del colpo di stato del 1964. Girò per la Rai, nel 1975 “Claro” ambientato a Roma, definita da lui stesso centro dell’oppressione mondiale. Morì a soli quarantadue anni a Rio de Janeiro.

Il regista Cèsar Meneghetti ha omaggiato la sua memoria ricostruendone la lavorazione e ritrovando la sua grande famiglia d’elezione formata da intellettuali e da uomini e donne di cinema che hanno lasciato il segno nella settima arte.

Il film inizia con uno dei protagonisti dell’opera Luiz Maria “El Cachorro” Olmedo, suo grande amico e attore in “Claro” che racconta lo strano story board composto di una raccolta di cartoline di Roma messe in fila su un tavolino.

Cèsar Meneghetti  porta alla Festa del Cinema di Roma un omaggio a Glauber Rocia

Glauber, Claro - set

Una giovane donna corre su via dei Fori Imperiali inseguita da un uomo: è la protagonista Juliet Berto, attrice iconica di Godard in “La cinese” e musa di Rivette.

L’uomo è Rocha che amava apparire nei suoi lavori in piccoli cammei. Si tratta solo di un piccolo pezzo di quello strano puzzle che era “Claro”, un’opera che ricorda molto “Nostra Signora dei Turchi” e in genere tutto il cinema sperimentale di Carmelo Bene. Non a caso, proprio lui ha una piccola parte nel film, un privilegio raro per un personaggio della sua natura.

Del regista brasiliano parlano tutti i suoi amici, da Adriano Aprà a Mario Gianni, Bettina Best e Gaia Franchetti. Una vita fuori e dentro il set, tra cenacoli letterari e lunghe serate in casa del regista e produttore Gianni Barcelloni, suo grande amico e finanziatore del film.

Grazie al lavoro certosino della produzione, il luogo in cui s’incontrano tutti i protagonisti del documentario è l’appartamento di Gianni, ora casa del figlio Eugenio, direttore della fotografia di “Glauber, Claro”.

Questo, non è un documentario nel senso più canonico della parola, ma mischia realtà e finzione in modo magistrale. Seguendo lo stile di Rocha, la narrazione è  volutamente poco lineare.

Passato e presente si confondono in un caleidoscopio d’immagini piene di vitalità. Glauber rivive in tutta la sua follia, perfettamente a suo agio in una Roma piena di fervore, lo stesso che cesserà a causa del terrorismo e della diffusione delle droghe pesanti.

Glauber, Claro: un film quanto mai attuale sull’importanza della libertà

C’è una doppia pista in questo gioiellino: da una parte c’è l’uomo di cinema e di cultura che non riusciva a vivere nella normalità, con un ultimo film girato e avversato dalla critica al Festival di Venezia nel 1980; d’altra parte c’è la persona, “con una dolcezza malinconica” come lo definisce uno degli intervistati. Glauber Rocha è un regista tutto da riscoprire in Italia e il film di Meneghetti è senz’altro un buon inizio per ricostruire una visione militante ma visionaria del cinema in tempi difficili come quelli attuali.

Ivana Faranda

Trama

  • Titolo originale: Glauber, Claro
  • Regia: César Meneghetti
  • Cast: Adriano Aprà, Bettina Best Windelschimdt, Bruno Torri, Davide Magara, Ettore Rosboch, Fiorella Giovanelli Amico, Gaia Ceriana Franchetti, Gisela Getty, Giorgio Ginori, Italo Moscati, Luiz Maria “el Cachorro” Olmedo, Marco Bellocchio, Mario Gianni, Marco Giusti, Mimma Nocelli, Pia Candidas, Roberto Perpignani, Roberto Silvestri, Simonetta Lux, Silvano Agosti, Glauber Rocha, Juliet Berto, Bernardo Bertolucci, Gianni Amico, Marco Tamburella, Carmelo Bene, Mackay Taylor, Jirges Ristum, Tony Scott, Cristiana Tullio Altan, Sylvie Pierre, Gianni Barcelloni, Metka Kosak, Louis Valdon, Francesco Serrao, Yvonne Taylor, Moune Janet, Anna Carini, Pier Paolo Pasolini, Roberto Rossellini.
  • Genere: Documentario
  • Durata: 80 minuti
  • Produzione: Brasile, 2020

Locandina

Glauber, Claro” è un documentario su Glauber Rocha cineasta brasiliano in esilio in Italia, diretto da César Meneghetti e prodotto in Brasile nel 2020.

Glauber, Claro: la trama

Glauber Rocha è stato un regista importante del movimento Cinéma Novo nato negli anni ‘60 in Brasile.

Ha girato diversi film in patria: “Il Dio nero e il diavolo biondo” (1964), “Terra in trance” (1967) e “Antonio das mortes” (1968, Palma d’Oro come miglior regista a Cannes).

Fuggito dal suo paese dopo il colpo di stato, ha viaggiato ovunque nel mondo.

Nel 1975 ha girato a Roma “Claro” film sperimentale con tutto il meglio del cinema alternativo del tempo. Il regista César Meneghetti ricostruisce nel suo documentario il contesto storico del periodo.

Sono presenti tutti quelli che hanno fatto parte della lavorazione del film in presenza se vivi e in filmati di repertorio se morti.

Note di regia

Glauber, Claro” delinea un ritratto del più grande regista brasiliano, Glauber Rocha, durante l’esperienza italiana da esiliato.

Girato nelle stesse location romane del suo film “Claro” (1975), il documentario indaga l’esperienza di Rocha e di un’intera generazione, affrontando temi in più estratti che si sovrappongono: il backstage di “Claro” e la sua rilevanza storica, cinema underground, neorealismo, nuovo cinema, anni 70, militanza politica, utopia, post colonialismo, rivoluzione rivelando fatti inediti che culmina nella rabbiosa esplosione contro la Mostra di Venezia.

Il regista

César Meneghetti è un regista brasiliano di origine italiana. Fa il suo esordio come artista d’avanguardia.

Dal 2000 gira diversi documentari, alcuni in coppia con Elisabetta Pandimiglio. Il suo lavoro più noto è “Zappaterra” del 2002 in tandem con la Pandimiglio. Presentato con successo al 55º Festival di Locarno e al Torino Film Festival, questo film è una testimonianza di un superstite della strage di Marzabotto.

Cesar, Claro” ha partecipato al Festival del Cinema di Roma 2020.

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