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Un’ottima annata – A Good Year – Recensione

Il poliedrico Ridley Scotto dirige una commedia sentimentale, riflessiva e leggera, nella splendida cornice delle vigne in Provenza

(A Good Year) Regia: Ridley Scott – Cast: Russell Crowe, Albert Finney, Marion Cotillard, Abbie Cornish, Didier Bourdon, Tom Hollander, Freddie Highmore, Valeria Bruni Tedeschi – Genere: Drammatico, colore, 118 minuti – Produzione: USA, 2006 – Distribuzione: Medusa – Data di uscita: 15 dicembre 2006.

unottimannataagoodyearDopo “Il genio della truffa”, Ridley Scott tenta nuovamente la via della commedia, confermando ancora una volta la versatilità della sua regia, dotata di un’intuitiva capacità di attraversare i diversi generi cinematografici, arricchendoli sempre di un elegante tocco personale.

Partendo, infatti, da una storia che ben si adatta alla commedia sentimentale, il regista riesce a miscelare con equilibrio diversi elementi – comicità, introspezione, romanticismo – necessari all’evoluzione della vicenda e dello stesso protagonista. Con “Un’ottima annata” Scott torna a dirigere Russel Crowe, sottolineando il passaggio di ruolo del suo attore con la scelta dello stesso nome.

Massimo, audace gladiatore, fedele alla causa di Roma fino alla fine, si trasforma nel suo diminutivo Max, cinico broker che, durante l’elaborazione del lutto ritorna alla terra d’origine, riscopre a fatica le proprie radici e la sua natura più intima. In ogni caso i personaggi di Scott cercano se stessi e una possibile collocazione nel mondo. Accadeva in “Alien”, dove seguendo le strade della fantascienza, l’artista poneva se stesso e lo spettatore faccia a faccia con le proprie paure più profonde.

Anche Thelma e Louise, in una fuga che altro non era che la necessità di una personale affermazione, si cercavano affannosamente. Scott in questi due casi sostituisce all’eroe maschile quello femminile in generi – come la fantascienza e il road movie – in cui le donne hanno spesso poco spazio.

È tema portante in “Blade runner”, nel momento in cui il cacciatore di taglie Rick Deckard spera di trovare, oltre ai replicanti, anche la propria identità in una società malata e oppressiva. La stessa società che continua a danneggiare l’essere umano anche in “Un ottima annata”, annullando in Max qualsiasi pulsione vitale, rendendolo vittima del suo stesso successo, macchina insensibile, destinata unicamente alla produzione di denaro. Una visione pessimistica, tuttavia lontana da ambientazioni buie e piovigginose, rischiarata dal buon vino e dal sole della Provenza, dove ancora i sentimenti autentici hanno una possibilità di emergere, lasciando intravedere un nuovo squarcio di luce.

Laura Calvo

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