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Warm Bodies – Recensione

Se avete nostalgia della “Twilight saga” e vi sentite orfani del ‘singolare’ amore tra Edward e Bella, questo è il film che fa per voi

Regia: Jonathan Levine – Cast: Teresa Palmer, Analeigh Tipton, Nicholas Hoult, John Malkovich, Dave Franco – Genere: Horror, colore, 97 minuti – Produzione: USA, 2013 – Distribuzione: Lucky Red – Data di uscita: 31 gennaio 2013.

warmbodiesLa strana coppia d’innamorati è formata da R, uno zombie anomalo che si nutre di carne umana, cervello compreso, attraverso il quale vive i ricordi della vittima, e Julie, una ragazza che combatte per la sopravvivenza del genere umano dopo una non meglio identificata apocalisse che ha ridotto gli uomini ad un piccolo nucleo che per sopravvivere si è costruito attorno delle alte mura che lo separano dai non vivi.

Questo è l’incipit narrativo del film di “Warm Bodies” di Jonathan Levine, che porta sullo schermo l’omonimo bestseller (pubblicato in Italia da Fazi), opera prima del trentenne di Seattle Isaac Marion, realizzata partendo da un suo breve racconto di sette pagine, ‘I Am a Zombie Filled With Love’ (‘Sono uno zombie pieno d’amore’) che in poco tempo è divenuta la short story più cliccata d’America.

Il regista di “50 e 50”, che ha scritto la sceneggiatura rimanendo in stretto contatto con Marion, per essere il più fedele possibile al testo, ha dato vita ad una pellicola dove il protagonista è proprio uno zombie, R appunto, un ‘non vivo’ molto particolare, dato che, nonostante gli istinti propri della sua condizione, riesce ad affezionarsi a Julie, una sua possibile preda, e a sentire forte il bisogno di proteggerla.

Così il pubblico entra in empatia con il ‘cattivo’ e non con le sue vittime, e proprio il pensiero di R, che costituisce la voce narrante dell’intera pellicola, guida lo spettatore nell’evolversi delle vicende, che vedono soprattutto un’evoluzione nella natura dei personaggi.

R, interpretato dal bravissimo Nicholas Hoult, che ne ha fatta di strada dal ruolo del piccolo Marcus, il bambino che irrompeva nella superficiale vita di Hugh Grant in “About a Boy”, si pone tante domande sulla sua condizione, e come il protagonista di “Ralph Spaccatutto” vorrebbe poter cambiare ruolo. Vive in un aeroporto abbandonato, come tanti suoi simili, ha un amico, M (Rob Corddry), col quale scambia qualche grugnito, e ha reso sua dimora un vecchio aereo dove, novello Wall-E, accumula tutti gli oggetti che destano la sua curiosità.

Il film di Levine non è certo un capolavoro, ma di sicuro diverte, soprattutto i giovanissimi, per l’autoironia di R, per il romanticismo che vede sbocciare l’amore improbabile tra questa sorta di antieroe e Julie (Teresa Palmer), e per i combattimenti con i cattivissimi ossuti, ‘non vivi’ senza speranza che assalgono anche gli zombie.

È altrettanto vero che molte scene sono ridicole, ma come la storia del cinema insegna, certi temi non possono fare a meno di esserlo.

Levine ripropone il tema a lui caro della malattia, su cui ha imperniato “50 e 50”, puntando l’attenzione sul disagio mentale, sull’incomunicabilità: esplicativa una scena iniziale in cui R vaga nell’aeroporto immaginando come doveva esser stato bello prima del disastro, ma il flash-back mostra persone con telefonini, tablet e quant’altro, esseri umani connessi col mondo ma incapaci di relazionarsi col vicino.

In una scena il regista omaggia il nostro Lucio Fulci, mostrando il blu-ray del suo film “Zombie 2”.

Maria Grazia Bosu

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