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Dafne (2019)

Recensione

Dafne – Recensione: l’intima forza di un mondo silente

Dafne recensione

Ad oltre dieci anni di distanza da “Mar Nero” il regista Federico Bonoli racconta nuovamente di semplicità e tenerezza, scrutando sempre con delicatezza la difficile convivenza con il “diverso”, in questo caso un altro personaggio femminile, Dafne, interpretata e vissuta da Carolina Raspanti, una ragazza di 35 anni affetta dalla sindrome di Down.

Il film si apre con l’immagine intensa e dai contorni fiabeschi di un intimo dialogo tra una figlia e una madre, interpretata da Stefania Casini, in un viaggio dell’anima perduta, affresco colorato di una ragazza vivace che, grazie alla forza e all’appoggio di sua mamma, ha saputo andare oltre i confini della disabilità, costruendosi la sua vita e la sua autonomia, pur rimanendo ancora una tenera bimba che trova rifugio e conforto nel grembo materno. Ma irrompe violenta, seppur appena sussurrata, l’inaspettata morte della madre e questo accadimento stravolge completamente gli equilibri familiari.

Il padre cade in una depressione acuta e Dafne, con la sua determinazione e la sua lineare e diretta sincerità, lo aiuta, in un percorso denso di ostacoli, a ritrovare la sua gioia di vivere, rendendo il presente aperto a prospettive future e meno ossessionato da perdite e malattie.

Dafne: un passo a due alla scoperta dell’altro

Dafne trasmette al padre il senso di essere “una squadra” pur venendo da due mondi “diversi”, totalmente distanti per un uomo che ha sempre osservato la disabilità della figlia restando dall’altro lato del muro, in disparte, senza alcun desiderio di comunicare con quell’essere per lui quasi “disumano”. Eppure la figlia mette in gioco la capacità di sapersi trovare e combatte la solitudine con piccoli gesti, che restituiscono così senso al rapporto con “una stretta di mano, tuo figlio che ride, la pioggia d’agosto e il rumore del mare, un bicchiere di vino insieme a tuo padre, aiutare qualcuno a sentirsi migliore” come canta Nek nella canzone che scandisce le emozioni di Dafne.

E così insieme a Luigi, il padre, intraprende un viaggio on the road, un cammino a piedi persi nella natura, per recuperare la consapevolezza, tra silenzi laceranti, sguardi feroci e di disappunto, sensi di colpa, ma anche un amore profondo. Un viaggio attraverso le proprie fragilità, per costruire un rapporto che mai si era confrontato negli anni.
Antonio Piovanelli nel ruolo di Luigi sembra appartenere alla delicatezza di Ermanno Olmi, con la stessa vena intima e severa, chiuso tra silenzi di impotenza ed il rumore della pioggia che cade.

La storia prende vita e si snoda dall’energia della protagonista, attraverso la genuinità dei suoi occhi, tra primi piani intensi e lunghe panoramiche su un paesaggio quasi surreale dai toni caldi e spenti.

Una pellicola semplice, profondamente commovente, un film essenziale che si focalizza sui personaggi e sull’essenza drammatica della scena e, poco a poco, quasi in punta di piedi, Dafne entra nel vissuto delle loro lacune e le colma con lo stesso sentire di Kahil Gibran secondi cui “L’aspetto delle cose varia secondo le emozioni. Così noi vediamo magia e bellezza in loro… ma in realtà magia e bellezza sono in noi… non vediamo le cose come sono, le vediamo come siamo …”

Chiaretta Migliani Cavina

Trama

  • Regia: Federico Bondi
  • Cast:  Antonio Piovanelli, Carolina Raspanti, Stefania Casini
  • Genere: Drammatico, colore
  • Durata: 94 minuti
  • Produzione: Italia, 2019
  • Distribuzione: Cinecittà Luce
  • Data di uscita: 21 marzo 2019

Dafne poster“Dafne” è un film scritto e diretto da Federico Bondi e segue la storia di una donna affetta da sindrome di Down, che si trova a dover affrontare un rapporto abbastanza sgretolato con il padre Luigi che, dopo la morte della madre, cade in depressione.

Dafne: un viaggio per conoscersi

Dafne, donna di trentacinque anni con la sindrome di Down, vive con i suoi genitori, Luigi e Maria, pur essendo autonoma. Quando la mamma muore, Dafne si ritrova non solo a dover elaborare il suo lutto, ma anche a dover dar forza al padre depresso. I due, un giorno, decidono di fare un trekking in montagna, verso il paese di Maria. Il percorso sarà un mezzo attraverso cui padre e figlia impareranno a conoscersi meglio.

Dafne: la genesi

Il regista Federico Bondi ha avuto l’ispirazione per scrivere la sceneggiatura di “Dafne” dopo aver visto un padre anziano insieme alla figlia, affetta dalla sindrome di Down. Da lì ha iniziato a interrogarsi sulla loro esistenza, dando poi corpo alle sue riflessioni in una storia, a lungo rimasta priva di vita, fino all’incontro con Carolina Raspanti che ha dato volto a Dafne, arricchendolo della sua personalità.

La Raspanti ha così contribuito alla costruzione di un personaggio vero, con le sue spigolature e ruvidezze, e a un rapporto, quello padre/figlia, del tutto privo di finzione.

“Dafne” è il secondo lungometraggio di Federico Bondi, che ha esordito nel 2008 con il drammatico “Mar Nero”, storia di una badante e dell’anziana signora di cui è dipendente, ispirato al rapporto tra la nonna del regista e la donna che si occupava di lei.

“Dafne” è distribuito nelle sale da Istituto Luce.

Trailer

 

 

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