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Una vita migliore – Recensione

Un film francese, storia di povertà, amore e speranze

(Une vie meilleure) Regia: Cedric Kahn – Cast: Guillarme Canet, Leila Bekhati, Slimane Khettabi – Genere: Drammatico, colore, 112 minuti – Produzione: Francia, Canada, 2011.

unavitamiglioreIl regista francese Cedric Kahn porta al Festival Internazionale del Film di Roma 2011 una storia di povertà e solitudine con “Una vita migliore”. Yann è uno chef insoddisfatto che incontra la giovane Nadia in un ristorante dove cerca lavoro. Sarà l’inizio di una grande passione e di un grande sogno, che però si rileverà un incubo. I due cercano di aprire un ristorante ma restano strozzati dalle banche e dalle finanziarie. Alla fine lei per salvare il salvabile accetterà un lavoro in Quebec, lasciandogli il figlio.

E proprio il piccolo Slimane diventerà la chiave di volta della storia. Infatti, Nadia sparisce e Yann e il ragazzino insieme cercheranno di sopravvivere. Lo scenario raccontato da Kahn è drammatico, però nonostante tutto alla fine del tunnel s’intravede una luce. Non c’è possibilità per i poveri di fare soldi. Le banche danno i soldi a chi già li ha. Ma l’amore e la famiglia possono tenerti a galla. La chiave di lettura scelta dal regista è quasi documentaristica.

Ma gli attori spariscono, nel senso buono della parola, nella storia. Yann è uno straordinario Guillarme Canet, che tiene la scena dall’inizio alla fine. Con lui Leila Bekhati nei panni della giovanissima Nadia. E arriviamo al piccolo Slimane, la vera sorpresa del film. I suoi grandi occhi scuri colpiscono al cuore lo spettatore e dentro di lui c’è tutto un mondo e forse per l’appunto una vita migliore con la mamma e il papà acquisito. Bella la fotografia, che ci porta in una città sporca con banditi in doppiopetto e non. E sono loro le banche al centro di “Una vita migliore” in un film che non vuole essere solo di denuncia, così come detto in conferenza stampa dallo stesso regista.

Ivana Faranda

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