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Film al cinema dal 3 luglio

Quattro sono i titoli dei film al cinema dal 3 luglio, ma, sebbene vi sia un tocco fantastico e orientale di un nuovo reboot della saga su Godzilla, tre pellicole sono restauri di uno dei maggiori maestri del cinema europeo, Max Ophüls.

Film al cinema: un trentunesimo film per il lucertolone nipponico

Godzilla 2 film la cinema dal 3 luglio

Dopo una lunga parentesi americana, durata ben sedici anni e di cui ancora ricordiamo bene il film del 2014, Godzilla torna ad essere girato da un occhio nipponico. “Shin Godzilla” è un reboot della prima serie, nata negli anni ’50,  ed è diretto da Hideaki Anno, noto soprattutto come regista della serie anime cult “Neon Genesis Evangelion”, e Shinji Higuchi, che ha curato gli effetti speciali della trilogia Heisei di “Gamera” e ha collaborato con Anno come sceneggiatore di “Neon Genesis Evangelion: The End of Evangelion”. La trentunesima pellicola godzilliana segue l’iter delle sue precedenti con l’iconica immagine del mostro che esce dalle acque per invadere e distruggere la città di Tokyo. Riusciranno a fermarlo anche stavolta?

Film al cinema: un 3 luglio dedicato a Max Ophüls

Lab 80 con il progetto Happy Returns! riporta tra i film al cinema dal 3 luglio tre classici, in versione restaurata, diretti da Max Ophüls, il regista tedesco naturalizzato francese. Per chi non lo conoscesse, Ophüls è stato uno dei maggiori maestri del cinema europeo; attivo tra gli anni ’30 e  ’50, ha saputo sperimentare con dovizia la macchina scenica, donando alla storia grandi opere, rilevanti figure femminili e un nuovo genere cinematografico, il melodramma, di cui è considerato il fondatore.

La rassegna proposta nei cinema dal 3 luglio propone sul grande schermo tre lavori molto diversi tra loro, ma accomunati dalla maestria del loro autore.

Film al cinema dal 3 luglio“Tutto finisce all’alba” e “Da Mayerling a Sarajevo” sono degli anni ’40 e risalgono al periodo antecedente l’emigrazione negli States. Il primo è ambientato a Parigi durante gli anni ’30 e incentrato sulla figura di Evelyne, una vedova e madre, che per mantenere il suo bambino è costretta ad esibirsi come spogliarellista e intrattenitrice in un locale notturno. Un incontro casuale con Giorgio, un suo ex fidanzato, si trasforma in una fatale relazione, in cui, però, la donna nasconde all’amato la sua condizione economica, mettendo in piedi una farsa in cui recita il ruolo della ricca borghese.

Tutto scorre liscio finchè la realtà socio-economica della donna viene a galla, portando più guai e problemi irrisolvibili di quanto possa una cruda verità.

“Da Mayerling a Sarajevo” è un racconto di quella celebre “goccia che ha fatto traboccare il vaso”, ovvero l’attentato a Sarajevo nel 1914. Ophüls approfondisce quelle che sono state le vite delle due vittime, ovvero l’arciduca Francesco Ferdinando e la moglie Sophie Chotek, di rango inferiore rispetto al marito, narrando in un triste quadro storico quello che molti hanno appena sorvolato, soffermandosi maggiormente sulla questione guerra: una coppia, il loro amore e la nefasta morte insieme.

La terza pellicola risale al ritorno del regista in Europa negli anni ’50 e appartiene ad una delle ultime opere che gli diedero maggior successo presso i posteri: “Il piacere”. Diviso in tre parti, il lungometraggio è tratto da tre racconti di Guy de Maupassan (“Le masque”, “La maison Tellier” e “Le modèle”), legati da un filo conduttore ben preciso, la voce narrante. Il tema principale è una morale volta a comunicare come sia facile ottenere piacere, ma questo è un’emozione gaudiosa effimera, in quanto dura poco proprio per la sua facilità nell’ottenerlo; di risposta la felicità è concepita come qualcosa di più duraturo, reale, ma molto più difficile da guadagnare.

Marco Marchetti

03/07/2017

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