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La Cordigliera dei Sogni (2019)

Trama

  • Titolo originale: La Cordillère des songes
  • Regia: Patricio Guzmán
  • Genere: Documentario, colore
  • Durata: 84 minuti
  • Produzione: Francia, Cile, 2019
  • Distribuzione: I Wonder Pictures
  • Data di uscita: 26 novembre 2020

La cordigliera dei sogni“La Cordigliera dei Sogni” rappresenta la terza parte del trittico documentaristico sulla geografia storico-politico-poetica del Cile, con cui il regista collega subliminalmente l’immensità dell’universo fisico alla meschina crudeltà della storia umana.

La Cordigliera dei Sogni: la natura testimone della sanguinosa storia del Cile

“La Cordigliera dei Sogni” è un documentario di Patricio Guzmán che esamina la colonna vertebrale del paesaggio del Cile, le Ande.

“La Cordigliera dei Sogni” è il terzo e ultimo capitolo della trilogia di Guzmán, che lo ha portato ad attraversare l’intero Paese, verso Nord con “Nostalgia della luce” del 2010, con il quale ha vinto l’European Film Award per il miglior documentario nello stesso anno, e verso Sud con “The Pearl Button” del 2015, vincitore dell’Orso d’Argento per la Migliore Sceneggiatura al 65 ° Festival Internazionale del Cinema di Berlino e il Lumières Award come Miglior Documentario nel 2016.

Durante il decennio del 2010, Patricio Guzmán ha esplorato una nuova dimensione del suo cinema documentario, iniziato negli anni ’70 con il trauma subito dal Cile a causa del colpo di stato dell’11 settembre 1973. Attingendo sia dalla sua storia personale sia dalla geografia specifica del Paese, il cineasta continua a condividere la sua metafora mettendo in discussione, davanti alla cinepresa, artisti che gradualmente fanno emergere la storia della dittatura con un’infinità di interpretazioni, rendendo omaggio a coloro che hanno continuato a manifestare per strada nonostante le violente repressioni della polizia di Pinochet.

Gli artisti

Tra i relatori, una figura che spicca è quella di Pablo Salas, instancabile regista di documentari che, attraverso il suo lavoro durante tutti gli anni della dittatura fino ad oggi, ha alimentato la memoria invisibile di un intero paese.

Patricio Guzmán dialoga quindi con artisti che risultano essere anche ipotesi di comprensione: Pablo Salas, lo scrittore Jorge Baradit e gli scultori Vicente Gajardo e Francisco Gazitúa.

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