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Diario di una tonnara (2018)

Recensione

Diario di una tonnare – Recensione: un docufilm molto tradizionale sui vari aspetti delle comunità che vivevano intorno alle tonnare

Diario di una tonnaraDopo aver collaborato a diversi documentari, Giovanni Zoppeddu realizza quello che lui definisce il suo primo film. In realtà un documentario che, inspirandosi liberamente al libro omonimo di Ninni Ravazza: “Diario di Tonnara”, cerca di descriverci una società quasi ancestrale che viveva intorno agli stabilimenti di trattamento del tonno pescato nelle mattanze di Sicilia e Sardegna.

Il regista con “Diario di unatonnara” compie una ricerca storica, cercando di recuperare del materiale filmato su quelle realtà, e ne trova abbondante nelle immagini di repertorio di De Seta, Quilici e Alliata. Vengono intervistate alcune delle maestranze che lavorano nell’unico stabilimento ancora attivo, quello di Carloforte in Sardegna; alcuni dei Rais e tonnaroti che hanno lavorato negli stabilimenti di Favignana nelle Egadi e nel Borgo di Bonagia, vicino a Trapani e naturalmente Ninni Ravazza, che sostiene anche la voce narrante nel percorso delle tonnare visitate.

Zoppeddu è interessato soprattutto a descriverci la comunità che viveva intorno a questa realtà economica, un tempo molto fiorente. Vuole sottolineare come tutte le attività dell’uomo fortemente legate a una ciclicità stagionale, assumano a loro volta delle ciclicità di vita sulle quali si sedimentano tradizioni culturali; un po’ come nell’agricoltura, con i suoi ritmi legati ai vari periodi dell’anno, dalla semina alla raccolta per finire col trattamento dei cereali, anche questo rappresentato in filmati di repertorio in terra di Sicilia. Vuole altresì mostrarci come questa attività sia legata all’imprevisto, al mutare del tempo, al mare che si gonfia. Barche e barchini devono posizionare quei palazzi subacquei che sono le camere della morte in mare, le loro pareti sono reti da pesca confezionate tutto l’anno da donne e uomini della comunità, in quelle camere saranno convogliati centinaia di tonni di dimensioni enormi e tirati sopra le barche da decine di tonnaroti che vivono questa esperienza come un rito ancestrale per divenire loro stessi figure quasi mitologiche. Il tempo, il vento, il mare e le correnti sono elementi volubili che possono rivelarsi fausti o infausti alla mattanza, ed è per questo che intorno all’uscita degli uomini a mare, si sono sviluppati tutta una serie di riti religiosi ed anche pagani. In alcuni filmati d’epoca vediamo il prete del paese benedire il mare e dare la protezione divina alla stagione della pesca, ma ascoltiamo anche il racconto del rito arcaico col quale il Rais taglia simbolicamente la tromba d’aria, da lui chiamata “colonna d’acqua”, fendendo e agitando un coltello contro il cielo.

Diario di una tonnara: un racconto tramite immagini delle terre siciliane

Diario di una tonnara stillMolti dei filmati d’epoca ci mostrano una Sicilia in tutte i suoi aspetti tradizionali, le già citate attività agricole, le processioni di paese, i vulcani che emettono colonne di fumo, i teatrini coi pupi. Sono immagini a volte poco pertinenti al tema del film e si rivelano banalmente riempitive di una pellicola di soli 60 minuti. Alle riprese realizzate da Zoppeddu si deve invece rimproverare di esser poco seducenti. I documentari sono un genere in forte espansione, e oramai siamo abituati a vederne di meravigliosi in cui la bellezza delle immagini gioca un ruolo preponderante. Avendo a disposizione territori come le Egadi, Trapani e Carloforte ci si stupisce di come non si siano potute produrre riprese che esaltassero lo splendore di quelle coste e di quel mare.

Anche la sceneggiatura si rivela un poco povera, c’è una narrazione che vorrebbe esaltare le gesta degli uomini e delle donne che vivono intorno alla Tonnara, far loro assumere delle connotazioni eroiche, quasi mitologiche. Si sarebbe dovuto allora realizzare una costruzione narrativa più ricca ed articolata, scegliere un lessico più ricercato e pertinente alla Sicilia e ai suoi miti.

Zoppeddu realizza un docufilm tradizionale, si direbbe però nella tradizione dei documentari dell’Istituto Luce, ossia quelli che eravamo costretti a vedere molti anni fa prima della pellicola di nostra elezione. Chissà se riuscirà a sedurre gli spettatori oramai abituati ai documentari internazionali, trasmessi dalle tv a pagamento, nei quali splendide immagini visive sono supportate da notevoli tecniche di ripresa.

Marco Marchetti

Trama

  • Regia: Giovanni Zoppeddu
  • Genere: documentario, colore
  • Durata: 68 minuti
  • Produzione: Italia, 2018
  • Distribuzione: n/d
  • Data di uscita: n/d

Diario di una tonnara immagine festivalIl regista Giovanni Zoppeddu attraverso il documentario “La tonnara” descrive la Sicilia del mare, una comunità quasi sconosciuta, legata alle antiche tradizioni, fatta di valori primordiali e nobili dei quali, ancora, si sente l’eco in tutta l’isola e oltre.

Diario di una tonnara: il racconto della Sicilia del mare

“Diario di una tonnara” prende ispirazione dall’omonimo libro dello scrittore Ninni Ravazza.

Il documentario racconta i borghi, le comunità e le avventure che hanno scandito la vita quotidiana dei pescatori di tonno siciliani.

Un’opera che mette in scena una realtà tradizionale di cui si conosce ben poco attraverso un universo fatto di racconti, di storie tramandate di generazione in generazione e di una ritualità che oggi fatica ad essere ricordata.

“Diario di una tonnara” descrive uno spaccato della Sicilia, legato a uno storico mestiere che sta pian piano scomparendo.

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