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Un giorno devi andare – Recensione

Giorgio Diritti e Jasmine Trinca in un viaggio sulle rive dell’Amazzonia alla ricerca della vera felicità

Regia: Giorgio Diritti – Cast: Jasmine Trinca, Anne Alvaro, Pia Engleberth, Amanda Fonseca Galvao – Genere: Drammatico, colore, 110 minuti – Produzione: Italia, Francia, 2013 – Distribuzione: Bim – Data di uscita: 28 Marzo 2013.

un-giorno-devi-andareUna giovane donna di nome Augusta in seguito a dolorose vicende familiari decide di rimettere in discussione le certezze della propria esistenza. Su una piccola barca nell’immensità della foresta amazzonica inizia un viaggio accompagnando suor Franca, amica della madre, nella sua missione presso i villaggi indios per poi staccarsene e andare a vivere nella favela di Manaus.

Con “Un giorno devi andare” Giorgio Diritti decide di scavare a fondo nell’animo umano sottoponendo lo spettatore a interrogativi che accomunano tutti gli esseri umani in qualsiasi parte del mondo. Per compiere questo viaggio, fisico e spirituale, ci porta nell’infinito territorio brasiliano, in particolare all’interno della foresta amazzonica, il polmone del mondo. Questa terra riesce a regalarci delle splendide immagini di natura incontaminata, violenta nella sua maestosità, amica indomabile dell’uomo a cui riesce a dare la chiave d’accesso alla vera basilarità e semplicità dell’esistenza.

Il personaggio di Augusta, trascinato dalla sofferenza del suo passato, ha il tempo di interrogarsi sulle radici della vita e sul rapporto con la religiosità per poi quasi defilarsi in alcuni momenti lasciando pieno potere alla forza delle immagini, registrate con un piglio al limite del documentaristico. La sensazione, ormai non troppo inspiegabile, “che devi andare, devi essere, devi sperare”, come dice la stessa protagonista, diviene più chiara grazie alla scelta, più che riuscita, di contrapporre alla suggestione delle manifestazioni della natura brasiliana, il grigiore e la melanconia delle montagne trentine, in cui la madre conduce una vita tetra simbolo della trappola in cui gli uomini occidentali non si avvedono di vivere.

L’intensa e intima esperienza del viaggio permetterà ad Augusta insieme allo spettatore, partecipe appieno grazie alla decisione di raccontare una storia in maniera tenue e silenziosa, di ridefinire e riscoprire la nostra scala di valori che in un paese povero ma felice è costituita anche dal vivere bene non solo come singolo ma prima di tutto come comunità, in cui anche la maternità ha un senso più allargato.

Giorgio Diritti torna a colpire nel segno dopo “L’uomo che verrà” con una pellicola internazionale, data l’universalità delle sue tematiche, acclamata al Sundance Film Festival, che dirige in maniera impeccabile e sognante e che ci regala una profonda interpretazione di Jasmine Trinca accompagnata dall’ottima Pia Engleberth. Lo spettatore, nelle quasi due ore di durata, avrà il beneficio di immergersi in un mondo nuovo e primitivo come la nostra natura, grazie ad un film, mosca bianca nel mercato italiano, capace finalmente di toccare le nostre fragilità con la delicata potenza che solo il cinema può avere.

Miriam Reale

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