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You’re Next – Recensione

You’re Next”: beghe familiari contro feroci assassini per l’horror/thriller di Adam Wingard

Regia: Adam Wingard – Cast: Sharni Vinson, Rob Moran, Barbara Crampton, Joe Swanberg, Wendy Glenn – Genere: Horror, colore, 96 minuti – Produzione: USA, 2011 – Distribuzione: Eagle Pictures – Data di uscita: 19 settembre 2013.

youre-next-locIn una vecchia e isolata casa di villeggiatura si riunisce la famiglia Davison. Per festeggiare il loro anniversario di matrimonio, Aubrey e Paul ritrovano i quattro figli ed altre persone care. I vecchi dissapori tra fratelli sembrano avere la meglio sull’andamento della serata fin quando non sopraggiunge un inaspettato assalto alla casa da parte di un gruppo di assassini mascherati, armati di balestre, asce e machete. Mentre i Davison si interrogano sull’identità dei killer e sul motivo dell’attacco il panico s’impadronisce di loro e la reunion familiare si trasforma in un terrificante massacro.

Di certo l’incipit dell’opera di Adam Wingard non brilla per originalità. La casa isolata presa d’assalto da maniaci assetati di sangue è quanto di più visto nel genere horror. Stupisce invece la reazione delle vittime. Ci si aspetterebbe di vedere all’opera una famiglia disgregata riuscire a ricompattarsi per far fronte unico contro un nemico così spaventoso. Scoppiano invece ridicoli litigi anche nei momenti più tragici, sporcando il pathos dell’azione con sprazzi di surreale comicità più o meno involontaria. Ma è solo un momentaneo ristagno della sceneggiatura che si avvita sempre più intorno alla banale ma catartica figura di un’eroina prima vittima e poi spietata carnefice.

L’home invasion è servita su un piatto più volte propinato agli appassionati del genere. Gli utensili della cantina e gli elettrodomestici della cucina sono le armi a disposizione degli abitanti della casa per difendersi dalla ferocia degli anonimi assalitori. Ma “You’re next” non è solo fatto di ammazzamenti casalinghi. Anche se difficilmente si riesce ad entrare in sintonia con i personaggi il film ci regala discreti colpi di scena. Adam Wingard dà l’impressione di aver sacrificato la messa in scena filmica per dedicarsi completamente al difficile lavoro di sorprendere lo spettatore. Le svolte improvvise nello sviluppo della trama rappresentano la parte più preziosa del lungometraggio che è in grado di percorrere passaggi da buon thriller.

Che il titolo del film sia di buon auspicio per il regista americano. Se la sua ultima fatica è venuta bene solo a metà si spera nella prossima. You’re next, Adam.

Riccardo Muzi

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