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Il venerabile W. (2017)

Recensione

Il Venerabile W. – Recensione: Barbet Schroeder dirige un documentario forte e rigoroso sul genocidio del popolo Rohingya

Il venerabile W. recensione

Il venerabile Wirathu è un monaco buddista birmano fondatore del movimento 969, nato con l’intento di salvaguardare l’identità e la cultura buddista nel paese, ai danni della minoranza di fede musulmana residente per lo più nella regione dell’Arakan. La tensione nei suoi confronti iniziata nel 1978 con l’operazione “King Dragon” ha avuto una rapida escalation nel 2003 dopo la pubblicazione da parte del monaco di un libro sulla supremazia razziale. Il religioso, dopo anni di prigione, è ritornato in libertà e ha acquisito sempre più potere anche grazie a un robusto aiuto economico di cui si ignara la provenienza. Negli ultimi anni ha fomentato con fake news e lunghi sermoni deliranti il popolo birmano contro le minoranze con tragiche conseguenze denunciate nel 2017 dall’Onu.

Il venerabile W. (2017)

Una dimostrazione magistrale sulla banalità del male in un paese buddista come il Myanmar

É un prezioso documento il documentario di Schroeder su Wirathu, monaco buddista, portatore di odio ma molto influente tra la popolazione. “Il Venerabile W.” è il terzo capitolo di una “Trilogia del male”, iniziata dal regista nel 1974 con “Generale Idi Amin Dada” sul dittatore ugandese e seguita nel 2007 da “L’avvocato del terrore” su Jacques Vergès. É lui stesso a parlare, senza nessun filtro da parte dell’autore che lo intervista senza apparire mai. Gli fanno da contrappeso altri influenti personaggi come il suo maestro U. Zanitar, che non è stato coinvolto nelle sue malefatte, e il monaco U. Kaylar Sa, ispiratore de “La rivoluzione Zafferano” del 2007.

Con molto rigore e precisione si ricostruiscono gli eventi che hanno portato allo stato attuale delle cose in Myanmar. Vengono utilizzati filmati di repertorio del 1978 sulle prime persecuzioni ai danni dei musulmani. Al di là della ricostruzione puntuale degli avvenimenti storici, commentati da giornalisti internazionali e birmani, ci sono le immagini forti e non poco, che arrivano allo sguardo dello spettatore come un pugno nello stomaco.

Il venerabile W.: un documentario sconvolgente sulla pulizia etnica a danno del popolo Rohingya

Il regista ha deciso coscientemente di mostrare l’orrore subito dai Rohingya. Wirathu nella sua lunga intervista è lucidissimo nella sua follia e fa paura pensare che un buddista possa parlare come Hitler di supremazia razziale.

Il secondo passaggio del documentario è più politico. Quello che sembra solo, se non bastasse, un conflitto religioso in realtà nasconde retroscena molto più tangibili. La stessa Aung San Suu Kyi, diventata un’icona internazionale risulta alla fine dei giochi essere stata funzionale alla secessione della regione di provenienza delle vittime del genocidio. La regione musulmana dell’Arakan è infatti strategica dal punto di vista energetico, essendo ricca di materie prime come il gas naturale e il petrolio.
“Il Venerabile W.” è un film duro ma necessario per capire il nostro tempo.

Il documentario di Schroeder è un atto di coraggio per le difficoltà avute durante la lavorazione. Gran parte delle riprese sono state fatte con una videocamera molto piccola con una risoluzione due volte superiore a quelle di una per il cinema. Il resto del girato è un mix di immagine catturate con telefonini e prese dai Social Network, alternate a filmati di repertorio sporchi ma efficaci. Completa il quadro un montaggio ben fatto e una voce narrante di donna discreta e delicata, che ricorda come il buddismo sia nelle sue istanze portatore di pace e tolleranza verso tutti.

“Il Venerabile W.” esce nelle sale il 21 marzo 2019 in occasione della “Giornata Internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale” ed è patrocinato da Amnesty International.

Ivana Faranda

Trama

  • Titolo originale: Le Vénérable W.
  • Regia: Barbet Schroeder
  • Genere: Documentario, colore
  • Durata: 100 minuti
  • Produzione: Francia, Svizzera, 2017
  • Distribuzione: Satine Film
  • Data di uscita cinema: 21 marzo 2019

Il venerabile W. poster originaleIn Myanmar dal 2003 circa un monaco buddista chiamato Wirathu predica con sermoni alla popolazione “la protezione della razza e della religione”. Il regista Barbet Schroeder ha deciso di incontrarlo e di raccontare come e perché si è arrivati all’intervento di denuncia delle Nazioni Unite a supporto del popolo dei Rohingya. Eppure, il paese del sud est asiatico è per il 90% buddista, religione da sempre all’insegna della pace e della tolleranza. La stessa Aung Sang Sui Kyi non ha fatto nulla per fermare il massacro, rendendosi in tal modo connivente con i seguaci del monaco.

Il venerabile W.: ultimo capitolo della “Trilogia del Male”

Il regista francese di origine svizzera dopo aver riletto il saggio sul buddismo di Hans Wolfgang Schumann” The Historical Buddha” è volato a Mandalay, la città buddista per definizione del Myanmar per incontrare il leader carismatico di un movimento chiamato “Ma Ba Tha”, nato sulle ceneri di quello da lui promosso, chiamato “969”, numero che incarna l’identità e la cultura buddista. Ne viene fuori una testimonianza sconvolgente per tutti coloro che associano al buddismo l’idea di pace e serenità. Nel corso del documentario, si alternano le voci di due monaci non conniventi con Whirathu e giornalisti esperti della situazione politica del paese.

Non è la prima volta che Schroeder gira documentari. Nel 1974 ha raccontato la vita del dittatore ugandese Idi Amin Dada in “Generale Idi Amin Dada”. Nel 2007 è seguito “L’avvocato del terrore” su Jaques Vergès una delle figure più controverse di Francia, che deve la sua sinistra fama all’attività forense in difesa di noti criminali. Tra i suoi clienti ci furono il terrorista libanese Georges Ibrahim Abdallah, l’ex capo della Gestapo Klaus Barbie, e il terrorista venezuelano Ilich Ramírez Sánchez (alias “Carlos lo sciacallo”).

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