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Zero Dark Thirty – Recensione

Tortura e determinazione: questi sono gli elementi che per la Bigelow hanno portato alla cattura di Osama Bin Laden

(Zero Dark Thirty) Regia: Kathryn Bigelow – Cast: Taylor Kinney, Jessica Chastain, Mark Strong, Joel Edgerton, Scott Adkins – Genere: Thriller, colore, 157 minuti – Produzione: USA, 2012 – Distribuzione: Universal Pictures – Data di uscita: 3 febbraio 2013.

zero-dark-thirtyDall’attentato alle Torri Gemelle alla cattura di Osama Bin Laden nel villaggio di Abbottabbad in Pakistan è trascorso un periodo di tempo di dieci anni. Il film si concentra su tutte le operazioni, le investigazioni e i tentavi falliti per mezzo dei quali un team di agenti della CIA è riuscito infine a catturare l’uomo più ricercato al mondo.

La regista Kathryn Bigelow, premio Oscar per “The Hurt Locker”, con questo film si pone l’obiettivo di mettere luce su uno degli avvenimenti più famosi degli ultimi tempi ma dei cui dettagli e del processo di evoluzione poco si sapeva. Per farlo utilizza uno stile, da lei definito del film reportage, che in alcuni momenti è molto vicino a quello documentaristico per cui lo spettatore ha la sensazione di assistere alla vera operazione di cattura.

La pellicola entra fin da subito nel vivo con delle scene molto discusse che non potranno non suscitare una forte reazione dello spettatore. La giovane agente Maya, filo portante del film, affianca un agente più anziano che si occupa degli interrogatori di alcuni terroristi affiliati ad Al Qaeda. Questi interrogatori si tengono però sotto forma di tortura che avvengono non solo attraverso percosse ma con diversi generi di umiliazioni fisiche e morali. Sicuramente di grande effetto è quella del ‘waterboarding’, una sorta di annegamento controllato. Queste strazianti sequenze, girate in maniera davvero sapiente con l’utilizzo di un ottima fotografia, provocano anche difficoltà nell’agente Maya che però nel corso del film diventerà sempre più decisa e brutale.

Dopo vari attentati e tentativi falliti, che tendono a promuovere e dare un’immagine al limite dell’eroismo della forza e della costanza degli agenti coinvolti in questa ricerca, ormai data per senza speranza da diverse autorità dei servizi segreti, si giunge all’individuazione del nascondiglio di Bin Laden.

“Operazione Zero Dark Thirty”, titolo che in gergo militare rappresenta qualsiasi ora compresa nel buio della notte in cui si compiono le operazioni militari più rischiose, in questo caso il momento in cui le forze speciali hanno messo piede nel famoso nascondiglio, è un thriller bellico in cui, visto il taglio documentaristico, a volte, soprattutto nella lunga scena finale della cattura che vede l’utilizzo delle luci a raggi infrarossi, si ha quasi l’impressione di giocare a un videogame di guerra in stile “Call of Duty”. L’affannosa ricerca è spinta dall’ossessione della protagonista, un’altra ottima interpretazione della Chastain, le cui motivazioni vengono lasciate all’immaginazione del grande pubblico.

Il film attualmente è al centro di diverse polemiche in America sia per quanto riguarda il filtraggio di informazioni top secret, che potrebbe mettere a rischio operazioni future, che per l’accusa di aver romanzato troppo dei particolari commettendo errori grossolani che pregiudicano l’autenticità della pellicola. Le critiche maggiori, però, sono piovute per le immagini delle torture che hanno acuito una sempre più diffusa polemica sull’argomento e che tendono a far risaltare le parole di condanna con le quali il presidente Obama si era in passato espresso.

Alla fine, prevedibili propagandisti a parte, il dubbio su quanto ci sia di finzione e quanto di realtà sicuramente rimane ma le indiscutibili qualità tecniche del cast, della regia e della sceneggiatura di Mark Boal in primis, permettono al film di scorrere velocemente, nonostante la sua lunga durata, e di tenere viva, attraverso una costante tensione, l’attenzione dello spettatore.

Miriam Reale

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