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Caffè

Recensione

Caffè – Recensione: Renzo, Arne, Hamed e Fei, protagonisti, diversi ma simili

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Il Caffè si compone di sapori diversi: amaro come le delusioni che si vivono quotidianamente, aspro per darti la forza di lottare ogni giorno e, infine, una nota profumata perché, comunque, la vita è bella ma soprattutto preziosa.

Da questa premessa parte il film di Cristiano Bortone che racconta tre storie ambientate in tre diverse parti del mondo, sforzandosi di combinare questi diversi “sapori”. L’elemento comune è il caffè che diventa pretesto per raccontare le difficoltà di questo difficile momento storico.

Le tre storie che, grazie a un montaggio fluido, si alternano armonicamente tra loro, vedono protagonisti personaggi provenienti da contesti sociali estremamente eterogenei che si confrontano con un sistema economico scellerato, che sembra condizionare i comportamenti di tutti.

Caffè: storie di ordinaria drammaticità

Renzo, interpretato dal promettente Dario Aita, è un giovane romano, sommelier del caffè, che emigra a Triste in cerca di un lavoro adeguata alle sue competenze, ma che difatti riuscirà a trovare occupazione unicamente come magazziniere di una torrefazione.

Una tematica affrontata, quella del precariato, che specie in un paese come l’Italia alle prese con una disoccupazione giovanile senza precedenti e sempre più drammatica, non smetterà mai di stancare.

Tematica che viene ripresa anche nella storia belga con l’apatico Vincent, il sorprendete Arne De Tremerie, giovane padre che vive in una grigia periferia, stanco di cercare un lavoro che sembra, ormai, non esserci più.

Due storie per certi aspetti simili, con due protagonisti che rappresentano quella gioventù priva di qualsiasi aspettativa per il futuro, che la nostra società pone ai margini.

La storia belga si arricchisce anche di un altro elemento, che alla luce degli ultimi fatti di cronaca, è attuale più che mai: il crescente clima d’intolleranza e scontro culturale che si sta consumando in Europa, anche in quei paesi del Nord che hanno una più antica tradizione di accoglienza. Proprio ad Hamed, un tranquillo commerciante di origini arabe, Vincent ruberà una preziosa caffettiera. Visto l’indifferenza con la quale la polizia tratta il suo caso, l’uomo di origini irachene, andando contro la sua indole pacifica, deciderà di farsi giustizia da solo, scatenando una spirale d’incomprensione, rabbia e voglia di riscatto sociale.

Caffè: la riflessione di un giovane al di là del profitto

Nella storia cinese il protagonista è Fei un giovane manager di origini contadine che lavora per un’azienda operante nel settore del caffè, interpretato da Fangsheng Lu, popolare in patria per numerose serie televisive. Questo scopre il cosciente utilizzo di veleni pericolosi da parte della propria azienda, in spregio alle bellezze del territorio e alle tradizionali coltivazioni di caffè dei contadini locali.

Nella Cina che ormai si avvia verso un clima di benessere sempre crescente, a scapito di “un’Europa che ormai è solo un bel museo”, Fei si domanderà fino a che punto può salvaguardare il proprio benessere a scapito della distruzione del territorio e della locale comunità, specie se si tratta del luogo dove è nato.

Caffè: un’opera pensata per un pubblico mondiale

“Caffè” ci restituisce molte e varie questioni, che, naturalmente, per essere state condensate in due ore di racconto, non sono state approfondite in maniera esaustiva; ma nel complesso il puzzle funziona, restituendoci un quadro attendibile della complessità della realtà contemporanea.

Il film, non disdegna una forte dose emozionale, non ha paura di giocare con i generi (pensiamo solo alla scena della rapina dell’episodio italiano), si serve di un ritmo serrato.

“Caffè” ammicca ai gusti del grande pubblico (peccato solo per un finale a tratti stucchevole) che, insieme al suo evidente sapore internazionale, rendono la pellicola appetibile anche per il mercato estero. Qualità che nel nostro paese, che da tempo ci ha abituato per lo più a opere autoreferenziali, non è del tutto scontata.

Oreste Sacco

Trama

  • Regia: Cristiano Bortone
  • Cast: Dario Aita, Miriam Dalmazio, Babak Karimi, Xiaodong Guo, Qi Xi, Zhang Yuqi, Tongsheng Han, Ennio Fantastichini
  • Genere: Drammatico, colore
  • Durata: 110 minuti
  • Produzione: Cina, Belgio, Italia, 2016
  • Distribuzione: Officine Ubu
  • Data di uscita: 13 Ottobre 2016

caffeCaffè è il racconto di tre storie che ruotano intorno al caffè, ambientate in tre differenti parti del mondo.

Nell’Italia schiacciata da una pesante crisi economica, Renzo, un esperto di caffè, è costretto a lavorare, sotto pagato, in un piccolo bar. Quando la sua ragazza rimane incinta, si ritrova coinvolto in una rapina a una torrefazione.

In Belgio Hamed, un immigrato dell’Iraq trasferitosi in Europa per garantire un futuro migliore alla propria famiglia, è derubato dal proprio negozio di una preziosa caffettiera. Andando contro la sua docile natura, decide di compiere la sua personale vendetta.

In Cina Fei è un giovane manager di successo in procinto di sposare la sua ragazza. La sua vita sembra perfetta fino a quando non gli viene chiesto di occuparsi di un guasto in una fabbrica a Yunnan, centro della produzione di caffè in Cina.
Il film compone un interessante mosaico sulla nostra, incerta, epoca.

Trailer

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