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Gary Cooper

Biografia

Gary Cooper fu l’eroe indiscusso dei film western e delle pellicole melodrammatiche. Vincitore di tre premi Oscar, di cui uno  alla carriera, viene annoverato fra le più brave star del cinema americano.

Gary Cooper, “addio alle armi” per il cinema

(Helena, 7 maggio 1901 – Beverly Hills, 13 maggio 1961)

Gary - CooperFiglio di un immigrato inglese che aveva fatto fortuna negli Stati Uniti come ranchero, e in seguito con una brillante carriera come giudice dello stato, Frank James Cooper nasce a Helena, nel Montana, il 7 maggio del 1901, ma vive per i primi tredici anni della sua vita in Inghilterra con la madre Alice Brazier, fino a quando, dopo un incidente automobilistico nel 1914, non decide di trasferirsi nel ranch del Padre, in Montana, per ristabilirsi e fare le prime esperienze con l’equitazione. A questo periodo risale l’amicizia con Myrna Loy, più giovane di lui di soli quattro anni.

L’inizio difficile

Il giovane Cooper fa i suoi studi universitari prima al Montana Wesleyan a Melena e in seguito al Grinnel College nell’Iowa, frequentando anche, senza successo, la scuola di teatro del College. Nel 1924, senza aver concluso il suo corso di studi ritorna nella città natale, dove si guadagna da vivere in vari modi, aiutando il padre nella sua attività di ranchero e facendo il caricaturista per il giornale locale.

Non riuscendo in quella che, per sua stessa ammissione, doveva essere la sua vera vocazione, Gary Cooper si trasferisce a Chicago dove tenta, ancora senza fortuna, di improvvisarsi mercante d’arte. Trasferitosi nuovamente a Los Angeles per tentare di fare il caricaturista, si improvvisa, senza grande fortuna, venditore di articoli elettrici, prima di cominciare a fare le prime comparse come cowboy a Hollywood, dove debutta nel 1925, in uno degli episodi delle avventure di Tom Mix, Dick Turpin.

L’anno seguente viene scritturato per un cortometraggio “Lightnin’ wins” la cui protagonista è Ellen Sedgewock, subito dopo firma un contratto per i Paramount studios. Sempre nel 1925 cambia il suo nome da Frank in Gary, sotto suggerimento del suo agente Nan Collins, al quale il nome Gary evocava la natura rude della propria città natale, piccolo centro dell’Indiana.

Il successo arriva quattro anni dopo, con il suo primo film sonoro “L’uomo della Virgina”, per la regia di uno dei futuri, grandi artigiani di Hollywood, Victor Fleming.

In seguito Gary Cooper perfeziona il proprio personaggio alternando a melodrammi come “Marocco” (1930) di Von Sternberg, dove recita accanto alla Dietrich e “Addio alle armi” (1932) di Borzage, da un racconto di Hemingway, noir come “Le vie della città” (1931) di Mamoulian, senza negarsi alcuni passaggi in pellicole dalle ambizioni più esibite come “Rivalità eroica” (1933) di Hawks, in cui duetta splendidamente con Joan Crawford.

Dopo essersi cimentato anche nella commedia con “Partita a quattro” (1934) di Lubitsch, nel 1935 Cooper si ritaglia alcuni dei suoi ruoli migliori con “I lancieri del Bengala” e soprattutto con “È arrivata la felicità” di Capra, nel quale impersona alla perfezione l’eroe comune, personaggio chiave di tante successive pellicole del regista italoamericano.

Ormai affermato nel pantheon hollywoodiano come personaggio positivo per eccellenza, oltre che come modello di recitazione sobria, perennemente sotto le righe (lui stesso ebbe a definire il realismo semplicemente come “il dare al pubblico ciò che questo si aspettava in un dato momento”), tra il 1936 e il 1940 gira alcuni dei suoi migliori western come “La conquista del west” di De Mille e soprattutto “l’uomo del west” (1940) di Wyler.

L’Oscar e il successo

Gary Cooper attoreNel 1941 arriva il primo Oscar con “Il sergente York” di Hawks, biografia di un obiettore di coscienza poi distintosi per atti di eroismo durante la prima guerra mondiale (Alvin York rifiutò di dare l’ok alla pellicola fin quando non seppe che ad interpretarla sarebbe stato Gary Cooper).

Nello stesso anno interpreta anche due dei suoi ruoli migliori inArriva John Doe” di Capra e in “Colpo di fulmine” ancora di Hawks. Durante la guerra la sua attività non conosce rallentamenti, anche se l’unica pellicola veramente degna di nota è un melodramma di Sam Wood “Per chi suona la campana”, ancora tratto da Hemingway.

Alla formidabile carriera di divo cinematografico Cooper accompagna una attivissima vita sentimentale e, dopo lunghi flirt con attrici come Clara Bow, Lupe Velez e la contessa Carlo Dentice di Grasso ( al secolo Dorothy Caldwell Taylor ), sposa Veronica Balfe da cui avrà anche una figlia, Maria.

Dopo la guerra, nel 1947, l’attore è coinvolto in uno dei pochi eventi ambigui che costellano la sua carriera, venendo chiamato a deporre, come testimone “amichevole”, presso la commissione contro le attività antiamericane del senatore McCarthy.

Attivista repubblicano e di idee moderatamente conservatrici, l’attore in seguito riscatterà la propria testimonianza facendo lavorare, come produttore indipendente, molti addetti ai lavori finiti nelle liste nere del senatore, fino ad assumere lo sceneggiatore Carl Forman, anch’egli finito nelle mire di McCarthy, come autore dello script di “Mezzogiorno di fuoco”, pellicola più volte vista come implicita allegoria del maccartismo.

Anche nel dopoguerra la carriera di Cooper prosegue a ritmo sostenuto. Oltre al secondo Oscar, raggiunto con “Mezzogiorno di fuoco”, arrivano altri western – “Gli invincibili” (1947) di De Mille e “Tamburi lontani” di Raoul Walsh – film di guerra, commedie, e un singolare incontro con Fritz Lang in “Maschere e pugnali” del 1946, curiosa mistura di thriller, war movie e spy story.

In questo lavoro Lang fa emergere, nella figura di un tranquillo fisico reclutato dall’OSS per spionaggio, il conflitto latente tra passione amorosa, individualismo e senso del dovere nei confronti della comunità proprio dei personaggi di Cooper. Si tratta in fondo di quello stesso conflitto che, nella sua figura tranquilla, Cooper riesce a risolvere in quasi tutte le sue altre pellicole.

Il secondo dopoguerra è un periodo turbolento per Cooper: pur essendo sposato (la moglie lo convincerà a convertirsi al cattolicesimo), intreccia flirt con Grace Kelly e Patricia Neal (costretta ad abortire per non rovinare l’immagine dell’attore).

Per ciò che concerne il suo lavoro, nell’ultimo decennio di carriera la star si confronta con alcuni giovani registi di Hollywood come Aldrich (“Vera Cruz”, 1954), e Preminger (“Corte marziale”, 1955), Anthony Mann (“Dove la terra scotta”, 1958) e Wilder (“Arianna”, 1957). L’ultimo suo grande successo di pubblico risale al 1956, nel western di Wyler “La legge del signore”, mentre il suo ultimo film è “Il dubbio” di Michael Anderson, del 1961. Lo stesso anno l’attore muore a causa di un tumore alla prostata, dopo aver ricevuto un terzo Oscar alla carriera.

Francesco Rosetti

Filmografia

Gary Cooper Filmografia – Cinema

Gary Cooper

  • The Last Hour, regia di Edward Sloman (1923)
  • Riders of the Purple Sage, regia di Lynn Reynolds (1925)
  • Dick Turpin, regia di John G. Blystone (1925)
  • The Thundering Herd, regia di William K. Howard (1925)
  • Cavalli indomiti, regia di George B. Seitz (1925)
  • The Lucky Horseshoe, regia di John G. Blystone (1925)
  • Stirpe eroica, regia di George B. Seitz (1925)
  • The Drug Store Cowboy, regia di Park Frame (1925)
  • L’aquila, regia di Clarence Brown (1925)
  • Tricks, regia di Bruce M. Mitchell (1925)
  • The Trail Rider, regia di W.S. Van Dyke (1925)
  • Warrior Gap, regia di Alan James (1925)
  • North Star, regia di Paul Powell (1925)
  • Ben-Hur, regia di Fred Niblo (1925)
  • Three Pals, regia di Wilbur McCaugh e Bruce M. Mitchell (1926)
  • The Enchanted Hill, regia di Irvin Willat (1926)
  • Watch Your Wife, regia di Svend Gade (1926)
  • The Johnstown Flood, regia di Irving Cummings (1926)
  • A Six Shootin’ Romance, regia di Alan James e Clifford Smith (1926)
  • Thundering Speed, regia di Alan James (1926)
  • Lightnin’ Wins, regia di Alan James (1926)
  • Lightnin’ Flashes, regia di Hans Tiesler (1926)
  • Bad Man’s Bluff, regia di Alan James (1926)
  • Old Ironsides, regia di James Cruze (1926)
  • Fiore del deserto, regia di Henry King (1926)
  • Cosetta, regia di Clarence G. Badger (1927)
  • Il demone dell’Arizona, regia di John Waters (1927)
  • I figli del divorzio, regia di Frank Lloyd (1927)
  • The Last Outlaw, regia di Arthur Rosson (1927)
  • Ali, regia di William A. Wellman (1927)
  • Nevada il tiratore, regia di John Waters (1927)
  • Naufraghi dell’amore, regia di Gregory La Cava (1928)
  • Lo sciabolatore del Sahara, regia di John Waters (1928)
  • Nido d’amore, regia di Rowland V. Lee (1928)
  • La squadriglia degli eroi, regia di William A. Wellman (1928)
  • Quello che donna vuole…, regia di Clarence G. Badger (1928)
  • Le sette aquile, regia di George Fitzmaurice e, non accreditato, Frank Lloyd (1928)
  • Il primo bacio, regia di Rowland V. Lee (1928)
  • L’idolo del sogno, regia di Richard Wallace (1928)
  • La canzone dei lupi, regia di Victor Fleming (1929)
  • Tradimento, regia di Lewis Milestone (1929)
  • L’uomo della Virginia, regia di Victor Fleming (1929)
  • Seven Days’ Leave, regia di Richard Wallace (1930)
  • Only the Brave, regia di Frank Tuttle (1930)
  • Paramount Revue, regia di Dorothy Arzner e Otto Brower (1930)
  • Galas de la Paramount, regia di Dorothy Arzner e Otto Brower (1930)
  • The Texan, regia di John Cromwell (1930)
  • A Man from Wyoming, regia di Rowland V. Lee (1930)
  • The Spoilers, regia di Edward Carewe (1930)
  • Marocco, regia di Josef Von Sternberg (1930)
  • Il fuciliere del deserto, regia di Otto Brower e David Burton (1931)
  • I gioielli rubati, regia di William C. McGann (1931)
  • Le vie della città, regia di Rouben Mamoulian (1931)
  • Per una donna, regia di Marion Gering (1931)
  • Il capitano, regia di Edward Sloman (1931)
  • Il diavolo nell’abisso, regia di Marion Gering (1932)
  • Se avessi un milione, regia di James Cruze e H. Bruce Humberstone (1932)
  • Addio alle armi, regia di Frank Borzage (1932)
  • Rivalità eroica, regia di Howard Hawks e Richard Rosson (1933)
  • Convegno d’amore, regia di Stephen Roberts (1933)
  • Alice nel Paese delle Meraviglie, regia di Norman Z. McLeod (1933)
  • Partita a quattro, regia di Ernst Lubitsch (1933)
  • L’agente n. 13, regia di Richard Boleslawski (1934)
  • I lancieri del Bengala, regia di Henry Hathaway (1935)
  • Notte di nozze, regia di King Vidor (1935)
  • Sogno di prigioniero, regia di Henry Hathaway (1935)
  • La festa di Santa Barbara, (1935)
  • Desiderio, regia di Frank Borzage (1936)
  • È arrivata la felicità, regia di Frank Capra (1936)
  • Hollywood Boulevard, regia di Robert Florey (1936)
  • Il generale morì all’alba, regia di Lewis Milestone (1936)
  • La conquista del West, regia di Cecil B. DeMille (1936)
  • Anime sul mare, regia di Henry Hathaway (1937)
  • L’ottava moglie di Barbablù, regia di Ernst Lubitsch (1938)
  • Uno scozzese alla corte del Gran Khan, regia di Archie Mayo (1938)
  • La dama e il cowboy, regia di H.C. Potter (1938)
  • Beau Geste, regia di William A. Wellman (1939)
  • La gloriosa avventura, regia di Henry Hathaway (1939)
  • L’uomo del West, regia di William Wyler (1940)
  • Giubbe rosse, regia di Cecil B. DeMille (1940)
  • Arriva John Doe, regia di Frank Capra (1941)
  • Il sergente York, regia di Howard Hawks (1941)
  • Colpo di fulmine, regia di Howard Hawks (1941)
  • L’idolo delle folle, regia di Sam Wood (1942)
  • Per chi suona la campana, regia di Sam Wood (1943)
  • La storia del dottor Wassell, regia di Cecil B. DeMille (1944)
  • Le tre donne di Casanova, regia di Sam Wood (1944)
  • Il magnifico avventuriero, regia di Stuart Heisler (1945)
  • Saratoga, regia di Sam Wood (1945)
  • Maschere e pugnali, regia di Fritz Lang (1946)
  • Rivista di stelle, regia di George Marshall (1947)
  • Gli invincibili, regia di Cecil B. DeMille (1947)
  • Il buon samaritano, regia di Leo McCarey (1948)
  • La fonte meravigliosa, regia di King Vidor (1949)
  • L’amore non può attendere, regia di David Butler, (Cameo) (1949)
  • Aquile del mare, regia di Delmer Daves (1949)
  • Le foglie d’oro, regia di Michael Curtiz (1950)
  • Il colonnello Hollister, regia di Stuart Heisler (1950)
  • Il comandante Johnny, regia di Henry Hathaway (1951)
  • It’s a Big Country, regia di Clarence Brown e Don Hartman (1951)
  • Starlift, regia di Roy Del Ruth (1951)
  • Tamburi lontani, regia di Raoul Walsh (1951)
  • Mezzogiorno di fuoco, regia di Fred Zinnemann (1952)
  • La maschera di fango, regia di André De Toth (1952)
  • Samoa, regia di Mark Robson (1953)
  • Ballata selvaggia, regia di Hugo Fregonese (1953)
  • Il prigioniero della miniera, regia di Henry Hathaway (1954)
  • Vera Cruz, regia di Robert Aldrich (1954)
  • Corte marziale, regia di Otto Preminger (1955)
  • La legge del Signore, regia di William Wyler (1956)
  • Arianna, regia di Billy Wilder (1957)
  • Un pugno di polvere, regia di Philip Dunne (1958)
  • Dove la terra scotta, regia di Anthony Mann (1958)
  • L’albero degli impiccati, regia di Delmer Daves (1959)
  • Arriva Jesse James, regia di Norman Z. McLeod, (Cameo) (1959)
  • Cordura, regia di Robert Rossen (1959)
  • Premier Khrushchev in the USA, (Documentario) (1959)
  • I giganti del mare, regia di Michael Anderson (1959)
  • Il dubbio, regia di Michael Anderson (1961)

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