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Jean-Paul Belmondo

Biografia

Attore francese dall’indiscutibile fascino, Jean-Paul Belmondo ha fatto la storia del cinema francese, interpretando i ruoli più disparati nel corso della sua carriera, all’insegna di una versatilità e un talento indiscussi.

Jean-Paul Belmondo, talento e fascino ‘Fino all’ultimo respiro’

(Neuilly-sur-Seine, 9 aprile 1933 – Parigi, 6 settembre 2021)

Jean-Paul Belmondo bioUomo di talento e d’indubbio fascino, Jean-Paul Belmondo ha incarnato la figura del simpatico cialtrone, borderline nei confronti della legge. A creare questo personaggio, ha concorso probabilmente il suo primo film importante, che lo ha rivelato al mondo, “Fino all’ultimo respiro” diretto da Godard nel 1960.

Nato a Neuilly-sur-Seine il 9 aprile del 1933, Bebel com’è chiamato dai più, è figlio di Paul Belmondo, scultore di origini italiane. Esordisce al cinema con una serie di cortometraggi, di cui uno di Godard. Prima però fa diverse esperienze in teatro, dall'”Avaro” di Molière al “Cyrano de Bergerac” di Rostand.

“Ciociaro” insieme a Sophia Loren

Nel 1959 Chabrol lo vuole nel drammatico “A doppia mandata”. L’anno successivo è quello della svolta. Viene diretto da Peter Brook, Alberto Lattuada e Claude Sautet, in cui per la prima volta fa coppia con l’attore Lino Ventura. Jean-Paul Belmondo gira soprattutto il film manifesto della Nouvelle Vague, “Fino all’ultimo respiro”, primo lungometraggio di Godard, che lo chiamerà in molti suoi altri lavori. Il personaggio dell’attore incarna perfettamente il messaggio che il regista vuol dare, indolente, nichilista e in forte rottura con i tempi. Star in Francia, in Italia, sempre nel 1960 è diretto da De Sica nella storica pellicola “La ciociara”, tratta da un romanzo di Moravia con Sophia Loren. Jean-Paul lavorerà spesso nel Belpaese sempre con i migliori attori dell’epoca; in Francia, diventa l’attore feticcio del regista Jean-Pierre Melville. Per lui recita in “Léon Morin, prete” (1961) “Lo spione” (1962) e “Lo sciacallo” (1963).

Nel frattempo Godard lo richiama nel 1961 per “La donna è donna”, che vince un Orso d’argento alla Berlinale. Diretto da Jacques Baratier, nel 1963 Jean-Paul Belmondo fa parte del dissacrante film sul cinema vérité, filone cui deve la sua fama. Costruito a episodi, spesso surreali, “Confetti al pepe” non ha un vero plot ma è proprio questa la sua forza. In Italia, fa parte del cast della commedia di Renato Castellani del 1963 “Mare matto”, in cui lavora con Gina Lollobrigida e un giovanissimo Tomas Milian. Il film è accolto molto male dalla critica.

Dal cinema impegnato a quello più leggero

Jean-Paul Belmondo lo sciacallo

Negli anni a venire, Jean-Paul Belmondo vira, dopo i primi anni di cinema impegnato, verso un genere più leggero, dall’esotico “L’uomo di Hong Kong” (1965) a “Un avventuriero a Tahiti” (1966). Fa eccezione “Il bandito delle undici” del 1965 del suo vecchio amico Godard, ma anche “Il ladro di Parigi” di Luis Malle del 1967, un ritratto corrosivo della buona borghesia francese.

Nel 1967, la faccia da schiaffi di Bebel non poteva che apparire in un film parodia della saga 007, “James Bond 007 – Casino Royale” diretto a più mani da John Huston, Val Guest, Ken Hughes, Joseph McGrath e Robert Parrisch. Il risultato è altalenante, per i diversi stili registici. Nel cast appare il gotha del film mondiale, e sul set il bel Jean-Paul intreccia una relazione con Ursula Andress, già Bond girl nel 1962, che durerà fino al 1972. Sarà questo incontro a far naufragare il suo matrimonio con la ballerina Elodie Costantin, da cui aveva avuto tre figli, sposata nel 1959, dopo il loro incontro nel 1953. Del resto, la sua vita privata è un tutt’uno con i suoi personaggi.

Nel 1969, è diretto da Claude Lelouch in “Un tipo che mi piace” e da François Truffaut in “La mia droga si chiama Julie”, entrambi incentrati sul rapporto uomo/donna visto sotto diverse sfumature.

Jean-Paul Belmondo, fascino e personalità

Marsiglia, città criminale ma anche di grande fascino fa da sfondo a “Borsalino” del 1970, film di Jacques Deray, in cui Bebel fa coppia con il bello, francese per antonomasia, Alain Delon. È sul set del mediocre “Gli sposi dell’anno secondo” (1971) di Jean-Paul Rappeneau, che Jean-Paul Belmondo incontra la giovane e bella attrice italiana Laura Antonelli. I due avranno una relazione piuttosto travagliata, che li vedrà spesso protagonisti di litigate furiose davanti ai paparazzi italiani. Insieme recitano anche nel film di Claude Chabrol “Trappola per un lupo” nel 1972.

Alain Resnais, dopo una breve pausa dalla sua attività registica, vuole Jean-Paul in “Stavisky il grande truffatore” (1974), film non molto amato dalla critica su un controverso personaggio realmente esistito.

Fino agli anni ’80 Jean-Paul Belmondo si ritrova a partecipare per lo più a pellicole poliziesche piuttosto scadenti in cui fa a meno delle controfigure nelle scene più estreme.

Brilla nuovamente, non più giovane ma fascinoso e stropicciato nel film di Claude Lelouch “Una vita non basta” del 1988, storia di un manager di successo, ex acrobata di circo, che abbandona tutto per girare il mondo su una barca a vela. Tornerà alla sua vecchia vita per un po’, per poi ripartire per l’Africa. La sua interpretazione gli vale un Cèsar come Miglior Attore Protagonista. In questo periodo inizia una storia con Natty Tardivel, più giovane di lui di ben 32 anni.

Carismatico Jean-Paul

Jean-Paul Belmondo moto

Jean-Paul Belmondo

D’ora in poi i ruoli che offriranno a Jean-Paul Belmondo saranno quelli di vecchi un po’ selvatici, come il personaggio del futuribile “Amazone” del 2000, diretto da Philippe De Broca.

Il carismatico Belmondo si gioca la sua età con deliziosa ironia. Seppur a fatica, il vecchio leone si riprende da un ictus cerebrale che ha nel 2001, e gli paralizza la parte destra del corpo. Lui definirà questa cosa come il prezzo da pagare per uno che è stato molto viziato dalla vita. Sposa la sua giovane compagna Natty nel 2002, e un anno dopo hanno una figlia.

Il ritorno al cinema risale al 2008, con il rifacimento di “Umberto D” di De Sica intitolato “L’uomo e il cane”. Diretto da Francis Huster, il film mostra un Belmondo sì debilitato dalla malattia ma con lo sguardo magnetico e il sorriso ironico di sempre.

A suggellare una grande carriera, nel 2011 a Cannes, l’attore riceve la Palma d’Oro alla Carriera. Accanto a lui, una donna nuova, la trentasettenne Barbara Gandolfi, ex playmate di Play Boy, più giovane di lui di ben 42 anni. Per lei, Bebel ha divorziato da Natty nel 2008.

In realtà la sua ultima relazione terminerà dopo diverse accuse mosse alla nuova compagna di circonvenzione d’incapace a seguito di una brutta storia di truffe fatte ai danni dell’attore. Lui però, cade in piedi e si prepara a raccontare la sua bellissima vita in un documentario road-movie diretto da Regis Mardon. il figlio Paul ripercorre con il padre tutti i suoi film più importanti in tutte le sue location, da Rio (“L’uomo di Rio”), a Parigi (“Fino all’ultimo respiro”) passando da Monaco a Roma.

Jean-Paul Belmondo si spegne a Parigi il 6 settembre 2021.

Giorgio Bartoletti

Filmografia

Jean-Paul Belmondo Filmografia – Cinema

Jean-Paul Belmondo film

  • Molière, regia di Norbert Tildian (Cortometraggio) (1956)
  • A piedi… a cavallo… in automobile, regia di Maurice Delbez (1957)
  • Les copains du dimanche, regia di Henri Aisner (1958)
  • Charlotte et son Jules, regia di Jean-Luc Godard (Cortometraggio) (1958)
  • Fatti bella e taci, regia di Marc Allégret (1958)
  • Peccatori in blue jeans, regia di Marcel Carné (1958)
  • Una strana domenica, regia di Marc Allégret (1958)
  • Les trois mousquetaires, regia di Claude Barma (1959) – Film TV
  • Angelica ragazza jet, regia di Géza von Radványi (1959)
  • A doppia mandata, regia di Claude Chabrol (1959)
  • Fino all’ultimo respiro, regia di Jean-Luc Godard (1960)
  • Asfalto che scotta, regia di Claude Sautet (1960)
  • Moderato cantabile – Storia di uno strano amore, regia di Peter Brook (1960)
  • L’adultera, episodio di La francese e l’amore, regia di Henri Verneuil (1960)
  • Le distrazioni, regia di Jacques Dupont (1960)
  • Lettere di una novizia, regia di Alberto Lattuada (1960)
  • La ciociara, regia di Vittorio De Sica (1960)
  • La viaccia, regia di Mauro Bolognini (1961)
  • La donna è donna, regia di Jean-Luc Godard (1961)
  • Leon Morin, prete, regia di Jean-Pierre Melville (1961)
  • Lauzun episodio di Amori celebri, regia di Michel Boisrond (1961)
  • Quello che spara per primo, regia di Jean Becker (1961)
  • Riviera-Story, regia di Wolfgang Becker (1961)
  • Cartouche, regia di Philippe de Broca (1962)
  • Quando torna l’inverno, regia di Henri Verneuil (1962)
  • Lo spione, regia di Jean-Pierre Melville (1962)
  • Mare matto, regia di Renato Castellani (1963)
  • Il giorno più corto, regia di Sergio Corbucci (1963)
  • Buccia di banana, regia di Marcel Ophüls (1963)
  • Lo sciacallo, regia di Jean-Pierre Melville (1963)
  • Confetti al pepe, regia di Jacques Baratier (1963)
  • L’uomo di Rio, regia di Philippe de Broca (1964)
  • Centomila dollari al sole, regia di Henri Verneuil (1964)
  • Scappamento aperto, regia di Jean Becker (1964)
  • Caccia al maschio, regia di Edouard Molinaro (1964)
  • Weekend a Zuydcoote, regia di Henri Verneuil (1964)
  • Rapina al sole, regia di Jacques Deray (1965)
  • Il bandito delle undici, regia di Jean-Luc Godard (1965)
  • L’uomo di Hong Kong, regia di Philippe de Broca (1965)
  • Parigi brucia?, regia di René Clément (1966)
  • Un avventuriero a Tahiti, regia di Jean Becker (1966)
  • Il ladro di Parigi, regia di Louis Malle (1967)
  • James Bond 007 – Casino Royale, regia di Val Guest, Ken Hughes, John Huston, Joseph McGrath e Robert Parrish (1967)
  • Criminal Face – Storia di un criminale, regia di Robert Enrico (1968)
  • Un tipo che mi piace, regia di Claude Lelouch (1969)
  • Il cervello, regia di Gérard Oury (1969)
  • La mia droga si chiama Julie, regia di François Truffaut (1969)
  • Borsalino, regia di Jacques Deray (1970)
  • Gli sposi dell’anno secondo, regia di Jean-Paul Rappeneau (1971)
  • Gli scassinatori, regia di Henri Verneuil (1971)
  • Trappola per un lupo, regia di Claude Chabrol (1972)
  • Il clan dei marsigliesi, regia di José Giovanni (1972)
  • L’erede, regia di Philippe Labro (1973)
  • Come si distrugge la reputazione del più grande agente segreto del mondo, regia di Philippe de Broca (1973)
  • Stavisky il grande truffatore, regia di Alain Resnais (1974)
  • Il poliziotto della brigata criminale, regia di Henri Verneuil (1975)
  • L’incorreggibile, regia di Philippe de Broca (1975)
  • Lo sparviero, regia di Philippe Labro (1976)
  • Il cadavere del mio nemico, regia di Henri Verneuil (1976)
  • L’animale, regia di Claude Zidi (1977)
  • Poliziotto o canaglia, regia di Georges Lautner (1979)
  • Il piccione di piazza San Marco, regia di Georges Lautner (1980)
  • Joss il professionista, regia di Georges Lautner (1981)
  • L’asso degli assi, regia di Gérard Oury (1982)
  • Professione: poliziotto, regia di Jacques Deray (1983)
  • L’oro dei legionari, regia di Henri Verneuil (1984)
  • Irresistibile bugiardo, regia di Georges Lautner (1984)
  • Hold-Up, regia di Alexandre Arcady (1985)
  • Tenero e violento, regia di Jacques Deray (1987)
  • Kean, film TV, regia di Pierre Badel (1988)
  • Una vita non basta, regia di Claude Lelouch (1988)
  • L’inconnu dans la maison, regia di Georges Lautner (1992)
  • Les cent et une nuits de Simon Cinéma, regia di Agnès Varda (1995)
  • I miserabili, regia di Claude Lelouch (1995)
  • Désiré, regia di Bernard Murat (1996)
  • La puce à l’oreille, film TV, regia di Yves Di Tullio (1997)
  • Uno dei due, regia di Patrice Leconte (1998)
  • Peut-être, regia di Cédric Klapisch (1999)
  • Actors, regia di Bertrand Blier (2000)
  • Amazone, regia di Philippe de Broca (2000)
  • L’aîné des Ferchaux, film TV, regia di Bernard Stora (2001)
  • Un homme et son chien, regia di Francis Huster (2008)

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