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Una notte da leoni – Recensione

Esilarante e folle, “Una notte da leoni” si fa strada nelle sale cinematografiche italiane a colpi di gag ed episodi surreali su un gruppo di sprovveduti trentenni

(The Hangover) Regia: Todd Phillips – Cast: Bradley Cooper, Ed Helms, Zach Galifianakis, Heather Graham, Justin Bartha, Jeffrey Tambor, Mike Tyson, Ken Jeong, Ian Anthony Dale, Rachael Harris, Matt Walsh, Gillian Vigman, Bryan Callen, Sasha Barrese, Rob Riggle, Mitch Holleman, Sondra Currie – Genere: Commedia, colore, 98 minuti – Produzione: USA, 2009 – Distribuzione: Warner Bros Italia – Data di uscita: 19 Giugno 2009.

una-notte-da-leoniMolti di noi sognano “Una notte da leoni”, almeno una volta nella vita. Proprio come quella che regala il titolo italiano all’opera comica di Todd Phillips, folle, delirante e catastrofica. Se poi, scollinati i trent’anni, questa coincide con l’addio al celibato di un tuo amico e la location è Las Vegas non si può che ruggire alla vita. E rischiare di crepare dalle risate.

Perché la messa in scena cinematografica del regista è folle ed esilarante, un lanciamissili caricato di gag caustiche e frizzanti che purtroppo vengono penalizzate dalla traslazione all’italiano. Sinossi talmente semplice da essere sintetizzata in una riga: tre testimoni di nozze perdono il festeggiato che si deve sposare, dopo aver trascorso una nottata da sballo… di cui però non ricordano nulla. Proprio qui s’innesca il racconto, dalla mattina successiva, quando il risveglio di quella che doveva essere una serata divertente si trasforma in una polverosa caccia al tesoro, inteso come amico smarrito e matrimonio da salvare.

Non mancano le situazioni grottesche ai confini della logica umana, che la sceneggiatura tende a sottolineare con la stessa fedeltà di un ubriacone alla sua amata bottiglia di malto. Ebbrezza sinonimo di esagerazione e stupefacenza, sottolineata dal terzetto di attori (Bradley Cooper, Ed Helms e Zach Galifianakis), perfetta incarnazione dell’uomo randagio che alberga in ogni trentenne ancora in cerca d’identità.

“Una notte da leoni” è una delirante discesa verso un peccato non ben definito, il quale verrà svelato solo nei titoli di coda. Prima dunque c’è un susseguirsi di avventure comiche e situazioni spassose, il bello, lo sfigato e il disturbato, un’unione che crea quell’alchimia necessaria a raggiungere lo scopo comune, evitare il peggio e capire come si è arrivati a tale delirio. Tra poliziotti sbadati, materassi volanti e tigri domestiche.

Si ride di gusto, con la voglia di partecipare alle ricerche senza sapere quale ne sarà l’esito, solo per provare l’estasi del proibito, l’esaltazione del rischio prima di tornare alla routine del reale. Detto così fa quasi spavento, in realtà è un desiderio che sedimenta in molti finché la frustrazione prima o poi prende il sopravvento.

Per questo il lavoro di Phillips (e la fotografia) avvolge perfettamente lo spettatore, la scelta dei tempi comici esalta l’intreccio di una trama ben costruita, permettendo una lenta catarsi finale con annesso happy ending, non così prevedibile come si possa pensare. La regressione vegasiana, dunque, è solo il culmine ultimo di una strada, quella impressa dal film, che seppur senza brillare di originalità, porta una ventata d’aria fresca ad un genere che negli USA, e quindi anche da noi, sta rapidamente decollando: una satira feroce, graffiante, irriverente e slapstick che fa bene al morale un po’ meno all’arcata mascellare. Perché non c’è un’età per smettere di ridere ed è una lezione che gli autori hanno imparato davvero bene.

Simone Bracci

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