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Dark Night (2016)

Recensione

Dark Night – Recensione: tra massacri e alienazione

Dark Night scena

“Dark Night” segue sei storie, sei spaccati dell’America; sei diverse persone, distinte per età, sesso e per tutte quelle cose che rendono ogni essere umano differente dagli altri. Sei perni attorno al quale ruota la macchina da presa di Tim Sutton.

La trama di “Dark Night” è liberamente ispirata a un tragico evento di cronaca denominato il “Massacro di Aurora“, svoltosi appunto in un cinema di Aurora (in Colorado) il 20 luglio 2012,  quando, durante la prima del film “The Dark Knight Rises”, appartenente alla trilogia di Christopher Nolan su Batman, il ventiquattrenne James Eagan Holmes fece fuoco sulla folla, uccidendo dodici persone e ferendone altre settanta. Il film di Sutton, però, non si propone come un documentario, come una ricostruzione di eventi e raccolta testimonianze di chi ha vissuto sulla propria pelle quella tragica notte di svago che si è tinta di sangue e follia: quel che fa la pellicola, invece, è creare sei storie che si intrecciano ma non si incontrano, che hanno tutto e niente a che vedere con James Eagan Holmes; sei vite che rimangono sospese, in superficie. La trama infatti non approfondisce le vicende di nessuno dei protagonisti, fornendo piuttosto tanti piccoli dettagli allo scopo di trasmettere un senso di profonda alienazione, che impregna la periferia americana e le persone che ne costituiscono la comunità, compresi i nostri sei personaggi.

Dark Night: il nemico potresti essere tu

“Dark Night” si propone di mostrare vari livelli di disagio sociale e psicologico attraverso i suoi personaggi – disegnati tra l’altro da una fotografia molto bella – che sono adolescenti, coppie in crisi, veterani, giovani skater, ognuno di diversa estrazione sociale e ognuno con un differente passato, come se volesse fornire un ventaglio di possibilità con un unico centro nevralgico: l’alienazione.

Chiunque tra i personaggi potrebbe essere un assassino, poichè ognuno di loro ha delle problematiche, delle psiche delicate, delle scintille dentro di sè che potrebbero provocare l’esplosione di follia che ha portato poi al “Massacro di Aurora”. Lo spettatore, tuttavia, non sa dire con certezza chi di loro sia: forse la ragazza ossessionata dal suo aspetto, forse il ragazzo dagli occhi azzurri, forse il ragazzino che va sullo skate; e, peggio ancora, vedendo tante sfaccettature dell’essere umano, ci si rende conto con orrore che il ‘pazzo’, il ‘folle’, potrebbe essere una qualsiasi delle persone che si trovano accanto a noi. In “Dark Night”, infatti, non viene approfondito il vissuto di nessuno, ma lo si sfiora appena con sguardo distaccato, con la superficialità che caratterizza la società e che incrina profondamente le relazioni e la comprensione dell’altro.

“Dark Night”, un messaggio forte in un film confuso

Il messaggio di “Dark Night” è certamente potente e disarmante, lascia un senso di inquietudine nell’animo di chi ha guardato: l’unico difetto è quello di cercare di trasmettere un concetto importante in modo forse poco chiaro, quasi caotico. Lo scopo, senza dubbio, era di creare questo senso di incertezza, perchè nella vita non sempre conosciamo chi ci sta attorno. “Dark Night”, in altre parole, priva il cinema di quell’onniscienza che è una delle armi più affascinanti di questo mezzo, chiude quell’occhio supremo che scruta ogni cosa e conosce ogni dettaglio dei personaggi rappresentati, soffocando il desiderio di vedere e sapere dello spettatore. Il problema è, forse, che la creatura di Sutton è un film a cui a volte è difficile star dietro, e che ci lascia il dubbio: “abbiamo veramente capito quel che si suppone avremmo dovuto capire?”. Un quesito, tuttavia, che potrebbe risultare stimolante: in fin dei conti, in un film che non vuole raccontarci nulla, non è forse fondamentale la riflessione a posteriori su quel che abbiamo visto? E quale materiale migliore su cui ragionare se non quello che non si è certi di aver afferrato appieno?

Una nota di merito alla colonna sonora, che trascina nello schermo e che, con toni quasi cantilenanti, contribuisce a trasmettere quel senso di alienazione che “Dark Night” vuole trasmettere.

Giada Aversa

Trama

  • Regia: Tim Sutton
  • Cast: Eddie Cacciola, Aaron Purvis, Shawn Cacciola, Anna Rose, Robert Jumper, Karina Macias, Rosie Rodriguez
  • Genere: Drammatico, colore
  • Durata: 85 minuti
  • Produzione: USA, 2016
  • Distribuzione: Mariposa Cinematografica
  • Data di uscita: 1 marzo 2018

Dark Night locandina“Dark Night” è un film del 2016 diretto da Tim Sutton.

La trama si ispira liberamente ad un fatto di cronaca noto come “Massacro di Aurora“: nella notte del 20 luglio 2012, nel corso della proiezione del film “The Dark Knight Rises” di Christopher Nolan, James Eagan Holmes, un ragazzo di ventiquattro anni spara sulla folla, uccidendo 12 persone e ferendone 70.  Il film di Sutton segue sei diversi personaggi, tra i quali si nasconde l’assassino che non viene però rivelato, e ne ritrae degli spaccati di esistenza nelle ore precedenti il tragico avvenimento: il vuoto sociale e relazionale, l’alienazione e i disagi psicologici  sono le cose che accomunano i sei individui, mentre le azioni di ciascuno li conducono, un passo alla volta, verso il cinema che sarà teatro della follia omicida di uno di loro.

Dark Night: un film da Festival

“Dark Night” è il terzo film del regista Tim Sutton. Nel 2016 è stato presentato al Sundance Film Festival, dove figurava nella selezione ufficiale e dove ha ricevuto una buona accoglienza dalla critica; nello stesso anno si è aggiudicato il premio Lanterna Magica nel corso della 73esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

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