Eco Del Cinema

Zoran, il mio nipote scemo – Recensione

Zoran, il mio nipote scemo: commedia agrodolce su due universi che si incontrano nel profondo Nord-est

Regia: Matteo Oleotto – Cast: Giuseppe Battiston, Teco Celio, Roberto Citran, Riccardo Maranzana, Marjuta Slamic, Rok Presnikar, Ariella Reggio, Jan Cvitokovic – Genere: Commedia, colore, 103 minuti – Produzione: Italia, Slovenia, 2013 – Distribuzione: Tucker Film – Data di uscita: 31 ottobre 2013.

zoran-il-mio-nipote-scemoAcclamato alla Settimana Internazionale della Critica, dove ha vinto il premio del pubblico, “Zoran, il mio nipote scemo” è stato uno dei film rivelazione della 70sima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove il cinema italiano si è presentato molto bene con una serie di produzioni atipiche, che hanno ottenuto il meritato successo di critica e di pubblico.

Opera prima di Matteo Oleotto, che torna nel suo Friuli per catturare i paesaggi carsici e la burbera goliardia da osteria di provincia, “Zoran, il mio nipote scemo” è una classica storia di formazione in cui l’incontro-scontro tra un adulto e un adolescente porta entrambi ad un cambiamento che li arricchisce reciprocamente.

Tutto il film poggia sulle solide spalle di Giuseppe Battiston, che sembra trasformare in oro tutto ciò che tocca, soprattutto quando si tratta di commedia. La magia della sua recitazione, istrionica e umile al tempo stesso, è qui al servizio di un comico balordo, il misantropo Paolo Bressan, personaggio sgradevole che spesso e volentieri alza il gomito, “un nullafacente operoso” come si autodefinisce, comicamente votato al fallimento in ogni sua impresa strampalata. Invischiato nella sua stessa vita, Paolo scopre di avere un nipote, parte dell’“eredità” di una defunta zia slovena. Il ragazzo è un tipo strano, timidissimo e occhialuto, parla in un italiano aulico e scopre di avere un talento innato per le freccette. Detto fatto, Paolo fiuta la ghiotta occasione e lo iscrive al torneo mondiale d freccette, 60mila euro il primo premio. Tuttavia, presto si scoprirà che non sono solo i soldi il suo movente, ma la tardiva decisione di dare una svolta al sordo egoismo in cui ristagna la propria vita: riuscirà Paolo a sconfiggere se stesso.

Con il tocco leggero e disinvolto dell’ironia, la sceneggiatura ha tutti i tempi comici al momento giusto e scava in profondità nell’analisi dei personaggi, qualità rara della commedia italiana contemporanea. Il regista e gli sceneggiatori raccontano figure a tutto tondo, pienamente realistiche, inserendosi nel solco della migliore commedia all’italiana; nonostante il protagonista non voglia far ridere, si ride dei suoi difetti, e non è un riso amaro perché lo spettatore riconosce in lui una purezza nascosta in mezzo alle sue molteplici miserie.

Matteo Oleotto restituisce l’atmosfera grigia delle zone di frontiera, come Gorizia, senza vezzi oleografici. Una storia autentica, scevra da cliché e facilonerie, in cui il valore aggiunto forse va ricercato in fase di produzione, nel piacere di divertirsi insieme facendo film; un elemento da non sottovalutare, che contagia felicemente anche lo spettatore, ebbro di un racconto semplice dai risvolti inaspettatamente malinconici.

Piera Boccacciaro

Zoran, il mio nipote scemo – Recensione

Articoli correlati

Condividi