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Waiting for Superman – Recensione

Il sistema scolastico americano indagato in un documentario che ne mette in luce i difetti e i ritardi

Regia: Davis Guggenheim – Cast: The Black Family, Geoffrey Canada, George Reeves, The Esparza Family, Michelle Rhee, Bill Strickland, Randi Weingarten – Genere: Documentario, colore, 111 minuti – Produzione: USA, 2010.

waiting-for-superman“Waiting For Superman” è un documentario illuminante e, per il metro di giudizio europeo, sconcertante, sulla situazione della scuola pubblica statunitense. “Il destino del nostro Paese non si deciderà su un campo di battaglia, ma sarà deciso in aula”, così recita l’inciso della locandina del film. Attraverso gli occhi di cinque bambini e delle loro famiglie si segue per diversi mesi la ricerca, per alcuni spasmodica, di un posto in una scuola sì pubblica, ma non per tutti. In quasi tutte le scuole c’è un impietoso ritardo nell’apprendimento per la maggior parte degli studenti.

All’ultimo anno di università giunge un numero di diplomati largamente inferiore al numero di quanti si siano iscritti al primo anno e, per di più, con una preparazione decisamente inadeguata in tutte le materie. Tra chi si perde per strada durante gli anni del liceo, molti compiono numerosi reati e rischiano di trascorrere qualche anno in prigione; i costi sociali di questo abbandono sono così elevati che, con un periodo di soli quattro anni di detenzione, si potrebbero ripagare in abbondanza i costi dell’intero iter formativo di uno di questi ragazzi.

Le poche scuole in cui, grazie alla maggiore preparazione e disponibilità del corpo insegnante, le probabilità di riuscita aumentano, sono letteralmente prese d’assalto dai residenti, che vogliono offrire ai propri figli la possibilità di finire il liceo e accedere all’università con una buona preparazione. Per ovviare al surplus di domanda rispetto all’offerta, ed è questo probabilmente l’aspetto più surreale della pubblica istruzione americana, si organizzano delle vere e proprie lotterie, dove il premio è l’ammissione dei ragazzi alla scuola ambita: il futuro e la realizzazione dei propri figli legati a un numero estratto a caso. Se le cose non cambieranno in fretta, ed è Bill Gates a dirlo, tra dieci anni negli USA sarà disponibile meno della metà del personale altamente qualificato necessario, per il deficit si dovrà provvedere all’estero, come avviene in maniera sempre più massiccia.

La pellicola confuta la convinzione, ancora molto radicata, che gli studenti figli del proletariato siano culturalmente svantaggiati rispetto ai loro colleghi provenienti dalle classi più abbienti. Nelle scuole che seguono tutti gli alunni con la stessa cura, e con insegnanti motivati, il gap statistico tra il rendimento dei figli dei ricchi e figli dei poveri, molto pronunciato nelle scuole tradizionali, semplicemente si annulla.

Nel documentario ha ampio spazio un eroico precursore come Geoffrey Canada, fondatore della Harlem Children’s Zone, una scuola pubblica che comprende ben novantasette isolati di Harlem, in cui il numero di studenti diplomati e laureati è salito vertiginosamente rispetto al passato.

Il regista mostra anche il lavoro di David Levin e Mike Feinberg, due insegnanti delusi dal sistema scolastico tradizionale, che da sedici anni hanno dato vita al programma KIPP, Knowledge is Power Program (la Conoscenza è Potere), i cui metodi di insegnamento alternativi, come ad esempio trasformare in canzoni i dati da memorizzare, tengono alto il livello d’attenzione degli studenti, favorendone l’apprendimento. Viene infine puntato il dito sulla scarsa disponibilità alle riforme del corpo insegnante che, protetto da oramai arcaiche legislazioni protezioniste, somiglia sempre più ad una casta di parassiti, sicuri del fatto che, una volta di ruolo, nessuno potrà mai cacciarli.

I dati statistici ci dicono che solo un insegnante su duemilacinquecento perde il posto, rispetto a uno su sessanta dei medici o uno su cento degli avvocati. Contro tali assurdi privilegi nel corso degli anni pochi amministratori hanno tentato qualcosa, dato l’alto peso politico della categoria; recenti tentativi di dividere il fronte compatto degli insegnanti è stato vanificato. Chi sarà il Superman, il supereroe, che con un solo colpo risolverà i problemi della scuola americana? Forse Obama, forse qualcun altro, ma i futuri studenti americani non possono più attendere.

Daniele Battistoni

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