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Menocchio (2018)

Recensione

Menocchio – Recensione: un film buio raccontato con il solo ausilio della luce di una candela

Mneocchio receIl regista Alberto Fasulo fa letteralmente un tuffo nel passato per raccontare la storia del mugnaio Domenico Scandella, detto Menocchio, processato per eresia dall’Inquisizione. “Menocchio” è un film dal sapore antico, a tratti lirico. Il buio è l’elemento distintivo di questa opera, squarciato solamente dalla luce di una candela che permette di cogliere i dettagli del volto di Marcello Martini (Menocchio), che raccontano silenziosamente questa storia. “Menocchio” descrive l’oscurantismo attraverso una chiave dissacrante senza essere moralistico, ma bensì spostando l’attenzione dalla questione socio-etica a quella della figura del Menocchio come uomo.

Collocato nell’Italia di fine Cinquecento e ambientato in un villaggio sperduto sui monti del Friuli, “Menocchio” è molte cose messe insieme, ma più di tutto la storia di un “processo alle intenzioni”, quelle del vecchio mugnaio Domenico Scandella che, nonostante abbia umanamente paura per la sua vita, si dimostra incapace di rinunciare alle proprie idee anche quando si tratta di andare contro l’autorità religiosa. “Menocchio” è anche la rappresentazione del Potere che difende se stesso e il proprio status, convinto di poterlo fare disciplinando i comportamenti e le coscienze, facendo leva sull’ignoranza del popolo a cui si rivolge. Ma non solo, questo lungometraggio è anche la messinscena di una resistenza che diventa ribellione quando si tratta di non abiurare alle verità dei fatti, quelle che nell’epoca del film vedevano l’istituzione religiosa al centro dello scandalo per il fatto di tradire il messaggio evangelico.

Menocchio (2018)

“Menocchio” è un opera che vuole restituire il valore morale di un uomo che va contro il potere e pone riflessioni sulla libertà di pensiero, un tema estremamente attuale, basti pensare al mondo in cui viviamo oggi in cui le persone preferiscono cercare conferme sui social ma non nel confronto faccia a faccia.

Menocchio non è un semplice ribelle, un eroe solitario e testardo; uno degli aspetti più interessanti del film è la mancanza di santificazione del personaggio ma bensì l’esaltazione del valore della semplicità umana, elemento che è reso soprattutto dalla fantastica performance di Marcello Martini e dalle scelte stilistiche del regista Alberto Fasulo.

Menocchio: un film composto da immagini di dettagli e da pochi ma significativi dialoghi

Menocchio filmL’elemento stilistico più utilizzato da Fasulo nel suo film è quello del primissimo piano, la telecamera si sofferma sugli occhi, le pupille, le rughe e anche sulla barba incolta del protagonista, ci va così vicina che le immagini sembrano uscire fuori dallo schermo. Un elegante gioco di chiaroscuri che fa apparire i volti dei protagonisti come fossero i protagonisti di un quadro del Caravaggio. Inoltre, emerge anche una complessa ricerca nella dinamica vicinanza-distanza, con la quale il regista Alberto Fasulo riesce a far emergere i sentimenti e le reazioni dei personaggi.

“Menocchio” ha pochissimi dialoghi e tutti in un linguaggio colloquiale che alterna parti in dialetto friulano a parti in italiano e in latino che rendono la visione più complessa ma anche molto più realistica.

Nonostante sia evidente il tentativo da parte del regista di svecchiare questo genere la connotazione storiografica emerge in maniera preponderante in tutto il lungometraggio. Essenziale e fortemente suggestivo “Menocchio” è una chicca del cinema d’autore italiano.

Chiara Broglietti

 

Trama

  • Regia: Alberto Fasulo
  • Cast: Marcello Martini, Maurizio Fanin, Carlo Baldracchi, Nilla Patrizio, Emanuele Bertossi, Agnese Fior
  • Genere: drammatico, colore
  • Durata: 103 minuti
  • Produzione: Italia, 2018
  • Distribuzione: Nefertiti Film
  • Data di uscita: 8 novembre 2018

Menocchio locandina In piena Controriforma, la Chiesa Cattolica Romana esercita senza sosta il suo potere dispotico nei tribunali, nelle piazze, nelle menti di tutti i suoi sudditi: un mugnaio, di nome Menocchio, si rivolterà ai soprusi.

Menocchio: il mugnaio eretico che sfidò la Chiesa

Menocchio (Marcello Martini) è un mugnaio friulano, conduce una vita tranquilla nei campi in cui lavora, egrazie ai quali riesce a sostentare una numerosa famiglia di 7 figli. Menocchio è un uomo comune, con la particolarità poco comune di riuscire ancora a pensare con la propria testa. Questa sua libertà di pensiero gli costa però una denuncia di eresia. Menocchio non si tira indietro, è stanco delle tasse, dei soprusi e delle violenze psicologiche, che la Chiesa esercita in continuazione per affermare il suo potere; decide così di affrontare a testa alta il processo della Santa Inquisizione, covando la speranza di poter lanciare un messaggio che inciti al ritorno ad una Chiesa povera e clemente.

Menocchio: una storia vera

Pseudonimo di Domenico Scadella, Menocchio è un mugnaio realmente esistito durante la seconda metà del ‘500, che venne denunciato il 28 settembre del 1583 da un suo compaesano per le sue teorie eretiche su Cristo. Il mugnaio era infatti un visionario: non credeva che fosse stato Dio a creare la terra, ma un agglomerato di materie informe, dubitava della verginità di Maria, sulle quale intratteneva diversi studi. Aveva messo in discussione anche la natura divina di Cristo stesso, che per Menocchio viene chiamato “figlio” da Dio, in quanto siamo tutti suoi figli. Le tesi di Menocchio ebbero però vita breve, in quanto fu condannato e giustiziato nell’autunno del 1600 a Pordenone.

 

Trailer

https://www.youtube.com/watch?v=https://www.youtube.com/watch?v=AlE-twFPgW0

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