Eco Del Cinema

Corpo estraneo

Trama

  • Titolo originale: Obce Cialo
  • Regia: Krzysztof Zanussi
  • Cast: Riccardo Leonelli, Agnieszka Grochowska, Agata Buzek, Weronika Rosati, Sławomir Orzechowski, Chulpan Khamatova, Bartek Żmuda, Ewa Krasnodębska, Mattia Mor, Victoria Zinny, Jacek Poniedziałek, Janusz Chabior, Stanisława Celińska, Maciej Robakiewicz, Tadeusz Bradecki, Bartosz Obuchowicz
  • Genere: Drammatico, colore
  • Durata: 117 minuti
  • Produzione: Polonia, Russia, Italia, 2014
  • Distribuzione: Lab80 Film
  • Data di uscita: 5 Maggio 2016

Corpo estraneoKrzysztof Zanussi, uno dei più rinomati registi europei, celebre per i suoi film incentrati su tematiche morali, si pone alla regia di “Corpo Estraneo”, un dramma psicologico che pone agli antipodi l’idealismo giovanile e la cruda realtà di oggi, la cui sola regola è dettata dalle logiche di mercato.
“Corpo estraneo”, che vede come produttore esecutivo Janusz Wąchała, ha come protagonisti due giovani cattolici facenti parte del movimento dei Focolarini (un movimento laico nato nella Chiesa cattolica che ha come fine la realizzazione dell’unità tra le persone; ne consegue una precisa vocazione ecumenica oltre che al dialogo in altri settori della cultura): si tratta di Angelo e Kasia. L’incontro tra i due protagonisti avviene nel territorio italiano, dove Angelo – che è originario appunto del ‘Bel Paese’ – e Kasia, giovane polacca, si innamorano l’uno dell’altro.

La loro idilliaca storia d’amore incontra però degli ostacoli, e il primo è il ritorno in Polonia di Kasia, la quale vuole entrare in convento: Angelo è però deciso a non rassegnarsi e parte con la donna amata per tentare il tutto e per tutto per farle cambiare idea. Così una nuova vita si prospetta davanti ad Angelo, il quale trova lavoro in una multinazionale di Varsavia, e al contempo viene circuito dal suo nuovo capo, che arriverà a far dubitare Angelo di qualsiasi scelta egli abbia mai preso, compresa la vocazione religiosa.

Recensione

Corpo estraneo: l’esibizione non consolatoria dell’umana conflittualità

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La battaglia campale tra l’idealismo cristiano e la tendenza materialista all’assimilazione e al consumo produce, nell’ultima fatica del maestro polacco Krzysztof Zanussi, un esito proteiforme e inclassificabile, uno stato di fatto ancor più conflittuale del punto di partenza e perturbante sotto certi aspetti, senz’altro mai consolatorio e restio all’ingabbiamento nei vincoli angusti di gabbie ideologiche o schemi prestabiliti.
Punti focali della narrazione – che, al di là dei pochi sbalzi dinamici necessari allo svolgimento, si pone sempre come profonda introspezione, movimento riflessivo a posteriori – sono le relazioni che il protagonista, un italiano dal nome non casuale di Angelo, instaura con due donne polacche caratterialmente agli antipodi: una che da amante, in preda a turbolenta vocazione religiosa, decide di farsi suora; l’altra cinica e spietata direttrice della filiale di un’immaginaria multinazionale, disinteressata alle vicende umane e presa interamente dal business, inteso come manifestazione esteriore di potere e controllo.
Angelo, anche lui profondamente cattolico, segue l’amata perduta fin nelle terre polacche, convinto che ci sia una possibilità di recupero. Mentre la donna è ritirata in convento, finisce per trovare lavoro in un’azienda energetica: il contatto prolungato con l’altra donna, versione diabolica e sfrenata di lussuria ed edonismo, fa precipitare in uno stato di crisi l’integrità dell’uomo, producendo del resto effetti simili – all’inverso – sul diavolo tentatore, corroso dalla purezza agognata della sua preda.

Corpo estraneo: la crisi perpetuamente irrisolta e il mistero della fede

Larga parte del film appare dominata, in effetti, da un certo schematismo rappresentativo: dato il mediatore nella figura di Angelo, lo scontro appare ben stagliato nel disegno dei caratteri delle due donne, l’una serafica e l’altra demoniaca, che peraltro hanno in un’unica occasione modo di incrociarsi, scambiandosi un prolungato, reciproco e apparentemente illogico sorriso.
Ma la complessità della visione di Zanussi emerge a poco a poco, delicatamente, eppure stringendo la morsa in modo sempre più ferreo, più inesorabile. La deflagrazione non risparmia nessuno, né l’aspirante suora che soffre della mancanza della carne, né l’aspirante epicurea che si trova a dover fare i conti con l’insensatezza dei propri gesti, cercando infine, superficialmente e confusamente, una qualche forma di redenzione a buon mercato.
Se gli estremi vacillano, però, a farne le spese è proprio chi sta in mezzo, scosso e violentato psicologicamente su diversi fronti: dai piccoli soprusi in ambito lavorativo alle sadiche ritorsioni nel buio cementificato di una prigione russa – rappresentata col carico di eccessi grotteschi di un girone dantesco –, fino alla perdita definitiva dell’amore nel nome stesso del Cristo a lungo acriticamente adorato, il povero Angelo cade nel fango e non si rialza più, ponendo e ponendosi interrogativi assoluti dinanzi ai quali non esiste risposta razionale che tenga, dato l’incedere marciante della maggior consapevolezza, della precarietà e del dubbio persistente.

Marco Donati

Trailer

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