Eco Del Cinema

8 – The Soul Collector (2019)

Recensione

8 – The Soul Collector: Nuove promesse nelle savane

8 - The Soul Collector

Nel 2019, al grande Fantasia Film Festival di Montréal, fa il suo esordio un piccolo esperimento di cinema “periferico”, l’opera di esordio di Harold Hölscher, “8” (noto come “The Soul Collector” negli Stati Uniti), ora visibile sulle piattaforme Netflix di vari paesi africani, ma non ancora in Italia. L’aspetto più interessante della sua produzione è che, in un periodo di revival del cosiddetto “folk horror” (quantomeno fortemente favorito dal successo straordinario di “Midsommar – Il villaggio dei dannati” di Ari Aster; leggetene qui la nostra recensione), un film come quello di Hölscher potrebbe risultare di attrazione soprattutto per il pubblico internazionale: tradizioni, leggende, magie di un paese lontano e di un continente vicino, ma incompreso, si mescolano sapientemente a costumi tipici del cinema di genere “all’occidentale”, offrendo un compromesso allettante di esotismo e horror. Un film africano, quindi, ma pensato per un pubblico straniero. In questa operazione, però, Hölscher rischia di trascurare alcuni aspetti fondamentali del dibattito culturale di oggi in Occidente…

8 – The Soul Collector (2019)

Sud Africa, 1977

Fine anni Settanta, questa l’ambientazione di “8 – The Soul Collector”. Piena apartheid per un paese ancor oggi dilaniato come pochi altri dai problemi irrisolti di integrazione, da un’idea martellante della “razza”. Hölscher sceglie di riportare la sua storia a un periodo nefasto e di guardarlo quasi con nostalgia. Il problema della discriminazione sistemica è al centro della vicenda, ma questo a dispetto dei tentativi, apparenti, dei suoi registi di lasciarlo taciuto in sottofondo. Il nemico è nero, la sapienza tribale che può salvare la famiglia in pericolo è nera. Ma la disponibilità a che queste presenze (“irrazionali”) assurgano a un qualsivoglia ruolo significativo nella trama è assolutamente, inequivocabilmente bianca.

I protagonisti sono bianchi, il dramma è bianco, la salvezza è bianca (ragione e redenzione). Stupisce che, ai tempi di Jordan Peele, si possa ancora così irriflessamente trattare il problema della razza disdegnandone (in senso forte) ogni implicazione politica… Eppure è proprio questo che avviene, ed è questo che emerge dal caos del cinema africano su Netflix (una piattaforma che, altrove, sembra impegnarsi in prima linea per la “rivoluzione culturale” che tutti agogniamo; incidentalmente, se avete un VPN, connettetevi a Netflix da un qualsiasi paese africano, per esempio dalla Repubblica Democratica del Congo, dove si trova adesso chi scrive: è in sé un esperimento interessante). Così, un film che avrebbe forse riscosso successo in Occidente, grazie all’impiego di tematiche “folk” così nuove, risulta menomato dall’evidente bias di fondo verso un mondo, noi diremmo “colpevolmente” (e ci consideriamo tra i “noi”), rimpianto. Nella periferia di Netflix, lontano dagli occhi europei e americani, si cela talvolta la reazione.

Una performance brillante

“8 – The Soul Collector”, tuttavia, riesce nella sua fascinazione. È un’operazione interessante, di contributo a un cinema nazionale che negli ultimi anni, con opere come “Siembamba” (Darrell Roodt, 2017), “The Tokoloshe” (Jerome Pikwane, 2018), “Uhambo” (Sihlengelwe Buthelezi, 2019) e “Rage” (Jaco Bouwer, 2020), ha conosciuto una certa rinascenza. La presenza di Tshamano Sebe, per esempio, è in sé un elemento di pregio per la produzione: un attore che si dimostra versatile, capace di convogliare al contempo potenza espressiva nelle scene più soprannaturali e delicata introspezione in quelle più riflessive. La critica, non a caso, è stata unanime nel lodarne l’esecuzione. Allo stesso tempo, la fotografia (tratto comune alle produzioni Netflix) è impeccabile, sebbene a volte fin troppo stilizzata (come nella rappresentazione dell’aldilà, verso la parte finale dell’opera). Si tratta, insomma, di un film da vedere, di piacevole intrattenimento e di un testamento interessante a un’industria ancora troppo poco sviluppata. O troppo poco visibile agli occhi del mondo (come il continente dove ha sede). Una visione “strana”, da prendere con il distacco opportuno, ma pur sempre degna di interesse.

Lorenzo Maselli

Trama

  • Regia: Harold Hölscher
  • Cast: Garth Breytenbach, Tshamano Sebe, Keita Luna, Inge Beckmann
  • Genere: horror, colore
  • Durata: 98 minuti
  • Produzione: South Africa, 2019
  • Distribuzione: Netflix

8 - The Soul Collector poster“8 – The Soul Collector” è un film horror diretto da Harold Hölscher.

8 – The Soul Collector: la trama

Dopo aver ereditato la casa di campagna di suo padre, William (Garth Breytenbach) decide di trasferirsi là con tutta la famiglia, nella speranza che la nuova collocazione possa favorire le sue finanze. Giunto sul posto con i suoi, però, Lazarus (Tshamano Sebe), uno strano personaggio che dice di aver lavorato per il padre, fa amicizia con la piccola Mary (Keita Luna), figlia adottiva di William e sua moglie Sarah (Inge Beckmann). L’inquietudine assale quest’ultima, ma sembra lasciare il marito indisturbato. Lazarus, infine, sarà una presenza benefica o malefica?

Articoli correlati

Condividi