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Vijay, il mio amico indiano – Recensione

“Vijay, il mio amico indiano”, nuova commedia di Sam Garbasky che vuole cogliere l’ironia delle identità personali attraverso un personaggio in bilico tra reale e assurdo

(Vijay and I) Regia: Sam Garbarski – Cast: Moritz Bleibtreu, Patricia Arquette, Danny Pudi, James Michael Imperioli, Catherine Missal – Genere: Commedia, colore, 96 minuti – Produzione: Belgio, 2013 – Distribuzione: Officine Ubu – Data di uscita: 23 gennaio 2014.

vijaySi dice che la vita inizi a quarant’anni. Will, un ex promettente attore finito a fare spettacoli televisivi per bambini, nel giorno del suo quarantesimo compleanno, a causa di una concatenazione di fraintendimenti e confusioni, si trova concretamente di fronte la possibilità di iniziare una nuova vita; insoddisfatto e deluso dalla sua carriera e dai suoi affetti non ci pensa due volte, si cambia d’abito e inizia la sua migliore interpretazione di sempre.

Fingendosi morto Will rientra nella sua esistenza sotto nuove spoglie proprio partecipando al suo funerale a titolo di Vijai, vecchio amico indiano di Will.

Nei panni di Vijai, Will in poco tempo si rende conto di piacere molto di più ad amici e parenti, soprattutto a sua moglie con cui nel giro di pochissimo finisce con l’intraprendere una relazione innamorandosene. Attraverso Vijai, Will va effettivamente ad assumere su di sé tutte le caratteristiche della persona che avrebbe dovuto essere per trovare negli altri quel riconoscimento mai ottenuto prima. Il protagonista dunque comincerà a sentirsi più a suo agio in questa nuova maschera piuttosto che nella sua autentica identità, divenendo infine incapace di ritornare indietro.

Centrale è il tema dell’identità, attraversato molto sottilmente cogliendone l’ironia da un punto di vista piuttosto originale, inoltre, grazie alla scelta di un andamento narrativo molto pacato, quasi stordito, si crea una certa empatia con la melanconia e lo smarrimento di se stesso attraversati dal protagonista.

Questa nuova commedia di Sam Garbarski ha dunque tutta la sua forza proprio nella figura ambigua di Will/Vijay che le consente di inserire personaggi improbabili in vicende concrete e di porsi sempre in equilibrio tra reale e assurdo, sbilanciandosi soltanto nella scelta del finale – meno auspicabile ma anche meno banale – in direzione di quest’ultimo dominio.

Claudio Di Paola

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